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 2009  settembre 14 Lunedì calendario

Manutentore di quinto livello metalmeccanico lui, operatrice sanitaria in una casa di riposo per anziani lei - Si chiamano Silvano Leone e Rita Tumio, sposati, quarantadue e trentotto anni,una bimba nata nell’aprile 2008, la casetta in un paesino della cintura industriale torinese, comprata da poco e in piena ristrutturazione

Manutentore di quinto livello metalmeccanico lui, operatrice sanitaria in una casa di riposo per anziani lei - Si chiamano Silvano Leone e Rita Tumio, sposati, quarantadue e trentotto anni,una bimba nata nell’aprile 2008, la casetta in un paesino della cintura industriale torinese, comprata da poco e in piena ristrutturazione. Uno sconquasso ai bilanci provocato dalla cassa integrazione e dall’impennata del mutuo che ha prosciugato i risparmi e aperto voragini nei pensieri. Una situazione che improvvisamente è cambiata e che li ha lasciati come storditi. Silvano e Rita raccontano che «prima» non stavano affatto male: «In due prendevamo più di 1900 euro: 1300 io e 650 con il part-time di Rita. Ce la facevamo a pagare il mutuo di 650. Non siamo mai stati ricchi, ma non ci mancava niente ed eravamo riusciti a raggiungere il sogno della casa». Poi anche la Acciaieria Beltrame è stata ghermita dall’onda della recessione: prima 13 settimane di cassa integrazione, poi altre 13, poi altre e adesso è stata chiesta, fino a giugno dell’anno prossimo, la cassa straordinaria. «Quando sono in cassa integrazione una settimana al mese scendo a mille euro o poco più, compresi gli assegni famigliari. Un colpo, anche perché mia moglie è in congedo volontario di maternità: prende 275 euro, giusto il costo dei pannolini, ma non avevamo nessuno che potesse tenere la bambina». Da ottobre Rita tornerà nella casa di riposo: «Ma solo per tre giorni. Faremo i turni, io e Silvano; quando lui tornerà a casa uscirò io e viceversa. Non è bello, non ci vedremo più, ma non abbiamo alternative. L’asilo nido costa troppo, una follia che rende inutile il mio lavoro. Per lavorare di più aspetto che mia figlia possa andare alla scuola materna». «Ho tagliato tutto quello che era per me: abiti, parrucchiere. Ormai ci vado ogni due mesi, solo per il taglio. E ho fatto saltare anche la pizza del sabato. Era bello, ma si può vivere senza. Cerco di fare la spesa più al Lidl che al Gs e di scegliere il tre per due e ogni altro tipo di offerta». E saltati sono anche i quindici giorni di vacanza al mare in albergo, che erano ormai una abitudine: «Una spesa che quest’anno non potevamo neppure immaginare, così siamo andati a Metaponto cinque soli giorni da parenti di mio marito. E già così è stata una bella spesa, 600 euro di viaggio, ma là abbiamo speso quasi niente».