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 2009  settembre 14 Lunedì calendario

Nessma, i segreti del Cav e di Tarak LA STORIA - Visto l’arrivo di Mediaset il paragone con l’Italia è d’obbligo: l’idea non può che essere quella di trasformare Nessma Tv in una specie di Italia 1 della sponda sud del Mediterraneo

Nessma, i segreti del Cav e di Tarak LA STORIA - Visto l’arrivo di Mediaset il paragone con l’Italia è d’obbligo: l’idea non può che essere quella di trasformare Nessma Tv in una specie di Italia 1 della sponda sud del Mediterraneo. Qui in Italia si è parlato del lancio di una nuova tv satellitare con l’ambizione di puntare a raccogliere quote crescenti di audience nei mercati emergenti del nord Africa: Egitto, Algeria, Tunisia, Libia, Marocco. E di fatto dalla scorsa primavera Mediaset e Tarak Ben Ammar, socio storico di Silvio Berlusconi, hanno preso ciascuno il 25% dell’emittente satellitare tunisina Nessma. Ma non si tratta di una start up: Nessma è infatti una tv satellitare che trasmette già da un paio d’anni. E’ stata infatti fondata a fine 2006 dai fratelli Ghazi e Nebil Karoui. Trasmette su Nile Sat, la Eutelsat egiziana che irradia circa 500 canali tv su tutta l’area del sud Mediterraneo e nei suoi primi due anni è stata fondamentalmente una tv di clip musicali e di programmi per il pubblico più giovane. Niente grandi ascolti, quelli sono appannaggio dei canali più tradizionali, sia via etere terrestre che via satellite, dominati da soap opera e film di produzione locale, informazione e molto spazio ai temi religiosi. Ma la globalizzazione non si è fermata tra le onde del canale di Sicilia e così come i telefonini stanno conquistando rapidamente anche gli utenti nordafricani i nuovi contenuti tv, i format che si basano sui reality e sulla partecipazione del pubblico attraverso il voto telefonico, stanno prendendo sempre più piede. E la seconda vita di Nessma comincia infatti dal successo di Star Academy, un format di Endemol che mandano in onda già da due anni e che non è altro che la versione magrebina di Amici di Maria De Filippi. Insomma, gli ingredienti ci sono tutti per iniziare a immaginare una svolta che arriva fino alle parti di Cologno Monzese. Sono anni che si dibatte sulla poca internazionalizzazione di Mediaset, presente di fatto solo in Italia e in Spagna. Mai decollati i sogni di ”colonizzare’ il Sud America, respinto in Germania nella corsa all’eredità Kirch, visto con sospetto in Gran Bretagna (e ben prima delle campagne giornalistiche di queste settimane), il Biscione tenta da molto tempo di rafforzare la sua presenza all’estero. E da qualche tempo questa ricerca sembra ancora più dipendente che non negli anni precedenti dalle rotte internazionali battute da Silvio Berlusconi. Circa un anno fa, prima dello scoppio della grande crisi economica, era stato visto circolare insistentemente per Mosca Angelo Codignoni, uno dei maggiori collaboratori del Cavaliere, probabilmente nel solco della sempre declamata amicizia con Vladimir Putin. Ma dall’Est non sono poi venute altre notizie. Ora spunta il Nord Africa. Il Biscione potrebbe insomma alla fine cercare il suo posto al sole tra i grandi della tv proprio su quella che in altri tempi era stata definita la ”quarta sponda’. Non conviene farsi ingannare più di tanto dai numeri. Nel nuovo assetto societario di Nessma Tv Mediaset ha solo il 25%: apparentemente poco accanto al 50% dei fratelli Karoui. Ma l’unità di intenti storica tra la famiglia Berlusconi e Ben Ammar, che ha l’altro 25% tramite la sua Prima Tv, lascia immaginare che questa potrebbe di fatto essere una joint venture paritaria. Ma che tipo di sviluppo potrebbero avere le strategie africane di Mediaset? La più ovvia è anche la più sostanziale e probabile: mettere piede nel mercato pubblicitario di questi nuovi mercati. «Oggi, tutto assieme, il valore economico della tv dei mercati nordafricani è stimabile appena sotto i 400 milioni di euro: è quindi un decimo della torta pubblicitaria della tv italiana. Ma sono mercati da cui tutti si attendono una sostanziale crescita». spiega Augusto Preta, direttore generale di ItMedia Consulting. Meno probabile o comunque di grado inferiore il tipo di apporto che potrebbe arrivare dalla cessione di programmi e contenuti. Intanto perché per questo c’è già Endemol, poi perché i diritti internazionali sui contenuti vengono trattati sui singoli mercati (anche se più si è ”pesanti’ quando si va a trattare con le grandi major d’oltreoceano e meglio si viene trattati). E infine perché è vero che Nessma si rivolge a un pubblico giovane, che già usa telefonini e scarica mp3 e suonerie, ma il salto culturale tra il mondo europeo e quello magrebino non è facilissimo. E soprattutto non è niente affatto scontato. Di Nessma tv si sa ancora piuttosto poco. Lo stesso Copeam, l’organizzazione internazionale che raggruppa le maggiori emittenti dei paesi del Mediterraneo con l’obiettivo di creare una cultura comune di scambio e di collaborazione, sta iniziando appena adesso a muoversi e a cercare contatti con la tv tunisina. Tra le notizie che circolano sui media locali in lingua francese e inglese già si parla del progetto di infrangere uno dei tabu storici nella cultura televisiva di quei paesi iniziando a trasmettere qualche primo timido film vietato ”ai minori di 16 anni’: un divieto a quanto sembra più dettato da certa crudezza giovanile del linguaggio che a scene erotiche esplicite. Si vedrà. Intanto circolano anche le prime cifre sull’audience. Non sono ancora cifre ufficiali: si tratta, anche laggiù, di un sondaggio i cui numeri sono stati fatti circolare da Nessma in rete. Parlano di un ”tasso di penetrazione’ del 38% in Marocco, del 34% in Tunisia e appena del 15% in Algeria. L’indicatore è quanto mai vago: può riferirsi al grado di conoscenza da parte degli spettatori, o, nel migliore dei casi, a quanti hanno dichiarato di vedere più o meno regolarmente qualche programma. Non si sa. Prendendo per buoni questi numeri, la situazione è interessante: il Marocco è il maggiore dei mercati pubblicitari magrebini, e l’Algeria è quello più arretrato (e infatti sembra che ci sia stato un crollo di ascolti in concomitanza con l’inizio del Ramadan). La Libia non compare nemmeno nelle rilevazioni. Il cuore della scommessa di Nessma è però in questa fase saldamente nelle mani dei fratelli Karoui. Mediaset potrà apportare più soldi che altro. Sono i due Karoui che hanno ideato la scommessa di una tv di tutto il Maghreb: non più un emittente che si rivolga ad un mercato locale alla volta ma che provi a costruire una realtà più articolata. Per farlo i due Karoui stanno cercando di creare prodotti in grado di comunicare un senso di appartenenza ad una collettività più ampia: magrebina, appunto, piuttosto che tunisina, o marocchina e così via. E per farlo dovranno investire su fiction prodotte ex novo mischiando temi e soprattutto attori presi un po’ da tutti i paesi dell’area e cercando di scrollarsi di dosso la nomea di canale che trasmette soprattutto film comprati in Turchia. Potrebbe rivelarsi una scommessa vincente, ma sarà anche costosa.