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 2009  settembre 16 Mercoledì calendario

IKEA PER VOCE ARANCIO


Nel 2008 l’Ikea ha incassato 21,2 miliardi di euro. Erano 6,3 miliardi nel 1998, 12,8 nel 2004, 14,8 nel 2005, 17,3 nel 2006, 19,8 nel 2007.

Forbes stima il patrimonio di Ingvar Kamprad, fondatore di Ikea, in 22 miliardi di dollari. Nel 2009 è il quinto uomo più ricco al mondo.

Nell’agosto 2008 i punti vendita Ikea erano 253, così divisi: 46 in Nord America, 183 in Europa, 11 in Russia, 10 in Cina e Giappone, 3 in Australia. Nel 2008 i negozi hanno accolto 565 milioni di visitatori.

Dove Ikea vende di più: Europa (82%), Nord America (15%), Asia e Australia (3%). Le cinque nazioni dove ci sono più clienti: Germania (15%), Stati Uniti (10%), Francia (10%), Gran Bretagna (7%), Svezia (6%).

Swedwood è il gruppo industriale di Ikea. costituito da fabbriche e segherie che in tutto il mondo producono i mobili Ikea. Gli impianti sono distribuiti in 11 Paesi, vi lavorano 17.100 persone. Il gruppo Swedwood non fa solo lavori di falegnameria, ma coltiva anche gli alberi e taglia il legno.

Nel 2007 Ikea aveva 127.800 dipendenti sparsi in 39 paesi: 103.350 in Europa, 16.800 in Nord America, 7,650 in Asia e Australia. Per via della crisi ne sono stati licenziati più di 5.000.

I prodotti Ikea sono 9.500, uguali in tutto il mondo (fatta eccezione per alcuni, pensati apposta per il mercato americano: letti più grandi, bicchieri più larghi ecc.). Vengono disegnati per lo più da designer interni, che lavorano nella sede centrale di lmhult. Sono realizzati solo in parte nelle fabbriche aziendali, controllate attraverso il gruppo industriale Swedwood: gran parte della produzione è realizzata da una rete di 1.380 fornitori distribuiti in 54 nazioni. Gli uffici acquisti (41 in 30 nazioni), hanno il compito di trovare i fornitori più economici ed efficienti. Gli oggetti sono progettati a moduli, così da permettere di avere i prezzi bassi: per esempio la struttura di una sedia può provenire da una nazione, il rivestimento da un’altra, le viti da una terza e così via. Per ciascun tipo di oggetto si scelgono i produttori che offrono prezzi più bassi a parità di qualità. Le cinque nazioni che forniscono più prodotti a Ikea: Cina (21%), Polonia (17%), Italia (8%), Svezia (6%), Germania (6%).

Sono fornitori Ikea molti nomi dell’arredo italiano: Snaidero, Bormioli, Natuzzi, 3B. In passato lo è stata anche la Calligaris che ha poi scelto di puntare sul proprio marchio. «Con Ikea - dice Alessandro Calligaris - abbiamo fatto un percorso importante, ci ha portato innovazione di processo e una forte attenzione al rispetto delle normative. Chiedendo manufatti in grande quantità e a bassi prezzi, è logico che ci sia sviluppo tecnologico».

La Mauro Saviola di Mantova ha creato il pannello ecologico, fatto di legno riciclato, che in parte vende a Ikea e in parte usa per i propri mobili in kit. Tremila container e 180 camion raccolgono ogni giorno la materia prima: cassette dei mercati ortofrutticoli, vecchi mobili e materiale usato per le fiere.

Il catalogo Ikea è stampato in 27 lingue e 52 edizioni. Ne vengono distribuiti 198 milioni di copie (in Svezia è il testo più consultato dopo la Bibbia e l’elenco del telefono). L’azienda spende circa il 50% del suo budget di marketing nella realizzazione del catalogo.

Una delle promozioni presentate nel catalogo 2009 permette di acquistare un soggiorno completo a 222,35 euro (composto da divano a due posti, poggiapiedi, tappeto, tavolino, mobile tv, scaffale, lampada da terra, porta cd/dvd da parete).

Tra le novità di quest’anno, la lampada a sospensione Maskros, simile a un fiore soffione (69,90 euro), il vaso Bigarrå in gres nero che potrebbe essere confuso con un sasso (9,90 euro), il portariviste Spontan (9,90 euro) che si appende al muro; la mini-cucina per bambini Duktig (due pezzi: 24 e 75 euro) ecc.

Il nonno di Ingvar Kamprad era un contadino tedesco emigrato in Svezia a fine Ottocento. Si uccise perché non riusciva a ripagare il prestito con cui aveva comprato la fattoria. Il padre di Kamprad faceva il guardaboschi.

Nato il 30 marzo 1926 a Ljungby (Svezia), a cinque anni vendeva fiammiferi ai vicini, poi allargò la sua area spostandosi con la bicicletta. Cominciò a comprarli a prezzi bassi e grandi quantità a Stoccolma per rivenderli in paese. Ampliò il suo campionario con semi, biglietti d’auguri, decorazioni natalizie, matite e penne a sfera.

A 17 anni, nel 1943, coi soldi che il padre gli diede per premiarlo dei buoni risultati nello studio, mise in piedi la sua attività, che chiamò Ikea: I come il suo nome, K come il cognome, E come Elmtaryd (la fattoria in cui crebbe), A come come Agunnaryd (il villaggio dove trascorse la sua infanzia). Vendeva oggetti che riusciva a procurarsi a prezzo ridotto: penne, portafogli, cornici, orologi, gioielli, calze di nylon. Nel 1945 i clienti erano aumentati così tanto da non riuscire più a recarsi personalmente da loro. Cominciò a farsi pubblicità sui giornali della zona e a vendere per corrispondenza. Con il furgoncino del latte portava i prodotti ordinati dai clienti fino alla stazione ferroviaria più vicina. Nell’assortimento della merce compaiono i primi mobili, realizzati dai falegnami locali. Ebbe subito successo: nel 1951 fece stampare il primo catalogo.

Nel 1953 aprì ad lmhult un’esposizione: i clienti potevano toccare e vedere la merce prima di acquistarla. Battezza i suoi mobili: scelse nomi femminili per le camere da letto, maschili per le cucine. I concorrenti, infastiditi dal successo, si allearono per tenerlo fuori dalle fiere del mobile e ricattarono i fornitori per obbligarli a boicottare l’azienda. Così decise di produrre mobili in proprio. Uno dei suoi primi collaboratori tolse le gambe a un tavolo per riuscire a trasportarlo in macchina senza danneggiarlo: da allora si progettarono mobili che potessero essere imballati in scatoloni piatti. All’acquirente il compito di montarli, in cambio di un prezzo più basso.

Un camion carico di sedie ridotte in pacchi schiacciati può trasportare l’equivalente di sei camion carichi di sedie già assemblate. Anders Dahlvig, amministratore delegato del gruppo svedese, intervistato da Fortune, ha detto che solo così è possibile smettere di «trasportare aria».

Nel 1959 i dipendenti erano diventati cento, nel 1960 aprì il primo ristorante Ikea nel negozio di lmhult.

Oggi il Gruppo Ikea appartiene alla Stichting Ingka Foundation, con sede ad Amsterdam. Nel 1982 Kamprad ha ceduto la sua proprietà alla fondazione, creata ad hoc. Oggi è presidente onorario del gruppo e senior advisor della fondazione. La Fondazione è proprietaria di Ingka Holding B.V., la ”casa madre” di tutte le aziende del Gruppo Ikea.

L’intero incasso del 9 ottobre 1999 (in totale circa 84,85 milioni di euro) fu distribuito ai dipendenti Ikea. A testa, ciascun dipendente dovrebbe aver intascato più di mille euro.

Nel 2007 regalò una bici a ciascuno dei suoi 6.200 dipendenti italiani per «coinvolgerli» in uno dei suoi obiettivi: «il rispetto e la salvaguardia dell’ambiente».

Il Times ha messo Kamprad al terzo posto della ”Green rich list”, lista composta dalle 100 persone con un patrimonio superiore ai 200 milioni di sterline (più di 220 milioni di euro) che hanno speso più soldi nel settore della salvaguardia ambientale. Prima di lui ci sono Warren Buffett (che ha investito una parte del suo impero da 30 miliardi di euro nell’eolico e nell’auto elettrica) e Bill Gates che spinge sui carburanti alternativi, come quello estratto dalle alghe.

Dalla primavera del 2003 il centro di distribuzione di Peterborough, in Gran Bretagna, funziona in gran parte a energia geotermica.

L’Ikea possiede una linea ferroviaria: la Ikea Rail Ab, con un treno che fa cinque viaggi a settimana per portare la merce tra lmhult, in Svezia, e Duisburg, in Germania.

Con la moglie Margaretha vive in Svizzera, a Epalinges, cantone di Vaud, 800 metri di altitudine, 7.700 abitanti, in un complesso di bungalow bianchi a dieci minuti di macchina da Losanna. Si sposta con i mezzi pubblici, fa la spesa quando il mercato sotto casa sta per chiudere e applica gli sconti sulla merce che altrimenti andrebbe gettata, viaggia in classe economica, non butta via un foglio se non è stato usato da entrambi i lati, si fa tagliare i capelli dalla moglie. Dice che è così parsimonioso «per stare vicino alla gente normale. Se pratico il lusso, non posso predicare il risparmio. una questione di buona leadership. Certo, ogni tanto mi piace regalarmi qualche bella camicia, qualche cravatta e adoro cenare con pesce del mare scandinavo». Viaggia molto, sempre e soltanto per affari. Sua massima: «Bisogna fare quello che si sa. Io sono abbastanza bravo a vendere mobili anche se sono anziano. Non sono il tipo da orto o da giardinetti». Unico lusso che si concede: un vigneto in Provenza, «un hobby molto caro».

Nel 1994 ammise di essere stato molto vicino a formazioni naziste. Raccontò: «A influenzarmi fu mia nonna materna» (una tedesca del territorio dei Sudeti, appartenuto alla Cecoslovacchia e annesso da Hitler nel 1938). «Partecipai alle riunioni del gruppo nazista Nysvenska (nuova Svezia, ndr) dal 1945 al 1948 ed ero allora pieno di ammirazione per il suo leader, Per Engdahl. stato il mio errore più grande, una corbelleria di cui mi pento. Il punto è che condividevo le idee fanaticamente anti comuniste e il disegno di un’Europa unita. Non ho mai voluto prendere la tessera di Nysvenska nonostante me lo avessero chiesto più volte. Certo, era come se fossi un membro a pieno titolo. La militanza attiva cessò attorno al 1948, ma rapporti più sporadici continuarono sino al 1953, quando smisi di interessarmi di politica». Disse che preferiva Mussolini a Hitler.

Nella biografia autorizzata Leading By Design: The IKEA Story (1999) rivelò il «secondo grande errore» della sua vita: «Da trent’anni bevo, bevo forte e per poter andare avanti devo sottopormi tre volte l’anno a una cura di disintossicazione che dura anche cinque settimane. Ho cominciato a bere negli anni Sessanta, quando dalla Polonia abbiamo iniziato a importare molte materie prime, tra cui la vodka».

L’identikit del cliente Ikea: il 44% dei 36,5 milioni di persone che nel 2006 hanno visitato i suoi magazzini è costituito da uomini. L’età media dei clienti è di 37 anni e il 36% del totale è formato da single, una percentuale più alta della media Ikea europea. Alta la quota di laureati, 44%, mentre la superficie media delle case (nel 69% dei casi, di proprietà) è di 108 metri quadrati. La regione dove Ikea vende di più è la Lombardia (36%), seguita dal Veneto (31%) e dal Friuli Venezia Giulia (22%).

Al St James Village di Gateshead, in Gran Bretagna, sono state vendute 93 casette prefabbricate BoKlok (che in svedese significa ”vivere in modo ecocompatibile”), firmate da Ikea. Si tratta di palazzine di massimo quattro piani a prezzi compresi tra i 25.000 e 45.000 euro. All’interno di ogni appartamento una o due camere da letto, cucina arredata, bagno con doccia e ripostiglio.

«Togliamoci dalla testa che il successo di Ikea sia solo una questione di prezzo o fai da te. Il gruppo svedese non solo presidia la fascia bassa di prezzo, ma modernizza il gusto degli italiani. Ogni volta che apre un nuovo punto vendita il gusto, solitamente baroccheggiante, della clientela della zona si adatta a linee più sobrie. Quella di Ikea è una democratizzazione culturale prima che economica» (Enrico Finzi, sociologo).