Egidio Bandini, Libero 17/09/2009, 17 settembre 2009
ESPORTARE GUARESCHI
C’è un mistero che, ancora oggi, a sessant’anni e più dall’uscita del primo volume di racconti dedicati alle avventure di don Camillo e Peppone, suscita meraviglia in chi vuole capire il perché del grande successo internazionale riscosso dalle vicende di ”Mondo piccolo”: come possono essere compresi, assimilati, addirittura amati in tutti e cinque i continenti, un ambiente, un’atmosfera, un paesaggio, ma soprattutto dei personaggi che appaiono strettamente legati a una zona geografica ristretta come quella della Bassa del Po.
Basterà guardare le fantastiche illustrazioni che alcuni dei più grandi illustratori del mondo hanno dedicato ai racconti guareschiani, per comprendere come don Camillo, Peppone, Lo Smilzo, Il Brusco e tutte l’altra ”mercanzia del genere” siano davvero caratteri universali, capaci di adattarsi a qualsiasi latitudine, a qualsiasi Nazione, a qualsiasi società. Le avventure del pretone e del grosso sindaco della riva destra del Po si possono trasferire in qualunque angolo del pianeta, basta immaginarli a casa propria: che siano tedeschi, francesi, inglesi, americani, australiani o, addirittura, eschimesi. esattamente quello che hanno fatto questi grandi illustratori: hanno immaginato di ambientare le vicende di Peppone e don Camillo a casa propria.
Sono paesaggi ungheresi quelli che Kelemen Istvan disegna per il suo ”Mondo piccolo”, dove Peppone ha il cappellaccio con la stella rossa sull’ala e don Camillo ha la consistenza di un granitico contadino della Puszta. Villaggi con la piazza circondata da case bianche e basse, colline, boschi e torrenti immersi in un verde che è solo mitteleuropeo. Insomma un ”Mondo piccolo” che si chiama Kis vilaga: piccolo villaggio.
Allo stesso modo Karel Thole che, pur concedendo poco all’ambientazione dei suoi disegni, arriva quasi ad italianizzare la sua Olanda, riconoscibile dai tratti di case, strade e vastità degli orizzonti, con un pretone che somiglia curiosamente al Gastone Moschin del film ”Don Camillo e i giovani d’oggi” e un Peppone dal viso e dai baffi inconfondibilmente guareschiani. Poi il fantastico Gus Bofa con le sue straordinarie tavole a colori, con i personaggi immersi nelle atmosfere della Svizzera francese, nei folti boschi e nelle valli d’Oltralpe.
Illustrazioni di suggestione potente, che testimoniano l’attenzione che gli editori internazionali prestarono alla caratterizzazione delle opere di Giovannino Guareschi, a partire dalle copertine dei volumi, singolari, colorate, nettamente diverse da quelle originali italiane. Una volontà di distinguersi che premia non solo i lettori connazionali, ma anche chi ha modo, a volte dopo 50 anni, di osservare gli esiti felicissimi di questi artisti.
C’è una cosa poi che colpisce nella serie di illustrazioni con i protagonisti di sempre: gli artisti hanno voluto dar corpo o, meglio, immagine alle tre storie che Guareschi scrive nei primi anni al Corriere della Sera e che utilizza come proemio ai racconti del ”Mondo piccolo”. Storie cui Giovannino era particolarmente affezionato e che significano l’attaccamento alle leggende del Boscaccio, l’epopea della grande famiglia che Guareschi immaginava sua. Storie che l’autore non aveva caratterizzato con alcun disegno, ma che devono aver colpito profondamente gli illustratori esteri, tanto che tutti hanno dedicato uno o più disegni a queste vicende, le più toccanti e poetiche del ”Mondo piccolo”.
C’è poi un illustratore che proprio forestiero non è: Gipi, l’italianissimo disegnatore del settimanale ”Cuore”, che negli anni ”90 illustrò l’edizione del Don Camillo con prefazione di Michele Serra. Gipi è talmente bravo che sono proprio sue le immagini più emozionanti, che dimostrano una partecipazione, una commozione vera per le trame dei racconti di Guareschi, arrivando a sviluppare, con la fantasia, un’interpretazione davvero originale dello spirito di ”Mondo piccolo”, con tutta la sua religiosità e la sua straordinaria umanità.
Davvero un artista capace di arrivare al cuore delle storie di Giovannino e di sorprendere con immagini di profonda suggestione e stupefacente fantasia, che ne fanno un interprete vero dello spirito guareschiano. Ben al di là delle ideologie. Il che è bello e istruttivo.