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 2009  settembre 16 Mercoledì calendario

Gogol’ di nuovo in scena nell’amata Roma - Nikolaj Gogol’, per quattro anni della sua tormentata vita, scelse l’Italia come buen retiro

Gogol’ di nuovo in scena nell’amata Roma - Nikolaj Gogol’, per quattro anni della sua tormentata vita, scelse l’Italia come buen retiro. Cercava da noi, sotto il sole mediterraneo che non trovava a San Pietroburgo, ispirazione, quiete, fors’anche pace per il proprio spirito, che ne era del tutto privo. Nato di marzo, nel 1809, nel governatorato di Poltava (Ucraina e Russia si disputano ancora oggi la sua nazionalità), si era trasferito nel 1828 nella Capitale, sperando di farsi strada. Era già incline alla contemplazione, al misticismo, alla malinconia. Alternava entusiasmi passionali a momenti di forte depressione, sempre e comunque sostenuti da un costante afflato religioso. Nel 1831, Veglie alla fattoria presso Dikan’ka gli regalò la prima ribalta. Ma l’opera teatrale Il revisore, messa in scena nel 1836, fu interpretata come un pamphlet satirico contro il regime zarista e scatenò il pubblico conformista contro di lui. Fu allora che Gogol’ si mise in viaggio per la prima volta verso l’Italia, dove avrebbe trascorso il periodo più felice della sua vita, un tempo capace di ispirare e nutrire le famose Anime morte. Nella bella Italia dei primi trent’anni dell’Ottocento, casa di artisti, pittori, poeti e scrittori, cercò le orme degli antichi e, insieme, avvisaglie di futuro. Vide Roma il 25 marzo 1837. E si eccitò. Della Città Eterna amò tutto all’istante: il cibo, il modo di vivere, la varietà dei luoghi, la possibilità di scoprire meraviglie su meraviglie, in frenetica successione. In più, conoscendo la nostra lingua, poteva gustare i tanti spettacoli teatrali, chiacchierare con gli artigiani, ordinare disinvoltamente in trattoria agnello arrosto e crostata di ciliegie («Farebbe venire l’acquolina per tre giorni di seguito alle forchette più esigenti»). Il tutto innaffiato dal vinello bianco dei Castelli. Aveva pochi soldi in tasca, ma riusciva comunque a sbarcare il lunario. E sulle pagine del quaderno che mai dimenticava a casa cominciavano a vibrare le Anime morte. Lasciò la città nel 1839. Vi sarebbe ritornato altre due volte, senza per questo esorcizzare le proprie crisi, fisiche e psichiche, e senza più trovare nell’Urbe i motivi taumaturgici che lo avevano rivitalizzato. La visita dell’autunno 1842 fu l’ultima, la più disincantata. Poi Napoli, la Russia, l’epilogo moscovita. Per il bicentenario della sua nascita, il ministero della Cultura della Federazione Russa e il nostro ministero per i Beni e le Attività Culturali (assieme all’Ambasciata della Federazione Russa in Italia, al Comune di Roma, all’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione, alla Siae e al Dipartimento di Beni Culturali, Musica e Spettacolo dell’Università di Tor Vergata) hanno organizzato una grande kermesse. L’inaugurazione ufficiale sarà il 30 settembre 2009 al Caffè Greco, alla presenza dei ministri della Cultura della Russia e dell’Italia e dei membri del Comitato scientifico. I solisti del Teatro da camera di Borìs Pokròvskij di Mosca animeranno scene da opere liriche tratte dai racconti di Gogol’: Cerevìcki (Le scarpette da festa) con musiche di Cajkòvskij,La Fiera di Sorocincy con musiche di Mùsorgskij, Il Revisore con musiche di Daškevic.