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 2009  settembre 15 Martedì calendario

Mazzon Guido

• Milano 9 gennaio 1946. Trombettista • «[...] trombettista esimio [...] milanese (però con forti radici nel Friuli veneto, la zona che sta sulla riva destra del Tagliamento) fonda il Gruppo Contemporaneo nel 1969 [...] e inizia un brillante percorso di solista e direttore nel jazz d’avanguardia che dura tuttora. Ma si tratta del percorso sui generis di un musicista che non si riconosce nella nozione di jazz – comunque improbabile – da lui considerata riduttiva, come si capisce dal nome attribuito al gruppo del suo esordio, ispirato a una più ampia idea di libertà. [...] dal 1974 al 2007, ha all’attivo più di 30 cd a proprio nome [...] Studia già da tempo con quell’arnese, quando si verifica secondo lui la svolta fondamentale della sua vita, ”un passaggio di testimone”. Bisogna sapere (pochi lo sanno: Mazzon non lo dice mai) che la sua nonna materna, Enrichetta, abitava a Casarsa, ora in provincia di Pordenone, ed era sorella di Susanna, la madre molto amata di Pier Paolo Pasolini. Dunque Pier Paolo, di 24 anni più anziano di Guido, era suo cugino. Guido soggiorna ogni anno in quella casa durante le vacanze estive; a Casarsa frequenta la terza elementare, quindi una volta si trattiene da ottobre all’estate seguente. Lasciamo raccontare a lui, sunteggiando, ciò che accade nell’estate del 1957. ”Ero a Casarsa, avevo undici anni. Pier Paolo, arrivato da Roma in una delle sue fugaci comparse per salutare la madre, mi vede scendere le scale di casa con la vecchia tromba a cilindri in mano”. Il poeta lo rimprovera: non può suonare uno strumento simile. Leggermente imbarazzato, stacca un assegno e glielo porge perché si compri uno strumento nuovo. Guido, in quell’anno come negli anni precedenti, occupa lo studio di Pasolini, respira i suoi libri, gli appunti, gli autoritratti, un’aria fatta di poesia e di odori friulani. Legge le poesie in friulano di quel ”sentimentale profeta, appassionato nella sua inalterabile dolcezza didascalica” e le sente sue non solo ”per le comuni radici, ma anche per il suono delle parole e la cadenza che mi ispirano pensieri musicali e la necessità e l’urgenza di dire ciò che penso con i suoni”. Ecco, il musicista Guido Mazzon decolla qui. E con un simile punto di partenza è logico che si accosti al free jazz, al jazz informale e improvvisato – per lui musica creativa improvvisata – che in quel tempo dilaga in tutto il mondo. Fa suo questo linguaggio in quanto rivoluzione musicale, indipendentemente da ogni significato politico (al contrario di quanto si è detto e si dice ancora di Mazzon), soprattutto per un’esigenza improvvisativa: per raccontare in musica e per suonare ogni volta una cosa come se fosse la prima volta. [...]» (Franco Fayenz, ”Il Foglio” 15/9/2009).