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 2009  settembre 13 Domenica calendario

Il film di Placido visto da destra: Croppi lo difende ”68 «Quel sogno era anche nostro» «Nonostante i giornali non lo ab­biano trattato bene, ’Il grande so­gno’ mi è piaciuto molto, anche per la sceneggiatura molto accurata

Il film di Placido visto da destra: Croppi lo difende ”68 «Quel sogno era anche nostro» «Nonostante i giornali non lo ab­biano trattato bene, ’Il grande so­gno’ mi è piaciuto molto, anche per la sceneggiatura molto accurata. Si legge dietro le immagini l’ampia bi­bliografia utilizzata». Così Umberto Croppi, assessore capitolino alla cul­tura, all’indomani dell’arrivo nelle sa­le del film di Michele Placido, ha deci­so di aprire un dibattito sul Sessantot­to: «Mario Capanna mi ha già dato la sua disponibilità. Spero che venga Placido. E ho un elenco di altri nomi da invitare, di sinistra e di destra». Quello che Croppi ha in mente è ri­visitare il movimento che fu il gran­de sogno di una generazione parten­do proprio dal film e da un episodio che nel film, secondo lui, è stato rac­contato solo in parte: quello de­gli scontri a Valle Giulia tra studen­ti e polizia. «Quel­la manifestazione - dice Croppi - fu organizzata di co­mune accordo tra studenti di sini­stra e studenti di destra. Per anni questa verità è stata rimossa da entrambe le par­ti. E anche nel film di Placido i fascisti, come ve­nivano chiamati allora, nel corteo di Valle Giulia non ci sono. Ma la prima fila, quella che poi si trovò corpo a corpo nello scontro con i poli­ziotti, era formata tutta da fascisti, le potrei fare l’elenco». E snocciola a me­moria uno dopo l’altro: «Guido Pa­glia e Massimo Magliaro, Stefano Del­le Chiaie e Giampiero Rubei, Ruggero Bianchi e Maurizio Messina, Ugo Gau­denzi e Mario Merlino». L’assessore, che in quel periodo aveva appena dieci anni, si è però do­cumentato negli anni successivi e ha ricostruito l’episodio nei minimi det­tagli: «Ci fu un grande appuntamen­to a Trinità dei Monti, concordato tra le organizzazioni di entrambi gli schieramneti, per stabilire le modali­tà del corteo. Fu fatta una colletta per comprare le uova e i pomodori da lan­ciare contro la polizia che presidiava Architettura. Si decise di non portare bandiere, per non creare contrasti al­l’interno della manifestazione, dato che solo i capi sapevano degli accor­di. Si decisero anche gli slogan: quelli su Che Guevara erano comuni, poi ognuno poteva gridare i suoi. A Valle Giulia i celerini sbarravano la strada e si lanciarono nella prima carica. I fa­scisti in prima fila non si tirarono in­dietro e furono loro a far capire agli altri che si poteva reagire, non solo prendere le botte. Il problema dei fa­scisti, in quel momento, non se lo po­neva nessuno. Lo dico perché, rispet­to a Valle Giulia, nella destra si è co­struito il mito dell’occasione perdu­ta ». Dice che gli obiettivi e i valori era­no gli stessi nei due schieramenti. «Un esempio: nel film si vedono i ra­gazzi che girano in bicicletta sul tetto dell’università e parlano della parità tra studenti e docenti. Io ricordo che una delle prime rivendicazioni che il Fuan (l’organizzaione universitaria del Msi ndr ) mi insegnò appena en­trato fu ’Universitas studentorum ac professorum’, prima gli studenti poi i professori. Tutti, indistintamente dal colore politico, sentivano che quel tipo di scuola, di famiglia, di so­cietà, si era estinto, che bisognava an­dare oltre». E la spaccatura? Per Croppi avven­ne pochi giorni dopo Valle Giulia: «In quel momento in Italia c’erano venti università occupate da studenti di de­stra o di sinistra. Ogni gruppo aveva scelto le facoltà dove era in maggio­ranza. A Roma i fascisti occuparono Giuripsrudenza, quelli di sinistra Let­tere e Filosofia. Ma si facevano anche assemblee comuni, dove si leggeva­no Evola e Marcuse. Questa situazio­ne cominciava ad essere imbarazzan­te per i vertici del Msi. Ci fu un richia­mo all’ordine anche da parte della Dc e Michelini, che era segretario del Msi, mandò Almirante con qualche centinaio di persone arrivate da tutta Italia a convincere gli studenti di Giu­risprudenza a terminare l’occupazio­ne e liberare la facoltà di Lettere. I fa­scisti si spaccarono in tre gruppi: una parte andò a difendere gli studenti di Filosofia, un’altra si sedette sulle sca­le del Rettorato esprimendo neutrali­tà, una terza diede l’assalto a Lettere, ebbe la peggio e si dovette barricare dentro Giurisprudenza, da dove tirò un banco in testa a Scalzone. Da que­sta spaccatura cominciò la diaspora che portò tanta gente di destra a iscri­versi nei partiti di sinistra». Ma Crop­pi crede che il Sessantotto non è sta­to solo un’illusione: « stato un mo­mento carico di domande. Oggi tutti danno risposte, io vorrei riportare l’attenzione alle domande». Lauretta Colonnelli