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 2009  settembre 17 Giovedì calendario

E a Torino è il caos: rinviati tutti i processi - «Sono l’avvocato Roberto Brizio e difendo un cliente che non ho mai visto, non so dove sia e sono sicuro non si presenterà mai nel mio studio: nemmeno lui sa che sono stato nominato suo legale per difenderlo dal reato di clandestinità

E a Torino è il caos: rinviati tutti i processi - «Sono l’avvocato Roberto Brizio e difendo un cliente che non ho mai visto, non so dove sia e sono sicuro non si presenterà mai nel mio studio: nemmeno lui sa che sono stato nominato suo legale per difenderlo dal reato di clandestinità. La nomina d’ufficio è arrivata il 12 settembre, il mio cliente era già stato scarcerato settimane prima e nessuno lo ha rintracciato per comunicarglielo». A Torino, il giorno in cui sono cominciati i processi per il nuovo reato di clandestinità, l’unica cosa finita alla sbarra è stato il caos. Sul tavolo del giudice di pace Alessandra Buchi c’erano dieci fascicoli. Potevano essere molti di più, ma le risorse degli uffici giudiziari non lo permettevano. Non uno dei casi è stato discusso nel merito, tutti rinviati al 30 ottobre prossimo. Causa norme confuse. La mattinata si è annunciata difficile fin da subito. Primo caso, tempo di trattazione: mezz’ora. Si è svolto, grossomodo, così: il signor A., arrestato ad agosto per una tentata rapina, ha nominato come legale l’avvocato Luca Schera. Il quale, però, rifiuta l’incarico. Il tribunale nomina un nuovo avvocato. Peccato non sia presente in aula. Qualcuno sa se è stato avvertito? No. Il giudice rinvia. Altro caso: il signor B. è stato arrestato per spaccio, ma è già fuori. Era clandestino. Qualcuno lo ha avvertito che doveva presentarsi qui oggi? No, irrintracciabile. Rinviato. Terzo caso, altro rinvio. Quarto caso, idem. Fino all’ultimo, terminato alle 13.30. Rinviato pure quello. Il nuovo processo sembra partire con grossi problemi burocratici, ma non è solo questo a causare i rinvii. La procura di Torino ha deciso che invece di duplicare i processi (uno per la clandestinità e l’altro per il reato per cui la persona è stata arrestata), è più efficiente farne uno solo. Quindi, annuncia la viceprocuratore onorario Cristina Cipolla, contesterà la clandestinità come aggravante del reato principale nel primo processo e non come reato a se stante nel secondo. Peccato che nessuno, nell’aula del giudice di pace, sappia se l’aggravante è già stata contestata o no nel primo processo. I due fascicoli viaggiano in parallelo e nessuno, in alto, ha pensato che ci debba essere un travaso degli atti. Dunque, in attesa di sapere e ritrovar le carte, si rinvia. Non è tutto. Nel confusionale campionario nato con la nuova norma succede anche ci finiscano di mezzo i minorenni. Tra i dieci casi che avrebbero dovuto essere discussi ieri mattina c’era anche quello di un extracomunitario che, a detta del suo legale, ha meno di 18 anni. L’avvocato sostiene che il suo cliente lo ha provato in un recente processo, ma il giudice di pace come può saperlo? Si rinvia, dunque. Anche qui. Paradossi legali, montagne di carte che inseguono fantasmi. Oggi si replica, un nuovo elenco finirà su quella scrivania. E già si annunciano altri paradossi.