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 2009  settembre 15 Martedì calendario

Mamma Kim più forte delle aspiranti miss diventa una leggenda - La Clijsters: «Mi sembra tutto surreale» - La ragazza che non piange­va mai ha gli occhioni blu pie­ni di lacrime

Mamma Kim più forte delle aspiranti miss diventa una leggenda - La Clijsters: «Mi sembra tutto surreale» - La ragazza che non piange­va mai ha gli occhioni blu pie­ni di lacrime. Come tutte le madri moderne, Kim ha por­tato sua figlia sul posto di la­voro. Solo che veder zampet­tare sul campo dello stadio dedicato ad Arthur Ashe quel peperino di Jada Ellie, 18 me­si, bionda come lei, divertita come lei, ha mandato in sollu­chero gli Stati Uniti. E non so­lo. C’è bisogno di favole, mer­ce rara ormai. E quella di Kim Clijsters, tennista fiamminga, mamma dal febbraio 2008, pre-pensionata dal tennis a 24 anni, ritornata a 26 per conquistare gli Us Open (7-5, 6-3 alla danese Caroline Woz­niacki), superando miss, aspi­ranti tali, sorellone dalla lin­gua lunga, è diventata più di una favola. la leggenda del­la mamma vincente, che non è bella come Maria Sharapo­va, che non è muscolosa co­me Serena Williams, però sba­raglia le avversarie partendo (record) da una wild card, co­me Ivanisevic a Wimbledon 2001. Con lei la carta patinata del gossip diventa quella ruvida della vita reale. Non passerel­le, ma pannolini. Mamma di classe e caratte­re. Prima di lei c’era riuscita l’aborigena Evonne Goola­gong (Wimbledon 1980). I mariti in tribuna con le figlie. Da Roger Cawley con Kelly a Bryan Lynch con Jada. Lyn­ch, americano, giocatore di basket (ala-guardia), quando Kim ha ripreso, ha smesso per seguirla. «Non volevo che il tennis ci separasse». Kim aveva vinto qui nel 2005 e non pensava di rivincere ora, subito. « un po’ surreale che al terzo torneo arrivi il mio se­condo Slam. Non era il mio piano». Kim ha vinto meno di quello che avrebbe merita­to, meno della sua connazio­nale- rivale Justine Henin, an­che lei ritirata, anche lei, dico­no i belgi gongolanti, prossi­ma al rientro. Nel 2007 Kim si arrende agli acciacchi: non c’è musco­lo o osso che non si sia infor­tunato. E poi vuole un figlio, per questo si esaurisce anche la storia con l’australiano Lleyton Hewitt che non avver­te lo stesso pressante biso­gno. Torna a vivere a Bree. Laggiù gioca Bryan Lynch. Avete presente «La carica dei 101»? Entrambi con la passio­ne per i cani, Kim e Bryan qua­si si scontrano al parco dove li stanno scorrazzando. Co­minciano a discutere di vita­mine e veterinari, finiscono sposati e con Jada. Sull’anula­re tatuano le loro iniziali, sul polso il nome della figlia. «Es­sere madre era la cosa che vo­levo di più, un’esperienza me­ravigliosa, la più grande per una donna». Il vuoto per la perdita di un padre alla quale era legatissi­ma, l’ex difensore del Mali­nes e della nazionale belga Leo Clijsters, scomparso il 4 gennaio a causa di un tumo­re, viene colmato grazie a que­sto batuffolo biondo. Ed è proprio il ricordo del padre a spingerla. Leo era il primo ti­foso di Kim e di sua sorella Elke, che sta per diventare madre a sua volta («Ora corro da lei, ad aiutarla»). Marzo 2009: riceve l’invito per l’esi­bizione che inaugura il tetto mobile del centrale di Wim­bledon (17 maggio). Ripren­de ad allenarsi, ci riprende gu­sto, sorprendendo il suo pre­paratore Sam Versleegers e quelli di Milan Lab, a Milanel­lo, dove fa una tappa sulla via della preparazione. Ma non programma solo il fisico. Mamma, però non sprovveduta. Il ritorno vin­cente può rivelarsi un grosso affare. Con lei si muove un plotone. Oltre al preparatore, il manager Bob Verbeeck, il portavoce John Dolan, l’alle­natore Wim Fissette, il mari­to e la «nounou», la tata per Jada Ellie. Kim ha deciso: an­cora due anni, poi si ritirerà sul serio e allargherà la fami­glia. Organizzazione ed equili­brio degli affetti: è il segreto. Kim è più veloce, come ha detto Serena Williams («For­se faccio un figlio anch’io») e più umana. Gioca, ride, pian­ge, prepara le pappette, tira diritti da paura. Una mamma che lavora.