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 2009  settembre 14 Lunedì calendario

Cina e America, l’energia pulita come motore della crescita La Cina locomotiva del mondo, al posto di un’America in declino? Zhang Yi sorride e scuote la testa, come dire, non è ancora il momento, e anche se lo fosse non lo potremmo dire noi cinesi

Cina e America, l’energia pulita come motore della crescita La Cina locomotiva del mondo, al posto di un’America in declino? Zhang Yi sorride e scuote la testa, come dire, non è ancora il momento, e anche se lo fosse non lo potremmo dire noi cinesi. Il vicesegretario generale del China Institute for Strategy and Management è prudentissimo. Il suo istituto è il «pensatoio» più importante sui temi economici di tutta la Cina, e lavora direttamente per il presidente e il primo ministro. Ogni parola va pesata e calcolata, anche rispetto all’ampio dibattito interno sulla crisi finanziaria mondiale e sulle conseguenze che avrà nei rapporti tra le grandi potenze. La sede dell’istituto è una villa nella residenza di Stato, Diaoyutai, che ospita capi di Stato e di governo stranieri solo nelle visite ufficiali. un edificio a due piani davanti a un lago che serpeggia in un parco pieno di verde, nel centro di Pechino. Il Diaoyutai era la residenza della terribile Jiang Qing, la moglie di Mao a capo dell’estrema sinistra del partito durante la Rivoluzione culturale negli Anni Sessanta. Zhang sorride e forse pensa anche alla differenza tra la vita da imperatrice corrotta, fatta di lussi ed eccentricità, di Jiang Qing e il pauperismo ultracomunista che predicava. O forse pensa a quanti secoli mentali sono passati dalla Cina di quegli anni a quella di adesso, a un passo dal diventare la seconda potenza economica mondiale e un’isola di stabilità in mezzo alla tempesta finanziaria. Questa crisi, in fondo, sta aumentando il peso relativo della Cina nell’economia mondiale. Ne uscirete più forti oppure no? «La Cina aveva un’economia organizzata intorno alle esportazioni. Questo modello sta finendo, e Pechino cerca alternative. Stiamo cercando di sviluppare altri mercati esteri come l’Africa o l’America Latina, in alternativa al calo di crescita in America ed Europa, ma soprattutto molti accademici ragionano su come sviluppare il mercato dei consumi interni cinesi. Qui ci sono molti sforzi da parte del governo, ma i risultati necessariamente avranno bisogno di tempo». Di certo però gli effetti del traino economico cinese già si vedono nell’Asia, che nelle ultime settimane sta cominciando a dare segnali positivi. «La Cina sa che lo sviluppo economico e anche la ripresa economica non possono avvenire in uno stato di isolamento, e la Cina non vuole rimanere isolata. Il meccanismo cruciale con cui la Cina sta aiutando molti Paesi vicini sono stati gli accordi di libero scambio bilaterali. Questi accordi di fatto costano parecchio alla Cina, perché importa da questi vicini a tariffa zero. Ma ormai molti vicini hanno un costo del lavoro o un costo della produzione inferiore a quello cinese, così di fatto si favoriscono dei prodotti stranieri contro i prodotti cinesi. Eppure la Cina è disposta a questo sacrificio perché sa che il benessere può arrivare solo se c’è un buon clima a livello internazionale». Questo ci porta alla questione del nuovo ruolo internazionale del Renminbi (la moneta cinese che ancora non è liberamente convertibile sui mercati finanziari internazionali, ndr) rispetto al dollaro. «Il problema è molto delicato. Sì, la Cina ha sottoscritto accordi di scambio garantiti in Renminbi con alcuni Paesi, quindi ha recentemente acquistato buoni di riserva del Fondo monetario internazionale. In Cina ci sono opinioni molto diverse sul futuro ruolo del Renminbi e su quale dovrebbe essere il suo rapporto con il dollaro. In realtà il Renminbi non è preparato per la sua internazionalizzazione. La situazione semplicemente non è matura». Ci può spiegare a che punto è la collaborazione con gli Stati Uniti? « una collaborazione estremamente importante a livello mondiale, ed è la collaborazione più importante per la Cina. Il punto cruciale di questo rapporto futuro può partire da una cooperazione sulle nuove energie pulite. L’ambiente è una delle due colonne della presidenza Obama, l’altra come sappiamo è la riforma sanitaria. Sulla sanità pubblica Obama sta facendo passi avanti e sull’ambiente contiamo di collaborare attivamente. Cina e Stati Uniti insieme creano circa il 40 per cento delle emissioni mondiali, inoltre entrambi abbiamo un problema cruciale sul carbone. La Cina produce circa il 70% della sua energia dal carbone e gli Usa producono circa il 50% della loro energia dal carbone. La questione del carbone pulito e l’efficienza del suo uso sono una chiave fondamentale per limitare le emissioni». Al di là delle tecnologie per il carbone, che cosa significa questo rapporto con l’America sull’ambiente e oltre? «Il nostro istituto sta organizzando con l’America un forum bilaterale sull’ambiente per metà ottobre. I rappresentanti americani saranno ricevuti dal premier cinese, ed entrambe le parti stanno dimostrando un atteggiamento responsabile, ma noi pensiamo anche che la responsabilità debba avere standard diversi: gli Stati Uniti come Paese sviluppato e noi come Paese in via di sviluppo. Si deve tenere conto dei punti di partenza reciproci. Ciò detto, pensiamo che la collaborazione sino-americana sull’energia pulita possa essere il punto di inizio di una partnership strategica con l’America. Da questo forum, molto concretamente, dovrebbe nascere una piattaforma bilaterale che dovrebbe favorire i rapporti tra istituzioni dello Stato, studiosi, imprese, ed enti locali». Sarà il cosiddetto G2, la santa alleanza tra Cina e Usa, la partnership strategica che guiderà il mondo nel Ventunesimo secolo? «La relazione tra Cina e Stati uniti è estremamente importante. importante che la Cina non diventi arrogante per i suoi recenti successi, deve considerare i suoi interessi nazionali, ma non può neanche diventare vittima di un neonazionalismo miope e di corto respiro. Il nostro è un grande Paese e deve avere un atteggiamento responsabile nel mondo»