Giuseppe Baldassarro, la Repubblica 14/09/2009, 14 settembre 2009
Navi dei veleni, caccia a decine di relitti - Il primo riscontro è stato trovato, ora occorre andare e trovare tutte le «navi a perdere»
Navi dei veleni, caccia a decine di relitti - Il primo riscontro è stato trovato, ora occorre andare e trovare tutte le «navi a perdere». Sui fondali ce ne sono tante, qualcuno dice decine. Affondate, dagli uomini della ”ndrangheta su commissione di faccendieri e massoni, con la complicità di politici e uomini dei servizi deviati. Carichi di morte raccontati dal pentito Francesco Fonti in una serie di interrogatori resi a partire dal marzo del 2004. Rifiuti tossici e radioattivi simili, secondo il collaboratore, a quelli che molto probabilmente sono custoditi nella pancia della Cunsky, il mercantile ritrovato sabato da un robot della regione Calabria davanti alla costa di Cetraro in provincia di Cosenza. Un cargo che lo stesso Fonti ha indicato alla Procura di Paola, titolare dell´inchiesta, ammettendo di averlo fatto affondare con l´esplosivo nel ´92. Nella sua stiva ci sono 120 fusti velenosi. Una minuzia rispetto alle migliaia di «bidoni da duecento litri, interrati in mezzo mondo o fatti inabissare». la prova che l´indagine condotta nei primi anni ´90 dall´allora pm Francesco Neri era solida. «C´era tutto», dice oggi il magistrato. Ma fu archiviata dalla Dda di Reggio Calabria, «perché mancava il corpo del reato». Le navi non erano state trovate. «Allora non ebbi i mezzi economici e tecnici per le ricerche – ricorda Neri – si lavorava in un clima difficile. Se escludiamo il procuratore Francesco Scuderi e alcuni uomini delle forze dell´ordine, rimasi solo. Dissero che andavo a caccia di streghe e che i miei erano teoremi». L´inchiesta di Neri ruotava attorno alla scomparsa di 180 navi. A dicembre del ´95, il giorno in cui il suo investigatore di punta, il capitano Natale De Grazia, morì «d´infarto», a 38 anni, dopo aver preso un caffé in autostrada, stava andando a La Spezia per recuperare i piani di carico di decine di mercantili. Carte che scomparvero successivamente a causa dell´allagamento di alcuni uffici. De Grazia è l´ufficiale che trovò a casa dell´ingegner Giorgio Comerio il certificato di morte, poi sparito, di Ilaria Alpi. Al faccendiere, ora irreperibile, Neri era arrivato dopo lo spiaggiamento della Jolly Rosso ad Amantea. La stiva era stata svuotata, ma sulla plancia era stati trovati documenti della Old, società di cui era titolare. A casa dell´ingegnere fu anche sequestrata un´agenda nella quale sulla pagina del 21 settembre del 1987 aveva scritto «persa la nave». La data è la stessa dell´affondamento del cargo Rigel, affondato davanti le coste di Capo Spartivento. Dice Fonti: «Comerio era un personaggio di livello nazionale, che era stato incaricato dal governo di trovare un modo di seppellire sul fondo del mare i fanghi radioattivi. Ad un certo punto il governo lo bloccò e lui andò avanti per conto suo». Comerio è dunque un uomo chiave. I clan invece gli esecutori materiali. Il pentito parla di «compensi miliardari per i servigi dei boss» e indica con precisione le ”ndrine interessate: «I Romeo, i Pelle, gli Iamonte, i Muto, i Piromalli, i Mancuso». E ancora: «Loro avevano il problema di smaltire i rifiuti e noi avevamo i mezzi per farlo».