Angelo Aquaro, la Repubblica, 16/9/09, 16 settembre 2009
BLITZ USA IN SOMALIA
L´uomo che infiammava la Somalia col vangelo maledetto di Bin Laden adesso è un corpo senza vita nelle mani dell´Intelligence Usa. «Ma anche da morto questo signore è una miniera d´oro», dice Nick Pratt, ex colonnello esperto di strategia e terrorismo. Saleh Ali Saleh Nabhan era uno dei capi di Al Shaabab, la mente dietro alla strage dell´Hotel Paradise a Mombasa, la città del Kenya dove era nato 28 anni fa: 14 morti e l´inferno sfiorato pochi chilometri più in là, nell´aeroporto dove un commando sparò razzi a un jet pieno di turisti israeliani. Era il 2003 e da allora gli americani non hanno mai smesso di dare la caccia all´uomo di Osama nel Corno d´Africa. Ora Al Qaeda promette vendetta, «una perdita enorme per noi, e chi muore nel mese santo del Ramadan vale ancora di più», ma al Pentagono la soddisfazione prevale sul timore: la morte di Nabhan segna una svolta nella strategia Usa finora affidata all´azione di quei droni che troppo spesso hanno colpito anche i civili.
Il raid autorizzato dal presidente Obama è stato una mossa coraggiosa, compiuta in pieno giorno dopo una spiata da terra: «Su quei due automezzi nel deserto c´è lo stato maggiore di Al Shaabab», gli insorgenti filo-Osama che combattono il fragile governo somalo. I quattro elicotteri delle forse speciali si sono alzati in volo verso la città di Barawe, 250 chilometri a sud di Mogadiscio, le vetture sono state attaccate con razzi aria-terra, i miliziani hanno provato a rispondere ma inutilmente. Nove terroristi uccisi, tre somali e i sei stranieri, tra cui appunto Nabhan.
E adesso? Il terrorista era il braccio destro di Fazul Abdullah Mohamed, il capo operativo di Bin Laden nell´Africa orientale, l´uomo che lo aveva aiutato a colpire le ambasciate americane in Kenya e Tanzania nel 1998: 200 morti. Ora è lui l´obiettivo numero uno degli Usa, che con il raid di ieri hanno centrato uno dei punti più alti nella caccia ai leader di Al Qaeda. Gli esperti giurano che proprio il recupero dei corpi fornirà indicazioni utilissime. «Con i droni non potevi mai essere certo dell´uccisione dei ricercati: qui hai un corpo. E poi vedi chi viaggiava con lui, riesci a mettere le mani sull´attrezzatura, i computer».
Ma la preoccupazione è che il raid possa risvegliare la rabbia anti-Usa della popolazione, già provata da una guerra civile lunga vent´anni e da un´emergenza inarrestabile. Ieri il Pam, il programma alimentare dell´Onu, ha annunciato che chiuderà 12 centri per mancanza di fondi: proprio mentre migliaia di profughi fuggono dalle zone di guerra. Un bambino su cinque denutrito, tre milioni di persone bisognose di aiuti: questa è la Somalia del governo provvisorio del presidente Sharif Ahmed, che controlla appena Mogadiscio e poche regioni centrali; questa è la Somalia in cui Al Qaeda combatte la sua guerra e alleva terroristi in arrivo da ogni parte del mondo arabo, additando gli americani come invasori.
Dice ad Al Jazeera Paula Roque, esperta di terrorismo africano, che l´uccisione trasformerà Nabhan in un martire. C´è paura anche di ritorsioni sugli ostaggi in mano ai terroristi, un francese, un canadese e un australiano. «Continueremo a colpire i paesi occidentali, specialmente l´America», minaccia Mohamed Farah Khoje, il portavoce di Al Shaabab. La tensione resta alta. Ma per i militari Usa l´azione di lunedì sembra avere finalmente vendicato la vergogna di Black Hawk Down, durante la battaglia di Mogadiscio, quando due elicotteri americani furono abbattuti proprio dai ribelli somali: era il 1993, e Al Qaeda stava appena nascendo.