Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 13 Domenica calendario

Mari Due cargo partiti dalla Corea: in Olanda risparmiando 4.000 miglia La rotta del ghiaccio sparito Le navi passano a Nord Est Dall’Asia all’Europa, la storica traversata dell’Artico Cominciamo dalla buona notizia: si può partire in nave (con una nor­male nave commerciale) dall’Olan­da e arrivare in Giappone via Nord-est

Mari Due cargo partiti dalla Corea: in Olanda risparmiando 4.000 miglia La rotta del ghiaccio sparito Le navi passano a Nord Est Dall’Asia all’Europa, la storica traversata dell’Artico Cominciamo dalla buona notizia: si può partire in nave (con una nor­male nave commerciale) dall’Olan­da e arrivare in Giappone via Nord-est. O, al contrario, si può navi­gare dall’Asia all’Europa senza passa­re per l’Oceano Indiano e risalire lun­go il Canale di Suez. Più o meno quattromila miglia nautiche rispar­miate. Dieci giorni di navigazione in meno. Bene, quindi. Ma c’è un’altra faccia della medaglia (la notizia cattiva) ed è che tut­to questo è possibile perché il riscaldamento globale ha costretto i ghiacci dell’Arti­co a ritirarsi. E non di po­co. Male, dunque. La domanda è: esultare per l’apertura della nuova rotta attraverso il mitico passaggio a Nord-est, op­pure pregare che il ghiac­cio torni a pretendere gli spazi occupati da sempre? Di sicuro esultano i diri­genti della compagnia tede­sca Beluga, protagonista in­volontaria di un evento sto­rico: due dei suoi cargo, il Fra­ternity e il Foresight partite dalla Corea del Sud, per la pri­ma volta nella storia hanno attra­versato lo stretto di Bering come se niente fosse. Non il rompighiac­cio al lavoro, non la banchisa a ren­dere difficile il passaggio, men che meno la coperta glaciale dell’Artico. Le due navi commerciali, cariche di 3.500 tonnellate di materiali da co­struzione, hanno passato i punti cri­tici senza intoppi e adesso sono in rotta verso l’Olanda, in queste ore fra gli iceberg dell’Artico. «In effetti è il riscaldamento glo­bale ad averci fatto pensare alla pos­sibilità di questa rotta» ammettono dalla società a Brema. E fanno nota­re la contropartita: la rotta a Nord-Est consentirà di risparmiare grandi quantità di carburante e limi­tare le emissioni di CO2 (anidride carbonica). Il presidente Niels Stol­berg ne fa una questione di profes­sionalità: «Siamo orgogliosi di esse­re i primi a transitare con successo dal leggendario passaggio a Nord-est. Esserci riusciti senza inci­denti è il risultato di una preparazio­ne accurata dei nostri capitani, dei meteorologi e dell’equipaggio». La Russia guarda con favore all’inaugu­razione della «via di Bering» speran­do che per i mercantili il passaggio artico (attraverso le sue acque terri­toriali) diventi alternativa estiva al Canale di Suez, per palesi motivi eco­nomici. Prevedibile la preoccupazione de­gli ambientalisti e degli studiosi di glaciologia. Ora: che la calotta glacia­le artica fosse in ritirata da anni è co­sa nota, che lo fosse in modo così «inquietante» – per dirla con il se­gretario generale dell’Onu Ban Ki-moon – era meno evidente. Tan­to si è allarmato, Ban Ki-moon, che dopo la sua recente visita all’arcipela­go delle Svalbard ha lanciato un «ap­pello urgente al mondo». «L’Artico – dice – è come un canarino in una miniera di carbone: è un allar­me per il clima del pianeta. O agia­mo velocemente o rimpiangeremo amaramente di non averlo fatto». Il corridoio di mare usato dal Fra­ternity e dal Foresight è quello indi­cato in questi ultimi anni da molti esperti della navigazione che aveva­no segnalato un varco nei ghiacci pe­renni. E, a dirla tutta, il record delle due navi vale doppio perché è la pri­ma volta nella storia della marina commerciale moderna che qualcuno percorre sia lo stretto di Bering, a Nord-est, sia il passaggio a Nord-Ovest (nell’Artico canadese). Dall’Oceano Pacifico e quello Atlanti­co non c’è più lo sbarramento di ghiaccio davanti al quale si sono ar­resi grandi esploratori d’inizio Otto­cento o i tanti capitani che fino a ie­ri, per raggiungere il Mediterraneo dall’Oriente, hanno puntato dritto verso il golfo di Aden e il Canale di Suez. Il primo uomo che tentò di percor­rere il passaggio a Nord-est fu l’in­glese Hugh Willoughby. Nel 1553 guidò una spedizione che riuscì a raggiungere la Lapponia al costo del­la vita: equipaggio e capitano mori­rono congelati, furono trovati un an­no dopo da un pescatore russo. Il primo a percorrere completa­mente il passaggio fu invece l’esplo­ratore svedese Adolf Erik Norden­skiöl che partì da Göteborg il 4 lu­glio 1878. A bordo della sua balenie­ra a vapore, la «Vega» c’era anche l’italiano Giacomo Bove. La nave ri­mase intrappolata nel ghiaccio pro­prio vicino allo stretto di Bering, per dieci mesi, ma alla fine l’impresa riu­scì: la Vega approdò nelle acque del Pacifico e arrivò al porto di Yokoha­ma. Era il 1879. Fra il ghiaccio e la terra non c’era quell’«oceano blu» raccontato ieri dagli equipaggi dei mercantili Beluga. E il canarino di Ban Ki-moon non era ancora nella miniera di carbone. Giusi Fasano *** Il passaggio e la storia Il primo tentativo nel 1553 con la spedizione inglese 1Il britannico Hug Willoughby fu il capo della prima spedizione che cercò a Nord-est il passaggio fra l’Europa e l’Asia. Era il 1553. La sua nave rimase bloccata fra i ghiacci, lui e i suoi uomini morirono congelati Uno svedese aprì la strada partendo da Göteborg Il primo esploratore che percorse completamente il passaggio fu lo svedese Adolf Erik Nordenskiöl che partì da Göteborg il 4 luglio 1878. La sua baleniera a vapore, la «Vega» arrivò nel porto di Yokohama L’italiano Giacomo Bove nella missione del successo Sulla baleniera «Vega», a condividere il successo del primo attraversamento dello stretto di Bering e l’angoscia dei dieci mesi passati in trappola, nel ghiaccio, c’era anche l’italiano Giacomo Bove La prima volta dei cargo nel passaggio senza ghiaccio Due mercantili tedeschi approderanno nei prossimi giorni a Rotterdam, Olanda. Arrivano dalla Corea del Sud e hanno attraversato il passaggio a Nord-est senza problemi perché il ghiaccio perenne non c’è più