Silvia Bernasconi, il Riformista 16/09/2009, 16 settembre 2009
Milan e Giornale, la pressione dei figli nelle scelte di Silvio - Quanto pesano i ragazzi Berlusconi nella gestione del patrimonio famigliare e quanto contano nelle ricadute sul consenso paterno alcune scelte imprenditoriali di questi mesi? I tagli all’allegria gestionale del Milan sono costati a Silvio Berlusconi
Milan e Giornale, la pressione dei figli nelle scelte di Silvio - Quanto pesano i ragazzi Berlusconi nella gestione del patrimonio famigliare e quanto contano nelle ricadute sul consenso paterno alcune scelte imprenditoriali di questi mesi? I tagli all’allegria gestionale del Milan sono costati a Silvio Berlusconi. Adesso qualcuno tra i sostenitori del Cavaliere temono l’impatto fragoroso della direzione di Vittorio Feltri sulla tenuta del centrodestra. E attribuiscono alle scelte imprenditoriali dettate dalla corsa all’efficienza l’assunzione di Feltri, il cui contratto prevede un bonus sui risparmi. A spingere il padre a una gestione più oculata del patrimonio famigliare sarebbero i figli, con i due maggiori in testa, la primogenita Marina, quarantaduenne presidente della Fininvest e di Mondadori, e il fratello Piersilvio, 40 anni, vicepresidente di Mediaset. I diretti interessati smentiscono. «L’ho detto e l’ho ripeto: non c’è alcuna interferenza da parte mia né di mia sorella Marina» ha ribadito Piersilvio in un’intervista rilasciata al Giornale lo scorso luglio, poco dopo la discussa vendita del brasiliano Kakà, ceduto al Real Madrid per quasi settanta milioni di euro. Certo è che per la prima volta in ventitré anni - da quando prese il Milan nel 1986 - Silvio Berlusconi invece di comprare per rilanciare la stagione e vincere in campo ha puntato a fare cassa per ripianare i buchi di bilancio. Da questo punto di vista, i settanta milioni del fuoriclasse brasiliano sono stati un bel sollievo. La vicenda di Kakà, considerato il migliore della squadra e amato follemente dai tifosi, fatto sfilare a novembre (insieme ai connazionali Ronaldinho, Dida, Pato) davanti al presidente brasiliano Lula in visita ufficiale a Roma e ceduto pochi mesi dopo, nel pieno della sua carriera, è solo il caso più eclatante. Il mercato estivo del Milan è stato sottotono, la gestione drasticamente ridimensionata, tanto che circolano voci sempre più insistenti di una possibile vendita del club (attualmente controllato al 100 per cento da Fininvest). Nessuno tra i figli di Silvio Berlusconi ha mai mostrato particolare affezione alla squadra del cuore del padre. Né Marina né Piersilvio, nati dal primo matrimonio con Carla Dall’Oglio, né i tre figli di Veronica Lario, Barbara, Eleonora e Luigi. Il contenimento delle spese del Milan, poi, coincide con un momento estremamente delicato per gli equilibri famigliari. La separazione tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario ha accelerato la pianificazione della successione e della suddivisione del patrimonio tra i cinque eredi, ancora tutta da definire. Al momento Fininvest è controllata al 63 per cento da Silvio Berlusconi, il restante è suddiviso tra i figli con quote del 7 per cento ciascuno. Il discorso è un po’ diverso per Il Giornale. Il quotidiano edito dalla Società Europea di Edizioni è controllato al 60,73 per cento da Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, attraverso la holding Pbf srl (Paolo Berlusconi Financing), e per il 39,27 per cento da Mondadori, a sua volta controllata al 50 per cento da Fininvest. In questo caso Silvio Berlusconi è quindi azionista di minoranza. Come per il Milan, i conti non vanno bene. La Società Europea di Edizioni ha chiuso il bilancio del 2008 in perdita di 22,658 milioni di euro (nel 2007 perdeva circa un milione in più), un buco che tocca ai due fratelli ripianare. Qualcuno dunque inserisce la scelta di Vittorio Feltri alla direzione del quotidiano, al posto di Mario Giordano, proprio in un ottica più ampia di risparmio e di recupero delle perdite eccessive, anche in risposta alle pressioni fatte dai figli. Altri invece, più ragionevolmente, collocano l’operazione Feltri in un altro quadro, quello dell’offensiva berlusconiana, che aveva bisogno di una bocca da fuoco contro gli avversari.