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 2009  settembre 17 Giovedì calendario

Dal 1868, quando iniziarono a riunirsi in congresso annuale, difendendo i diritti dei lavoratori nella patria della rivoluzione industriale, i sindacati britannici hanno combattuto tante battaglie: l´età minima per andare in fabbrica, l´orario di otto ore, l´assistenza sanitaria, il pagamento degli straordinari, le ferie garantite, l´uguaglianza salariale per uomo e donna

Dal 1868, quando iniziarono a riunirsi in congresso annuale, difendendo i diritti dei lavoratori nella patria della rivoluzione industriale, i sindacati britannici hanno combattuto tante battaglie: l´età minima per andare in fabbrica, l´orario di otto ore, l´assistenza sanitaria, il pagamento degli straordinari, le ferie garantite, l´uguaglianza salariale per uomo e donna. Adesso ne hanno lanciata un´altra: per l´uguaglianza delle scarpe. Ovvero per mettere al bando i tacchi a spilli sul posto di lavoro. «Perché gli uomini indossano scarpe comode e sicure quando vanno a lavorare, mentre le donne devono stare in equilibro su tacchi troppo alti che oltretutto possono causare seri danni alla salute?», afferma una mozione approvata all´unanimità dal Trade Union Congress (Tuc), il congresso delle confederazioni sindacali del Regno Unito. «I tacchi a spillo danno una patina di glamour sulle passerelle dell´alta moda e a Hollywood, ma sono completamente inappropriati nell´ambiente di lavoro». Apriti cielo: la faccenda è finita su tutti i giornali, suscitando proteste e polemiche a non finire. Non da parte degli uomini, bensì di donne a cui i tacchi alti o al limite gli "stilettos", quelli lunghi e acuminati come uno stiletto, vanno bene dovunque, per un invito a cena come per una giornata di lavoro. «Rinuncerei al mio computer portatile piuttosto che ai miei tacchi alti», ha dichiarato per esempio Karren Brady, direttrice del Birmingham City Football Club. «Sono alta un metro e 54 e ho bisogno di ogni centimetro di tacco per poter guardare i miei colleghi negli occhi e non farmi passare inosservata al parlamento di Westminster», ha tuonato Nadine Dorries, deputata del Partito conservatore. «Non vogliamo costituire una polizia del "come ci si veste" -afferma Carola Long, columnist del quotidiano Independent - e poi chi dovrebbe stabilire fino a che altezza i tacchi sono consentiti e a quale non più? Per di più il divieto, se messo in vigore, dovrebbe essere esteso anche agli uomini. Anche qualcuno di loro porta notoriamente i tacchi». Le delegate che hanno parlato a favore della messa al bando, al congresso del Tuc, hanno fatto notare che i tacchi alti provocano un sacco di problemi di salute. «Non è una questione triviale», ha detto Lorraine Jones, presidentessa della Associazione Chiropodisti Britannici. «Sono la causa di due milioni di giornate di lavoro perdute all´anno, che costano all´economia nazionale 300 milioni di sterline l´anno». Piedi, ginocchia, ossa del bacino, sono alcune delle parti del corpo che pagano le conseguenze di un uso prolungato del tacco alto, ha spiegato la Jones, sottolineando che in particolare in certi ambienti di lavoro, come per le hostess e le commesse, il tacco alto è spesso obbligatorio, considerato parte della divisa e dunque non c´è libertà di scelta. La mozione, ovviamente, ha solo il valore di un´esortazione alle aziende a prendere in considerazione il problema; ma se sono le donne per prime a contestarla, difficilmente farà strada. «Il tacco alto dà più autorità alla donna sul posto di lavoro», conclude l´editorialista dell´Independent. Senza contare che allunga le gambe.