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 2009  settembre 15 Martedì calendario

L’ascolto, via italiana (e facile) alla lettura - La tarda estate è il tempo dei festival. Non solo Mantova

L’ascolto, via italiana (e facile) alla lettura - La tarda estate è il tempo dei festival. Non solo Mantova. In poco più di dieci giorni, una slavina di mail zeppe di comunicati stampa al riguardo si rovescia nella posta elettronica del giornalista cul­turale. A Sarzana il Festival della Mente, a Pavia il Festival dei Saperi, a Modena il Festival della Filosofia, a Car­rara il Festival sull’Interculturalità, a Varese il Festival del Racconto, a Mandas (Cagliari) il Festival della Letteratura di viaggio, a Potenza «Vino e letteratura si incontrano», a Bel­linzona «Babel» su letteratura e traduzione, a Roma la Festa dell’Architettura, a Vittorio Veneto il Festival «Comoda-men­te », a Civitanova Marche «Pensieringioco», a Pordenone «Pordenonelegge», a Lerici «Lerici legge il mare», a Monti­cello Brianza «La Passione per il delitto», a Bologna il Festi­val del Libro d’arte, e si potrebbe continuare. Da qualche anno, l’ascolto è la nuova via italiana alla lettura: più sempli­ce, più rapida, più piacevole. Un grande critico come Ezio Raimondi è andato a Manto­va – forse risultando involontariamente provocatorio – per dire che esistono i lettori turistici e i lettori pellegrini (ne ha riferito Maurizio Cecchetti domenica su «Agorà» del­l ”Avvenire ): «Leggere non è solo delectatio , ma anche osser­vatio . Il lettore non è un turista del libro, ma un pellegrino che si muove per raccogliere le ragioni del suo leggere. Egli trattiene le parole e le mette al­la prova dentro di sé, deve far­ne esperienza, far sì che il testo gli appaia come paesaggio fa­miliare. Leggere è penetrare nel profondo delle cose e di se stessi». obiettivamente diffi­cile che tutto ciò accada in un festival. E sarebbe assurdo chie­derglielo. In un libro molto interessan­te intitolato Proust e il calamaro (appena uscito presso l’edi­tore Vita e Pensiero, sottotitolo: Storia e scienza del cervello che legge), la neuroscienziata Maryanne Wolf ci ricorda che Socrate diffidava della scrittura. Secondo il filosofo greco, la parola scritta comportava gravi rischi per la società poiché il suo «statico mutismo» avrebbe annullato le potenzialità dia­lettiche della lingua, che invece venivano esaltate dall’orali­tà («lingua viva»). Inoltre, sempre secondo Socrate, l’alfabe­tizzazione avrebbe distrutto la memoria e sottratto al giova­ne, nell’atto di leggere individualmente, la possibilità di es­sere guidato da un maestro. Sono passati duemila e cinque­cento anni: nel frattempo, le potenzialità dialettiche della parola orale sono state definitivamente annientate dai talk show e neanche un Socrate redivivo riuscirebbe a riesumar­le, figurarsi che cosa possono fare «Pensieringioco» e «Co­moda- mente». Ma gli ultimi due timori socratici tornano in­dubbiamente d’attualità nella nuova fase di alfabetizzazione (digitale) che stiamo vivendo: la memoria e la selezione criti­ca. Maryanne Wolf dimostra come questo passaggio incida, prima ancora che sulla storia della cultura, sui circuiti neu­ronali del nostro cervello. Il che, in una società consapevo­le, dovrebbe sollevare qualche interrogativo etico.