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 2009  settembre 16 Mercoledì calendario

Saana Dafani, 18 anni. Origini marocchine, bella e solare, «sorriso splendido», «dolcissima», come tutte le ragazze della sua età amava i jeans e le minigonne, non portava il velo, sfoggiava un filo di trucco, viveva a Pordenone e da pochi mesi aveva lasciato la casa di famiglia, dove abitavano la madre Fatma, le due sorelline, e il padre El Katawi Dafani di anni 45, per andare a vivere con l’innamorato Massimo Di Biasio, 31 anni, socio del ristorante Monte Spia di Montereale Valcellina dove faceva la cameriera e da tutti era giudicata «dolcissima e piena di buona volontà»

Saana Dafani, 18 anni. Origini marocchine, bella e solare, «sorriso splendido», «dolcissima», come tutte le ragazze della sua età amava i jeans e le minigonne, non portava il velo, sfoggiava un filo di trucco, viveva a Pordenone e da pochi mesi aveva lasciato la casa di famiglia, dove abitavano la madre Fatma, le due sorelline, e il padre El Katawi Dafani di anni 45, per andare a vivere con l’innamorato Massimo Di Biasio, 31 anni, socio del ristorante Monte Spia di Montereale Valcellina dove faceva la cameriera e da tutti era giudicata «dolcissima e piena di buona volontà». Il padre, in Italia da 11 anni, aiuto cuoco in una pizzeria, carattere chiuso, talvolta irritabile, pochi amici, beveva vino, in moschea non si faceva vedere quasi mai, e tuttavia non tollerava che la figlia maggiore portasse i capelli sciolti e un filo di trucco e invece di starsene tappata in casa come la mamma, il velo sempre sul capo da brava musulmana, si fosse trovata un lavoro, soprattutto, un fidanzato italiano. La sua rabbia era cresciuta trasformandosi in ossessione da quando un conterraneo aveva cominciato a sfotterlo per quella figlia che se n’era andata di casa, tanto che ormai le urlava di continuo «sei la mia vergogna» e, spesso, le prometteva la morte. Lei però, felice e innamorata, delle minacce non se ne curava, riteneva che per rabbonire il padre sarebbero bastate le nozze e perciò l’altra sera, quando lo vide sbucare nel buio mentre andava a lavoro in auto col Di Biasio, si fermò e lo lasciò avvicinare senza paura alcuna. L’uomo però, che in mattinata aveva acquistato un grosso coltello da cucina, subito lo mostrò alla ragazza, lei schizzò fuori della macchina e scappò verso un boschetto, lui la inseguì colpendola più e più volte alla gola fin quasi a decapitarla. Il fidanzato, che nel frattempo si era beccato diverse coltellate sulle mani e nella pancia, invano si sfilò la maglietta e singhiozzando, in ginocchio, la premette sul collo di Saana per frenare l’emorragia. Quando i carabinieri andarono a prendere a casa El Katawi Dafani lui, senza dire una parola, si alzò dal divano dove stava guardando la televisione, si tolse le ciabatte, infilò le scarpe e offrì i polsi per farsi ammanettare. La madre della morta in un primo momento s’è sentita male, poi ha fatto sapere