Barbara Spinelli, La Stampa 13/9/2009, 13 settembre 2009
...Come si sopprime il tempo? Trasformando la storia lunga in una successione di verbali scoppi rivoluzionari senza seguito, e il leader in prestigiatore carismatico onnipotente
...Come si sopprime il tempo? Trasformando la storia lunga in una successione di verbali scoppi rivoluzionari senza seguito, e il leader in prestigiatore carismatico onnipotente. La soppressione del tempo è compiuta da un re che non si cura delle istituzioni, fiero della propria corona ma ignaro di come i regni durino solo se si distingue tra corpo deperibile del monarca e permanere eterno della Corona [...] La soppressione del tempo accade con la complicità di molti, perché sono molti, in tutti i partiti, ad aver interiorizzato il pensar breve, anzi brevissimo. Non mancano le eccezioni, e grazie alla crisi c’è chi tenta un cambio di rotta. Può apparire paradossale, ma due persone diverse come Obama e Fini allungano lo sguardo, provano a restaurare il tempo. Pur impensierito dal voto di metà mandato, Obama non smette d’insistere sui disastri dei tempi brevi, sull’obbligo di «costruire il futuro». significativo che Fini abbia dato vita a una Fondazione che usa parole analoghe, «Fare futuro», e che i tempi lunghi siano un suo pensiero dominante. Società e classi dirigenti riluttano a questo apprendistato. Soprattutto in Italia, Obama è dato per spacciato (i giornali già annunciano il «naufragio della riforma sanitaria») come si dava per spacciato ogni giorno Prodi. Alla furia borsistica dell’istante Obama risponde, nel discorso alle Camere del 9 settembre: «Troppi hanno usato / come occasione per assicurarsi punti di vantaggio nel breve periodo, anche se così facendo derubano il paese dell’opportunità di risolvere una sfida di lungo termine». E conclude: «Non è quello che ci proponevamo di fare venendo qui. Non siamo venuti qui per aver paura del futuro». L’uccisione del tempo ha i suoi conformisti, anche tra chi critica il governo. Anch’essi accumulano vantaggi brevi, trascurano l’arduo durare. Il caso Fini è così importante perché svela la permanenza, ben oltre la destra, dello sguardo tattico, corto. Non sono solo i giornali del premier a scagliarsi contro il presidente della Camera. Una più ampia platea reputa velleitarie le sue parole e proposte: perché le giudica prive di immediati consensi. Quante «divisioni» ha Fini? vien chiesto: è vista corta anche questa. Fini e FareFuturo sono minoritari a destra perché guardano oltre, lontano. Qui è la loro forza, che per molti è debolezza. Sono tanti a difendere uno status quo che garantisce popolarità e profitti, subito. Anche l’Unione Europea fu pensata con sguardo lungo, e derisa da chi lo aveva corto. l’inerte saldezza dei vecchi ordini, descritta da Machiavelli nel Principe: «E debbesi considerare, come non è cosa più difficile a trattare, né più dubbia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo ad introdurre nuovi ordini. Perché l’introduttore ha per nemici tutti coloro che degli ordini vecchi fanno bene, e tepidi difensori tutti quelli che degli ordini nuovi farebbono bene». L’ordine vecchio rincuora, ma è dal nuovo che verranno i benefici.[...]...