STEFANO SEMERARO, la Stampa 16/09/2009, 16 settembre 2009
Del Potro mania Il Bolt del tennis strega New York - Appena ha visto l’ultimo colpo di Federer finire lungo, la Torre di Tandil è crollata a terra
Del Potro mania Il Bolt del tennis strega New York - Appena ha visto l’ultimo colpo di Federer finire lungo, la Torre di Tandil è crollata a terra. In lacrime. «Non ho capito più nulla. Ho dovuto rivedere il match point in tv, non ci credevo. E al momento di fare il discorso ho chiesto a Roger se poteva farlo al mio posto, tanto ero confuso». Anche nel 1° set della finale era entrato opaco, teso: «La notte prima non avevo dormito, non sapevo se pensare alla vittoria su Nadal o al match che mi aspettava. Poi mi sono detto: è Federer, è New York, giocatela, divertiti. Kill or die». Bisogna capirlo, il ragazzo. Fin da quando era cucciolo aveva sempre sognato di vincere gli Us Open. Farcela a 20 anni, battendo in semifinale Nadal e in finale Federer - in 5 set e strappandogli due tie-break - non è un’emozione piccina. Di piccolo, peraltro, l’unico tennista oltre a Nadal (che, guarda caso, come Juan Martin parla spagnolo e vestiva in canotta e bandana) capace di battere Mister Immortalità in una finale Slam negli ultimi 6 anni ha solo la voce. Per il resto è l’Usain Bolt della racchetta: 1 metro e 98, il più alto vincitore nella storia dello Slam, servizio da 222 all’ora e il diritto più devastante del circuito. Di altissimo livello sono anche i suoi fans. La notte dopo il trionfo, mentre in Argentina si scatenavano i festeggiamenti, Delpo l’ha passata in bianco, prima a cena poi in discoteca, alla «Avenue» di New York, dove ha incontrato la grande stella della Nba LeBron James, e poi Jessica Alba, Justin Timberlake, Mickey Rourke e persino Bobo Vieri, che si è dichiarato «pazzo per Juan Martin». E se la Del Potro-mania ha contagiato New York, a Tandil, la mecca del tennis argentino da cui viene anche Mauro German Camoranesi («Siamo buoni amici, io tifo Juventus e Boca Junior, ma il primo messaggio di un calciatore mi è arrivato da Martin Palermo»), invece lo aspettano papà Daniel, ex rugbista di buon livello, oggi veterinario, mamma Patricia, insegnante, e la sorellina Juliette. «Ho già parlato con loro appena dopo il match, ma sono appena riuscito a dire ”ciao” e siamo tutti scoppiati a piangere». Come durante la premiazione, quando Delpo in lucciconi ha ringraziato il mezzo stadio ispanico che ha tifato per lui. Persino il Presidente argentino ha voluto congratularsi. Nel trionfo albiceleste ci sono però anche tracce d’azzurro. Il manager di Juan Martin è, da sempre, Ugo Colombini, ex prima categoria italiano. «Lo vidi la prima volta in un torneo giovanile in Sudafrica, aveva 12 anni - racconta -. Giocava già come adesso, con meno potenza, capii subito che poteva diventare fortissimo. Da allora ha rispettato tutte le tappe, superando i problemi dovuti a una crescita improvvisa (35 centimetri fra i 14 e i 17 anni), gli infortuni, e la pressione che gli hanno scaricato addosso in Argentina e che anche lui si metteva: ha sempre voluto arrivare a questo livello. Ma nell’ultimo anno mi ha stupito per come è migliorato». Il Delpo parla pianissimo, con il classico accento lasco dei gauchos, «però quando non gli va una cosa non lo manda a dire. Poi basta vedere come ha retto mentalmente nella sua prima finale Slam contro Federer per capire che ha grande personalità». Per Guillermo Vilas, che lunedì sera lo ha applaudito dalla tribuna, «Juan Martin può vincere altri Slam. Lo conosco bene perché oltre che a Tandil si allena al mio club, a Buenos Aires, e mi chiede sempre consigli. Fra me e lui c’è continuità. Il mio vecchio maestro Locicero ha insegnato tutto a Raul Perez Roldan, e Raul ha creato la scuola di Tandil da dove vengono il primo maestro di Del Potro, Marcelo Gomez, e il suo attuale coach Franco Davin». Continuità, la chiave del futuro: «Qui ho battuto il n. 1 e 2 del mondo in due giorni, ma so che loro sono ancora superiori a me. Io però posso migliorare tantissimo, nel servizio, nella volée. Ho voglia di lavorare, di vincere ancora. Però adesso per un po’ non parlatemi di tennis: sono due notti che non dormo, e a Tandil mi aspetta un party fantastico».