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 2009  settembre 15 Martedì calendario

Watson Albert

• Edinburgo (Gran Bretagna) 1942. Fotografo. Dopo gli studi di arte al Royal College of Art di Londra, si è trasferito negli Usa nei primi anni ”70. Tra Los Angeles e New York, anche se cieco da un occhio, è diventato uno dei più celebri fotografi del mondo. Ha iniziato con la moda e i ritratti, per poi passare alle campagne pubblicitarie e ai reportage • « lo sguardo nomade, è lo sguardo che stupisce, è lo sguardo che tradisce. Glaciale se ritrae le assolate dune di sabbia del Marocco, caldissimo nelle gelide sale di posa di fronte a uno dei tanti protagonisti dello star system mondiale. Sempre, comunque, il suo occhio ti accompagna in viaggi senza meta dove il tempo è perennemente sospeso, in una realtà surreale densa di mistero e costantemente in movimento. [...] figlio di un campione di boxe e di una parrucchiera, dopo aver lasciato l’Europa negli anni ”70 è diventato in breve tempo uno dei più autorevoli fotografi nel mondo del cinema, capace di trasmettere e interpretare (attraverso i suoi miti) il senso del nostro presente. Certo, il suo è il racconto di una società che racconta l’Olimpo contemporaneo, con Dei potenti, bellissimi e irraggiungibili, e la realtà, quella vera, è altra cosa. Ma Watson, non si limita nel ruolo di un moderno Mercurio dandoci il privilegio di incrociare gli sguardi di questi dei in carne ed ossa. Watson con la complessità delle sue fotografie e con il suo sguardo [...] ci offre l’occasione di leggere la realtà in un perenne gioco di specchi, come fossimo dentro la sceneggiatura di un film di Buñuel. Non stupisce quindi che Watson si sia affermato subito negli Stati Uniti e tantomeno che la sua fama si sia rapidamente diffusa in tutto il mondo. Watson è l’occhio eclettico contemporaneo che ha fatto sua la forza dirompente del Surrealismo e delle avanguardie artistiche degli anni Venti e Trenta. I suoi eleganti still-life per le pagine patinate delle riviste di moda, come le sue rigorosissime foto di modelle in controluce, come le immagini in bianco e nero di un cavallo nella campagna spagnola o di una donna con burqa in un taxi a Essaouira, in Marocco, sono intrise proprio di quel la lezione di arte, di grafica e di poe sia. Ed è per questo che Watson oggi appare come uno dei più colti, affasci nanti e inquieti narratori del nostro presente» (Gianluigi Colin, ”Corriere della Sera” 15/9/2009).