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 2009  settembre 12 Sabato calendario

TUTTO ESAURITO NELLE CARCERI EUROPEE

Le carceri europee scoppiano. Il vecchio continente non ce la fa a tenere il passo di politiche orientate sempre di più alla carcerizzazione, che spesso si rivelano un boomerang per la sicurezza e per le casse dello stato. Nelle prigioni dei 47 paesi che fanno parte del Consiglio d’Europa ci sono 1,8 milioni di detenuti. L’Europa dei 27 tiene in cella, in custodia cautelare - quindi in attesa di una sentenza definitiva 130mila persone. Un quarto dei quali si trovano in Italia.
Il sovraffollamento è diventato una vera emergenza, contro cui si sperimentano rimedi di ogni genere: dalle liste d’attesa per i detenuti meno pericolosi al braccialetto elettronico. Alcune funzionano, altre no. C’è chi, come l’Italia, punta sull’edilizia carceraria e chi osa di più, come il Portogallo, cambiando politicae dando spazio alle misure alternative, che non producono consensi ma riducono la recidiva. Strada seguita anche oltreoceano. L’America, per decenni patria della "tolleranza zero", a causa della crisi finanziaria non solo non costruisce più prigioni, ma ne chiude e azzarda sanzioni più miti. Alla California di Arnold Schwarzenegger una corte federale ha imposto di alleggerire le carceri entro tre anni: ci sono 55mila detenuti che, a causa del sovraffollamento, vivono in condizioni illegittime e pericolose per la salute. Impossibile costruire nuove prigioni per uno stato con 40 milioni di dollari di deficit. Dunque, non resta che puntare su misure alternative e programmi di reinserimento, meno costosi e più vantaggiosi per la sicurezza, ha suggerito la corte.
Il sovraffollamento delle galere, insomma, è diventato un problema globale. L’Europa si sta mobilitando, anche perché sono arrivate le prime condanne per «trattamenti inumani e degradanti » nei confronti dei paesi che non garantiscono ai detenuti uno spazio vitale minimo di almeno tre metri quadrati: l’Italia ha guadagnato la prima, con tanto di risarcimento danni al detenuto, e altri 100 ricorsi stanno già prendendo la via di Strasburgo.
Proprio ieri si è conclusa a Edimburgo la conferenza dei direttori delle amministrazioni penitenziarie degli stati del Consiglio d’Europa, in cui è stato fatto il punto della situazione a 10 anni di distanza dal primo allarme sul sovraffollamento. Il quadro non è confortante. «Gli impegni presi dieci anni fa - osserva Mauro Palma, presidente del comitato contro la tortura del Consiglio d’Europa, che oggi ha tirato le fila dei tre giorni di lavoro- prevedevano che non si puntasse sulle politiche di edilizia carceraria, ma su un minor ricorso alla sanzione penale e un maggior uso di misure alternative, rendendole leggibili all’esterno come vere e proprie sanzioni che accompagnano il detenuto verso il reinserimento nella società, che venisse limitato il ricorso alla custodia cautelare e che si mettesse mano alla riforma dei codici penali ». Impegni rimasti in gran parte sulla carta.
Pochi i casi virtuosi. Il Portogallo, in 10 anni, ha ridotto da 14.500 a 11mila il numero dei detenuti grazie a una riforma penale approvata nel 2007 e all’introduzione di due misure alternative: il lavoro di interesse generale per chi è condannato a pene fino a due anni e la messa alla prova per i sex offender (reati sessuali) condannati fino a cinque anni. Lisbona, in controtendenza rispetto ai partner europei, ha anche esteso la liberazione condizionale, che quasi ovunque si riduce sulla spinta di un’opinione pubblica sempre più preoccupata della sicurezza e, perciò, diffidente verso misure che percepisce come " premiali".
Coraggiosa anche la Norvegia, che ha introdotto le liste d’attesa per chi ha commesso reati meno gravi; mentre in Francia le varie misure alternative adottate ( compreso il braccialetto elettronico) non hanno eliminato il problema del sovraffollamento (e soprattutto della vivibilità delle carceri, dove c’è un altissimo tasso di suicidi) ma hanno evitato il tracollo: il primo gennaio 2009 gli ospiti delle galere francesi erano 62.252 (circa 20mila in più dei posti regolamentari) ma si contavano anche 159.232 persone in misura alternativa.
In Italia le misure alternative registrano il minimo storico (poco più di 9mila) e il sovraffollamento ha toccato punte record nella storia repubblicana: i detenuti sono 64mila, 20mila più dei posti regolamentari, e il 54% sta dentro in custodia cautelare. Dal 1999 al 2009 i detenuti in attesa di giudizio sono aumentati del 70% e Roma ha, nella vecchia Europa, il primato del ricorso al carcere preventivo, che negli altri stati è compresa tra il 22 e il 26 per cento. Peggio stanno soltanto i paesi dell’est, sebbene nelle loro statistiche siano registrati anche i fermi di polizia.
Il sovraffollamento resta una piaga comune. Un tema troppo spesso affrontato in chiave difensiva. Basti dire che a Edimburgo c’è stato un esilarante dibattito sulla necessità di calcolare o meno il gabinetto nello spazio minimo da garantire ai detenuti di celle multiple.