varie, 14 settembre 2009
COME SI DIVENTA ATTORI, PER VOCE ARANCIO
«Fare l’attore è un privilegio che merita l’eternità» (Alberto Sordi).
A Venezia è in corso, fino a sabato prossimo, la 66ma edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica. 77 i film in programma, 24 dei quali in concorso per il Leone d’oro. Ai migliori attori va dal 1935 la Coppa Volpi (dal nome del conte Giuseppe Volpi di Misurata, principale promotore della manifestazione). Lo scorso anno se la aggiudicarono Silvio Orlando e Dominique Blanc.
Gustavo Lombardo, allora presidente della Titanus, che lanciò nel cinema Totò. Lo vide in una trattoria e rimase impressionato dalla sua faccia storta. Avvicinatosi: «Vulite fa’ o’ cinematografo? Co’ chella faccia che tenete vi faccio fare l’attore. Come vi chiamate? Antonio? Vi chiamerò Totò».
Sergio Castellitto sta per girare il suo terzo film, tratto dall’ultimo libro della moglie Margaret Mazzantini Venuto al mondo: si tratta di una storia di giovani ambientata dal 1982 fino ai giorni nostri. Per proporsi, inviare foto e curriculum a Gabriella Giannattasio presso: On My Own, via degli Scialoja 6, 00186 Roma. Oggetto: Ufficio Cortese Attenzione di Gabriella Giannattasio (ulteriori dettagli e altri casting all’indirizzo www.lavorare-spettacolo.com)
Mestieri di alcuni divi del cinema prima che diventassero attori. Dustin Hoffman faceva l’infermiere in un ospedale psichiatrico, Bruce Willis il barman, Burt Lancaster l’acrobata da circo, Marilyn Monroe all’entrata dell’Actors Studio l’operaia, Clint Eastwood il benzinaio, Al Pacino la maschera in un teatro. E ancora: Brad Pitt reclamizzava un fast food calato in un costume da pollo gigante, Whoopi Goldberg truccava cadaveri in un’impresa di pompe funebri.
Harrison Ford, secondo la rivista americana Forbes l’attore più pagato del 2008: ha guadagnato 65 milioni di dollari, quasi tutti grazie a Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Al secondo posto tra gli attori più pagati del 2008, Adam Sandler, 55 milioni, terzo Will Smith con 45.
Alessio Boni si è pagato gli studi all’Accademia di arte drammatica facendo il cameriere: «Quando dissi a mio padre che volevo fare l’attore rimase stupito. Non capiva. Dopo il diploma in ragioneria sperava prendessi in mano l’azienda di famiglia a Villongo, vicino a Bergamo, dove sono cresciuto. Si aspettava seguissi la sua attività, quella di piastrellista. Sono andato a Roma. Lavoravo come cameriere e ogni tanto, per integrare, posavo per i fotoromanzi».
Joseph Fiennes prima di diventare attore ha «pulito stalle, falciato prati e potato alberi, raccolto dai camerini e lavato e i costumi sporchi degli attori dopo lo spettacolo»: «Più tardi inizi a recitare meglio è. Perché se non hai vissuto non hai niente da offrire al pubblico. Sei solo un bel faccino senza sostanza». Suo monito agli aspiranti attori: «Se sei carino ma non hai contenuti puoi durare una stagione. I gusti cambiano in fretta, specie quelli dei teenager. L’idolo di oggi domani è out. Se hai fortuna ti offriranno qualche film per la tv. Finché un giorno, sbiadita la bellezza, si renderanno conto che non sai recitare».
Tra i concorrenti del reality Grande fratello che sono diventati attori, Pietro Taricone (da ultimo Feisbum! Il film), e Luca Argentero (da ultimo Diverso da chi?).
«Non prendetemi a esempio. Io ho avuto una serie di botte di fortuna allucinanti, ma non faccio testo e il mio percorso non è quello giusto. Non ho mai fatto teatro, sono fuori dai limiti di età per iscrivermi a qualche accademia. Posso solo affidarmi a dei bravi insegnanti» (Luca Argentero).
«Il mestiere l’ho imparato dalla strada. Agli inizi lavoravo in una fabbrica del ghiaccio e quando avevo qualche soldo in tasca correvo a teatro a vedere Dario Fo o Giorgio Gaber. Ma attenzione, essere buoni attori non significa per forza fare teatro. Si può esserlo in ogni campo, dalla televisione alla pubblicità, quanto in un film di Vanzina o di Pupi Avati. Quindi fate provini a tutto campo, dal Grande fratello al Re Lear. E poi preparatevi a lavorare sodo» (Enzo Iacchetti).
Giancarlo Giannini in ”Pasqualino sette bellezze”«Quando un giovane viene da me dicendomi che vuole fare l’attore e mi chiede da dove iniziare, io gli dico sempre di andare a New York e trovarsi un bravo insegnante di recitazione. E loro dicono: ”Sì, ma in realtà io voglio andare in California e recitare in spot pubblicitari e fare subito soldi…”. Ok, dico, allora vacci e non rompere!» (Gene Hackman).
Lina Wertmuller consiglia ai giovani attori «gli studi nella Silvio D’Amico o nel Centro Sperimentale e, possibilmente, un secondo lavoro, per guadagnare qualcosa!».
All’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico, fondata a Roma nel 1936, finanziata dal ministero dell’Istruzione università e ricerca e dal ministero per i Beni culturali, si sono formati artisti come Nino Manfredi, Monica Vitti, Sergio Castellitto. Per entrare non ci sono limiti d’età, ma la maggior parte degli aspiranti allievi ha tra i 20 e i 24 anni. Le tasse annuali ammontano a poco più di 200 euro. Il direttore Lorenzo Salveti: «Ogni anno si presentano tra gli 800 e i 1000 ragazzi, alla fine di un concorso in tre prove ne vengono presi 20, al massimo 25. Nella prima prova i ragazzi presentano una scena con una spalla. Nella seconda un monologo. Chi ha superato le prime due prove passa alla terza, un laboratorio in cui si simula la vita in Accademia. Dopo tre anni si ottiene un diploma che vale come la laurea breve. Alla fine organizziamo master e corsi specializzati legati al mondo del lavoro. La peculiarità della nostra scuola è proprio il contatto con il teatro e il cinema in Italia e all’estero». Perché un aspirante attore deve iscriversi a una scuola di recitazione? «Per essere certo che la sua sia una passione vera e non un’infatuazione passeggera. Come il sacerdote verifica la sua vocazione in seminario, l’attore lo fa nei tre anni di scuola in cui lavora otto ore al giorno, anche il sabato, per undici mesi l’anno. La scuola inoltre serve a formarsi: il colpo di fortuna può capitare, ad esempio se hai un bel faccino puoi riuscire a girare un film. Ma se uno è preparato è più facile che la sua carriera sia duratura». Dopo la scuola che deve fare il giovane attore? «Se vuole fare cinema deve trovarsi un agente, mentre il teatro funziona soprattutto col passaparola. E deve accettare anche i piccoli ruoli, perché in questo modo si moltiplicano i rapporti nell’ambiente dello spettacolo: conosce e si fa conoscere. Se fa bene un piccolo ruolo, il regista si ricorda di lui e poi magari, al film successivo, gli offre una parte più importante». Come prepararsi per un provino? «Un attore deve sempre avere a disposizione due pezzi brevi – uno più leggero, uno più drammatico – in cui si sente forte. Ai provini, di solito, gli viene chiesto di recitare uno dei suoi cavalli di battaglia».
La Scuola nazionale di cinema di Roma, parte integrante del Centro sperimentale di cinematografia, è la più antica del mondo: fondata nel 1935, ha formato artisti come Arnoldo Foà e Claudia Cardinale. 
E’ unaMorricone, Madè, Tornatore e Scianna a Venezia con ”Baaria” scuola pubblica e per entrarci bisogna superare un concorso. Il presidente Marcello Foti: «La selezione è rigida, su 500-600 aspiranti allievi ne prendiamo al massimo 8. Il concorso si divide in tre fasi: nella prima selezioniamo i ragazzi in base al materiale da loro inviato: foto, studi, motivazioni, eccetera. Nella seconda affrontano un provino cinematografico recitando un pezzo di un film, un monologo, o una poesia. Chi supera la seconda fase passa alla terza che prevede la frequenza della scuola per un mese. I prescelti iniziano un corso triennale in cui si studia tutti i giorni dalle 9 alle 18, escluso il sabato e la domenica. La frequenza è obbligatoria». Cosa vedete nei ragazzi che superano il concorso? «Il talento. Intercettare il talento è complicato, ma il direttore del corso di recitazione è Giancarlo Giannini, dunque siamo in ottime mani. Da noi arrivano perlopiù ragazzi tra i 18 e i 20 anni, perciò non cerchiamo l’attore bravo: a 18 anni non puoi conoscere i trucchi del mestiere. Cerchiamo un ragazzo di talento. A farlo diventare bravo, poi, ci pensiamo noi. Negli ultimi anni abbiamo sfornato artisti come Carolina Crescentini e Riccardo Scamarcio». Questi ragazzi, che devono studiare tanto, non si scoraggiano di fronte al successo di gente che viene dai reality? «Quella è un’altra cosa. Si tratta di persone sfruttate per un periodo molto breve, finché il loro volto interessa al pubblico. L’unico caso di carriera duratura è quello di Luca Argentero. Per il resto si tratta di meteore». Quanto costa la scuola? «Poco: 1.500 euro all’anno, che non bastano neanche a coprire le spese della mensa». Che fanno i giovani attori finita la scuola? «Abbiamo una nostra società di casting che aiuta i ragazzi a entrare nel mondo del lavoro. Sono i produttori che vengono da noi, e non viceversa. Ad esempio Pupi Avati è venuto da noi per Il papà di Giovanna, e ha scelto Alba Rohrwacher».
«L’unica selezione che sostenni fu per entrare al Centro sperimentale di cinematografia. E fui bocciata» (Sabrina Ferilli).
Nel 1937 Alberto Sordi, allora 17enne, fu bocciato all’Accademia dei Filodrammatici per via dell’accento romanesco (dopo 62 anni, nel 1999, ricevette il diploma honoris causa).
«Appena terminata la scuola di recitazione occorre munirsi di un buon book fotografico (senza spendere cifre esagerate), stendere un breve curriculum e presentarsi a valide agenzie (non quelle che chiedono soldi). L’elenco completo di tutte le agenzie artistiche italiane è presente sull’Annuario degli attori» (www.mediatime.net).
«Un’inserzione su un giornale di piccoli annunci non è un modo per cercare attori o modelle. Le produzioni serie, quelle che si conoscono, non fanno così. E poi mai credere a chi chiede soldi. un raggiro vecchio come il mondo ma fa impressione quanta gente ancora ci casca». (Michele Placido).
Immagini di un casting«Quello dell’attore è un mestiere molto difficile, soprattutto in Italia. Ma se si ha questo fuoco sacro bisogna provare prima con una scuola e poi cercando il ruolo che possa evidenziare la propria capacità espressiva, anche se bisogna avere molta fortuna nel riuscire a interpretare questo tipo di ruoli. Non esiste un segreto o un modo per arrivare, riuscire è come fare tredici al Totocalcio» (Giancarlo Giannini) (tratto da: Sergio Fabi, Provini & audizioni. Come entrare nello star system, Gremese editore).
«Agli inizi ricoprivo ruoli talmente piccoli che a casa per riconoscermi dovevano fermare l’immagine» (Sabrina Ferilli).
In Italia i cachet degli attori sono tenuti accuratamente nascosti. L’agente Francesca Antinori: «Renderli pubblici sarebbe una violazione della privacy. Forse negli Usa li rendono noti perché lì tv e cinema sono industrie mai messe in discussione. Da noi vige una consuetudine antica. Non si è mai saputo quanto guadagnassero Alberto Sordi o Marcello Mastroianni. Forse è pudore per qualche cifra blu». Sta di fatto che se si parla di soldi il primo nome a saltare fuori è quello di Luca Zingaretti, principe dei guadagni tv grazie alle imprese del suo Montalbano. Il produttore Carlo Degli Esposti: «Luca prende tra i 200 e 300 mila euro a film. Un compenso quasi inferiore ad altri se si considera quanto renda Montalbano: a livello pubblicitario tra messe in onda e repliche la Rai ha guadagnato 150 milioni di euro. E poi ci sono anche attori italiani che costano più di lui». L’agente Giancarlo De Simone: «In generale nel fissare i cachet degli attori vige la regola di mercato: quanto più mi fai incassare in termini di ascolti e pubblicità tanto più ti pago». Così i nomi dei Paperoni coincidono con quelli più amati dal pubblico, da Raoul Bova a Sabrina Ferilli, da Lino Banfi a Claudio Amendola. Per una miniserie di eccellenza una star può prendere oltre 400 mila euro. «Discorso diverso per la lunga serialità: un attore medio è pagato sui 50 o 60 mila euro a puntata» aggiunge De Simone.
Lorenzo Flaherty dichiara senza remore i suoi compensi. «Per i Ris prendevo 800 mila euro. Per un film tv da 80 a 150 mila. Perché lo dico? Sarà il sangue anglosassone che mi scorre nelle vene».