Sergio Romano, Corriere della Sera 16/09/2009, 16 settembre 2009
Ho letto che il premier Berlusconi ha incitato i giovani del suo partito a studiare il libro di Angela Pellicciari «Risorgimento da riscrivere» al fine di «correggere le menzogne storiche»
Ho letto che il premier Berlusconi ha incitato i giovani del suo partito a studiare il libro di Angela Pellicciari «Risorgimento da riscrivere» al fine di «correggere le menzogne storiche». È alquanto singolare che, all’approssimarsi delle celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia, il presidente del Consiglio indichi come riferimento storico e ideale il lavoro di un’insegnante le cui tesi sono di questo tipo: «L’unità d’Italia è stata recitata a spese della Chiesa», «Il processo storico dell’unificazione dal 1848 al 1861 si è svolto contestualmente a una vera e propria guerra di religione», e perfino che «Il Risorgimento fu il più grande e spietato attacco al cattolicesimo e alla società cristiana mai avvenuto nel corso della storia d’Italia». Che ne dice? Massimo Teodori m.teodori@mclink.it Caro Teodori, Non ho ancora letto il libro di Angela Pellicciari, pubblicato dalle edizioni Ares, ma le tesi che desumo dalla sua lettera non mi sorprendono. Sono quelle di una vulgata cattolica anti-risorgimentale che è tornata di moda negli scorsi anni ed è stata ben descritta da Pierluigi Battista sul Corriere del 14 settembre. E non mi sorprende neppure, per la verità, che queste tesi vengano oggi raccolte e rilanciate dal presidente del Consiglio. Le segnalo che Berlusconi è stato ancora più «revisionista » quando, rispondendo alla domanda di un giovane sui rapporti italo-libici, ha spiegato i risentimenti della Libia per l’epoca italiana con gli stessi argomenti di cui si serve abitualmente il colonnello Gheddafi e ha parlato, ad esempio, di centinaia di migliaia di morti provocati dal nostro regime coloniale. Credo che queste dichiarazioni siano dovute al fatto che il presidente del Consiglio non ha in materia di storia nazionale e politica estera italiana (due temi strettamente collegati) convinzioni nette e principi ideali. Mi sembra che le sue scelte internazionali, negli anni in cui è stato al governo, siano dettate soprattutto dalla convenienza tattica e dall’utilità economica. Ha puntato sul rapporto speciale con gli Stati Uniti perché gli incontri con Bush alla Casa Bianca o nel ranch del Texas davano lustro alla sua immagine e compensavano largamente la diffidenza della sinistra europea nei suoi confronti. Ha scelto di stare dalla parte di Israele perché l’amicizia del governo di Gerusalemme costringeva le comunità ebraiche a dissociarsi dal fronte anti-berlusconiano della sinistra europea. Ha coltivato il rapporto speciale con Vladimir Putin perché vedeva nella Russia, con ragione, uno straordinario partner economico. Ha ricercato l’accordo con la Libia per le stesse ragioni. Ed è stato tiepidamente europeo perché il proscenio dell’Ue è occupato dai tre «grandi» (Francia, Germania, Gran Bretagna) e le foto di gruppo, con cui si concludono abitualmente i vertici dell’Unione, non soddisfano il concetto che ha di se stesso. Quanto al suo elogio del libro di Angela Pellicciari non credo, caro Teodori, che rifletta il suo concetto della storia d’Italia. Mi sembra semplicemente un omaggio alla Chiesa di Roma, quasi una sorta di penitenza per chiudere rapidamente il caso Boffo.