Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 16 Mercoledì calendario

In questi enormi occhi verdi, in questa cadenza, nell’orgoglio calabro, nell’italiano incerto («i miei amici mi scherzavano perché ero troppo alta), c’è il sogno di miss Italia e il suo successo

In questi enormi occhi verdi, in questa cadenza, nell’orgoglio calabro, nell’italiano incerto («i miei amici mi scherzavano perché ero troppo alta), c’è il sogno di miss Italia e il suo successo. Maria Perrusi, 18 anni, di Fiumefreddo, paesino di tremila anime in provincia di Cosenza, con la sua storia da Cenerentola ha vinto sulla splendida Mirella Sessa, 23 anni, laureanda in legge, parlantina sciolta e testa programmata per il successo. Edmondo Berselli, autore del libro sui 70 anni del concorso (Mondadori) direbbe: «L’eterno dilemma tra bellezza e intelligenza che non si scioglierà mai». Ma non c’è solo questo in in una elezione con plebiscito, decisa dal televoto che ha umiliato una giuria di vip schierata compatta per Mirella, già pronta per i talk show, nel curriculum uno spettacolo teatrale di satira politica dove lei interpretava Noemi Letizia. E invece l’Italia, tutta la Calabria, ha scelto la Eliza Doolittle di Fiumefreddo, sperando che il miracolo della piccola fioraia di My Fair Lady si compia. Una vittoria che lascia sconcertati soprattutto gli uomini Rai che a notte fonda si guardano chiedendosi: «E a questa adesso che cosa facciamo fare?». Chissà se Maria riuscirà a ripetere la favola che tante volte, ma in anni molto passati, ha portato il successo alla ragazza della porta accanto, a quella con il miglior sorriso. Come voleva Enzo Mirigliani che una volta preso in mano il concorso disse subito come la pensava: lui voleva ragazze della provincia, della pancia del paese, non astute fanciulle già educate alla scalata motivate da cinema, tv o moda. «E’ un miracolo che si ripete tutte le estati», spiegava contento di questa sua aurea di Pigmalione. Era successo con Sofia Loren sconfitta dall’ingenua Annamaria Bugliari Ma gli anni erano passati e l’idea stessa della ragazza della porta accanto era svanita, sostituita da veline, letterine, ragazze caricate fin da piccole per bucare il video. Così anche il concorso si è andato trasformando in un reality, un talent show, un grande casting Rai da dove prendere annunciatrici, vallette e anche conduttrici come Myriam Leone, la miss che ha appena ceduto la corona e che ha condotta Uno Mattina Estate. Così faceva tenerezza vedere ieri Maria con la sua corona raccontare del padre emigrante («è stato 25 anni in Svizzera, lo abbiamo visto una volta al mese, è lui la persona che ammiro, ha fatto tanti sacrifici per mantenerci»), dispiacersi per la sua parlata («mi accorgo di come parlo ma non riesco a cambiare»), spiegare che lei «di viaggi non ne ha fatti», vederla spalancare gli occhi davanti al giornalista che le chiedeva se sapeva chi fosse «Papi». Ma le debolezze di Maria, iscritta al concorso dal suo professore all’istituto per geometri, diventano la forza della vittoria. E il suo stupore al momento della lettura del verdetto il suo grazie: «Pensavo che vincesse Mirella, che aveva avuto tutti i voti della giuria, potevo solo sperare». Mentre Mirella sentiva che la sola giuria non l’avrebbe condotta alla vittoria. «Avevo capito che la dolcezza e l’ingenuità di Maria avrebbero commosso gli italiani. L’anno scorso hanno voluto una miss determinate e preparata, quest’anno hanno preferito la ragazza della porta accanto». La pancia del paese che vince sulla testa, l’anima popolare che ha uno scatto di orgoglio per una sua creatura, che cerca il riscatto anche atttraverso un concorso di bellezza. E per lei si erano già battuti, alle mani, due assessori comunali nel paesino delle semifinali.Il sindaco di Fiumefreddo, Bruzio fa tappezzare il paese di manifesti con la sua miss e prepara una gran festa. «La gente di questo comune è fiera della vittoria di Maria. Ci siamo organizzati e tutti abbiamo partecipato al televoto in favore della nostra Maria. E’ la sua vittoria e quella di tutti i calabresi». ** Commento di Alessandra Comazzi Ho partecipato a Miss Italia. Sono arrivata tra le concorrenti nella sala del «trucco e parrucco», e mi sono vista circondata dalle aliene. Creature alte oltre il metro e 80 con i micidiali tacchi 12. Nell’insieme, natura e artificio, uno stormo di esili gigantesse. Non farebbero però fortuna negli studios hollywoodiani dei telefilm, dove imperversano i più gestibili formati mignon. Il palazzetto dello sport di Salsomaggiore, detto Palacotonella, è assaltato dalle ragazze, che arrivano in pullman come le squadre di calcio. Ma di base stanno a Tabiano, paese termale confinante. L’avventura delle finaliste qui in Emilia era cominciata il 24 agosto, e già c’erano state le preselezioni. Un oggettivo tour del force. Definizioni di ruoli e personaggi, inquadramento generale, qualche prova coreografica e di sfilata, molta attenzione alla posizione della gamba, la sinistra che scavalca gentilmente la destra. Meno seguita la dizione, come dimostra l’Eletta, che quando apre la bocca sembra Franco Neri con le soppressate di Soverato. La realtà supera sempre la fantasia. La macchina di Miss Italia trasuda imponenza. Un po’ meno del Festival di Sanremo, però. E con un materiale umano da trattare con cura ancora maggiore. Perché le ragazze, ancorché contemporanee e scafate, sono pur sempre giovani giovani, spesso appena maggiorenni, e gli organizzatori devono fare moltissima attenzione alla pubblica moralità. Almeno in questa fase. Solo le aspiranti veline sono più blindate. Accanto alle figlie ci sono mamme, e/o papà. Dai tempi della Magnani in «Bellissima» di Visconti, il genere si è evoluto: e qui i genitori si tengono cortesemente a debita distanza. Gratificati, nell’ultima sera, quelli delle finaliste. A distanza anche la giuria, che non alloggia a Tabiano con le miss, bensì a Salsomaggiore. Ferrea organizzazione emiliana, secondo i riti di un meccanismo antico e ben oliato. Tutto arriva, tutto parte, tutto funziona. Anche il banchetto finale, in programma nel cuore della notte, che pure si è svolto in una sala decoratissima ma piccola per la bisogna. Pazienza, al culatello non si comanda. Nel loro bell’albergo i giurati si intrattengono, si analizzano, la prendono come un lavoro. Cecchetto: «Son contento perché mia mamma è contenta di vedermi alla tele e lo dice a tutto il paese». Assisi: «I sogni al Sud valgono di più». Mariotto, che dal vivo è simpaticissimo: «Del televoto mi fido: farò bene?». Tognazzi ha con sé la moglie Simona Izzo, la Rusic è alta due metri come le miss e sta defilata. Milly Carlucci è la signora perfettina che traspare dalla tv, vuole fare ascolti, un buon programma e donnescamente corretto, nonostante di questo si tratti: mostrare ragazze spogliate. Alcune erano riserve: l’ultima sera hanno loro concesso di stare in mezzo alle altre, al buffet. Per il resto, lunga attesa. «Potevano almeno lasciarci partecipare alle prove. Non era bello star lì ad aspettare che qualcuna si facesse male». Buona vita, ragazze. Conta il lato A, conta il lato B, ma vedrete che conta anche il lato C: conoscenza, consapevolezza, capacità.