F.Sem., La Stampa 13/9/2009, 13 settembre 2009
L’Iran non esclude l’avvio di colloqui con le potenze occidentali sul dossier nucleare ma solo se le condizioni poste dai suoi interlocutori saranno «serie e ragionevoli»
L’Iran non esclude l’avvio di colloqui con le potenze occidentali sul dossier nucleare ma solo se le condizioni poste dai suoi interlocutori saranno «serie e ragionevoli». L’annuncio arriva dal ministro degli Esteri di Teheran, Manouchehr Mottaki, e rappresenta una novità rispetto alla linea intransigente dietro la quale si era trincerata sino a ieri la Repubblica islamica. «Se le condizioni saranno mature ci sarà la possibilità di affrontare il nodo del nucleare» con gli Stati Uniti e i loro alleati, avverte il capo della diplomazia iraniana a margine di un incontro con l’omologo turco. L’apertura di Mottaki giunge all’indomani del «sì» di Washington e dei suoi partner alla proposta di «dialogo allargato» ma senza dossier nucleare avanzata da Teheran. «Se il governo iraniano vuole partecipare ai negoziati seri troverà degli interlocutori negli Usa e negli altri Paesi del 5+1»,(Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), spiega il portavoce del dipartimento di Stato, P.J. Crowley, confermando la richiesta di un incontro urgente fatta ieri all’Iran dal Gruppo Cinque più Uno. Sebbene orfano del dossier, secondo Crowley, il colloquio non deve essere rifiutato anche perché «la questione potrebbe essere sollevata in seconda battuta». A ribadire la posizione tradizionale di Teheran è poco dopo il ministro della Difesa, Ahmadi Vahidi, il quale spiega come l’Iran non vuole dotarsi dell’atomica «anche perché considera la costruzione di armi di distruzione di massa contraria ai principi religiosi, umani e nazionali». Infine arriva l’intervento di Mottaki il quale sebbene sottolineando che il governo non scenderà a compromessi «sui suoi diritti inalienabili» parla poi di «possibile confronto sul dossier nucleare» sulla base del «pacchetto» proposto mercoledì. La proposta sul disarmo nucleare di Teheran contenuta nel pacchetto assieme un’agenda di dialogo si vari temi, tra cui Afghanistan, Iraq e terrorismo, è considerata «deludente» sia da Bruxelles che da Washington che tuttavia hanno deciso di mettere alla prova la reale volontà di dialogo di Teheran. Il presidente Barack Obama e gli alleati europei hanno concesso a Teheran tempo sino alla fine di Settembre (in coincidenza dei lavori annuali dell’Assemblea Generale Onu) per sospendere le attività, e in caso di mancato adempimento scatteranno sanzioni molto severe. Di apertura si parla anche nel caso del dossier nordcoreano: il dipartimento di Stato si è detto pronto a tenere colloqui diretti con la Corea del nord per riavviare negoziati multilaterali sul programma nucleare di Pyongyang. In un primo tempo gli Usa avevano affermato che era imprescindibile l’impegno di Pyongyang per la ripresa dei colloqui multilaterali, compresi eventuali contatti bilaterali da inquadrare esclusivamente nel negoziato a sei (le due Coree, Cina, Usa Russia e Giappone). L’opposizione repubblicana parla di resa dell’amministrazione e di fallimento del sestetto, ma Foggy Bottom nega un cambiamento di rotta e precisa che un eventuale confronto bilaterale, appoggiato anche da Seul, deve condurre Pyongyang a negoziare su un piano multilaterale. La Corea del nord ha inoltre esteso l’invito all’inviato Usa, Stephen Bosworth, di visitare Pyongyang in vista di un primo contatto. Intanto a Washington il vicepresidente Joe Biden ha visto il presidente del Parlamento cinese e numero due del Partito comunista, Wu Bangguo, affrontando la questione del nucleare nordcoreano in vista dei lavori dell’Onu. E proprio al Palazzo di Vetro è già in circolazione una bozza del piano americano di disarmo nucleare «completo e sotto rigidi controlli internazionali», che gli Stati Uniti puntano a far adottare dai 15 membri del Consiglio di sicurezza nella riunione del 24 settembre presieduta dal presidente Barack Obama./ Stampa Articolo