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 2009  settembre 14 Lunedì calendario

14/09/2009

Ma fare fallire la Lehman un anno fa è stato un bene? -

L’altro giorno un cronista della Reuters s’è spinto fino a Ketchum, in Ohio, per bussare al­la porta di Richard Fuld. E Fuld, quando ha aperto, ha esclama­to: «Beh, meno male che non mi punti contro una pistola».

Questo è il fatto del giorno?

Richard Fuld, detto Il Gorilla, era il presidente della banca d’affari Lehman Brothers e sta­notte sarà un anno da quando il Tesoro americano decise di far­la saltare. Il punto più alto (for­se) di questi due anni di crisi. Lehman aveva attività per 639 miliardi di dollari, 613 miliardi di debiti bancari e 155 miliardi di obbligazioni finite in default. Si trattava di mettere sul lastri­co 26 mila dipendenti, di cui 6 mila in Europa e 140 in Italia, e lei ricorderà le foto degli impie­gati che lasciavano l’ufficio por­tando gli scatoloni contenenti quello che stava nei cassetti del­le scrivanie. Immagini impres­sionanti, perché restituivano il senso del licenziamento ameri­cano, una procedura talmente spietata da risolversi molte vol­te in una e-mail di due righe. Il licenziato, letta la comunicazio­ne sul computer, non può che alzarsi e uscire, e non c’è tribu­nale del lavoro che tenga.

Sì, adesso che me lo dice mi ri­cordo le foto. Che fine hanno fatto quei poveretti?

Il 92% ha ritrovato lavoro. E parliamo di stipendi da 700 mi­la dollari l’anno.

Perché dice che il fallimento della banca fu deciso dal gover­no americano? Non era una con­dizione obiettiva, di mercato?

Fino a un certo punto. Bear Ste­arns era già stata assorbita da JP Morgan e il governo aveva appena compiuto un’operazio­ne inaudita, la completa nazio­nalizzazione di Fannie Mae e Freddie Mac, due istituti se­mi- pubblici specializzati nei mutui. Adesso – cioè quel 14 set­tembre del 2008 – erano venuti al pettine i nodi di Aig, la più grande compagnia assicuratri­ce del mondo, di Merryll Lyn­ch, e della stessa Lehman, la più piccola delle cinque grandi banche americane. Il presiden­te era Bush, il ministro del Teso­ro Paulson. Aig non poteva falli­re perché con le sue polizze (cds) garantiva i crediti di Gold­man Sachs, a cui Paulson era le­gato a filo doppio (ne era stato presidente e ci tornerà a lavora­re quando avrà finito di star na­scosto in un’università di pro­vincia). Bisognava dunque mol­lare Lehman, il cui tracollo avrebbe poi definitivamente ammazzato anche Merryll. Ma quelli di Merryll riuscirono a vendersi, proprio la mattina del 14, a Bank of America e si salvarono. Per Lehman invece Paulson non era disposto a nes­sun sacrificio: telefonò a Fuld e gli comunicò che era finita. Quarantotto ore dopo, della banca restava poco o niente e quel poco sarebbe comunque fi­nito a Nomura. La volontà di af­fossare Lehman per salvare Aig e soprattutto Goldman si vide da questo: Paulson quella matti­na fece subito 24 telefonate a Lloyd Blankfein, presidente di Goldman, e una sola, quella ca­pitale, a Fuld; dopo il fallimen­to di Lehman, vennero varati aiuti per 700 miliardi e le altre banche in difficoltà vennero inondate di denaro. Il default di Lehman intanto provocava di­sastri a catena e aveva ripercus­sioni molto serie in Germania: si scoprì che le banche regiona­li di quel Paese s’erano allegra­mente esposte sul mercato dei derivati proprio attraverso Leh­man. Credevano di esser tran­quille, perché lo Stato le garan­tiva. Non ho bisogno di raccon­tarle nuovamente il terremoto che ne venne sul sistema finan­ziario tedesco.

Non ho capito se il fallimento Lehman sia stato un bene o un male.

Non lo sa nessuno. Cioè: la mag­gior parte dei commentatori og­gi sostiene che aver fatto fallire quella banca ha avuto conse­guenze di sistema gravi e ci ha fatto vedere da vicino il precipi­zio. Altri pensano che sia stato un male far pagare il conto solo a questo istituto. un fatto che dopo di allora s’è diffusa, tra le banche di tutto il mondo, una sensazione di impunità. Le re­gole sono state cambiate molto poco, il personale è più o meno sempre quello, non è un caso che Tremonti appena pochi giorni fa abbia reclamato la ne­cessità di banche abbastanza piccole per fallire.

Dopo Lehman non è più fallito nessuno?

Al contrario, proprio l’altro giorno ha chiuso i battenti la Chorus Bank di Chicago, ulti­ma di una lista che comprende 92 istituti saltati per aria da allo­ra a oggi. Tra questi, nomi illu­stri: Wachovia, Countrywide, Washington Mutual. Non par­liamo poi dei quasi-fallimenti: Aig ha ricevuto aiuti per più di 100 miliardi di dollari e ha per­so da allora a oggi il 90% del suo valore. Ma su tutto questo sapremo qualcosa di più tra qualche settimana: Paulson, uno che non è mai riuscito a pronunciare un discorso com­prensibile in pubblico, darà la sua versione dei fatti nel volu­me On the brink . Calvino avreb­be tradotto: Sporgendosi dalla costa scoscesa...