Giusi Fasano, Corriere della Sera 13/9/2009, 13 settembre 2009
Mari Due cargo partiti dalla Corea: in Olanda risparmiando 4.000 miglia La rotta del ghiaccio sparito Le navi passano a Nord Est Dall’Asia all’Europa, la storica traversata dell’Artico Cominciamo dalla buona notizia: si può partire in nave (con una normale nave commerciale) dall’Olanda e arrivare in Giappone via Nord-est
Mari Due cargo partiti dalla Corea: in Olanda risparmiando 4.000 miglia La rotta del ghiaccio sparito Le navi passano a Nord Est Dall’Asia all’Europa, la storica traversata dell’Artico Cominciamo dalla buona notizia: si può partire in nave (con una normale nave commerciale) dall’Olanda e arrivare in Giappone via Nord-est. O, al contrario, si può navigare dall’Asia all’Europa senza passare per l’Oceano Indiano e risalire lungo il Canale di Suez. Più o meno quattromila miglia nautiche risparmiate. Dieci giorni di navigazione in meno. Bene, quindi. Ma c’è un’altra faccia della medaglia (la notizia cattiva) ed è che tutto questo è possibile perché il riscaldamento globale ha costretto i ghiacci dell’Artico a ritirarsi. E non di poco. Male, dunque. La domanda è: esultare per l’apertura della nuova rotta attraverso il mitico passaggio a Nord-est, oppure pregare che il ghiaccio torni a pretendere gli spazi occupati da sempre? Di sicuro esultano i dirigenti della compagnia tedesca Beluga, protagonista involontaria di un evento storico: due dei suoi cargo, il Fraternity e il Foresight partite dalla Corea del Sud, per la prima volta nella storia hanno attraversato lo stretto di Bering come se niente fosse. Non il rompighiaccio al lavoro, non la banchisa a rendere difficile il passaggio, men che meno la coperta glaciale dell’Artico. Le due navi commerciali, cariche di 3.500 tonnellate di materiali da costruzione, hanno passato i punti critici senza intoppi e adesso sono in rotta verso l’Olanda, in queste ore fra gli iceberg dell’Artico. «In effetti è il riscaldamento globale ad averci fatto pensare alla possibilità di questa rotta» ammettono dalla società a Brema. E fanno notare la contropartita: la rotta a Nord-Est consentirà di risparmiare grandi quantità di carburante e limitare le emissioni di CO2 (anidride carbonica). Il presidente Niels Stolberg ne fa una questione di professionalità: «Siamo orgogliosi di essere i primi a transitare con successo dal leggendario passaggio a Nord-est. Esserci riusciti senza incidenti è il risultato di una preparazione accurata dei nostri capitani, dei meteorologi e dell’equipaggio». La Russia guarda con favore all’inaugurazione della «via di Bering» sperando che per i mercantili il passaggio artico (attraverso le sue acque territoriali) diventi alternativa estiva al Canale di Suez, per palesi motivi economici. Prevedibile la preoccupazione degli ambientalisti e degli studiosi di glaciologia. Ora: che la calotta glaciale artica fosse in ritirata da anni è cosa nota, che lo fosse in modo così «inquietante» – per dirla con il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon – era meno evidente. Tanto si è allarmato, Ban Ki-moon, che dopo la sua recente visita all’arcipelago delle Svalbard ha lanciato un «appello urgente al mondo». «L’Artico – dice – è come un canarino in una miniera di carbone: è un allarme per il clima del pianeta. O agiamo velocemente o rimpiangeremo amaramente di non averlo fatto». Il corridoio di mare usato dal Fraternity e dal Foresight è quello indicato in questi ultimi anni da molti esperti della navigazione che avevano segnalato un varco nei ghiacci perenni. E, a dirla tutta, il record delle due navi vale doppio perché è la prima volta nella storia della marina commerciale moderna che qualcuno percorre sia lo stretto di Bering, a Nord-est, sia il passaggio a Nord-Ovest (nell’Artico canadese). Dall’Oceano Pacifico e quello Atlantico non c’è più lo sbarramento di ghiaccio davanti al quale si sono arresi grandi esploratori d’inizio Ottocento o i tanti capitani che fino a ieri, per raggiungere il Mediterraneo dall’Oriente, hanno puntato dritto verso il golfo di Aden e il Canale di Suez. Il primo uomo che tentò di percorrere il passaggio a Nord-est fu l’inglese Hugh Willoughby. Nel 1553 guidò una spedizione che riuscì a raggiungere la Lapponia al costo della vita: equipaggio e capitano morirono congelati, furono trovati un anno dopo da un pescatore russo. Il primo a percorrere completamente il passaggio fu invece l’esploratore svedese Adolf Erik Nordenskiöl che partì da Göteborg il 4 luglio 1878. A bordo della sua baleniera a vapore, la «Vega» c’era anche l’italiano Giacomo Bove. La nave rimase intrappolata nel ghiaccio proprio vicino allo stretto di Bering, per dieci mesi, ma alla fine l’impresa riuscì: la Vega approdò nelle acque del Pacifico e arrivò al porto di Yokohama. Era il 1879. Fra il ghiaccio e la terra non c’era quell’«oceano blu» raccontato ieri dagli equipaggi dei mercantili Beluga. E il canarino di Ban Ki-moon non era ancora nella miniera di carbone. Giusi Fasano *** Il passaggio e la storia Il primo tentativo nel 1553 con la spedizione inglese 1Il britannico Hug Willoughby fu il capo della prima spedizione che cercò a Nord-est il passaggio fra l’Europa e l’Asia. Era il 1553. La sua nave rimase bloccata fra i ghiacci, lui e i suoi uomini morirono congelati Uno svedese aprì la strada partendo da Göteborg Il primo esploratore che percorse completamente il passaggio fu lo svedese Adolf Erik Nordenskiöl che partì da Göteborg il 4 luglio 1878. La sua baleniera a vapore, la «Vega» arrivò nel porto di Yokohama L’italiano Giacomo Bove nella missione del successo Sulla baleniera «Vega», a condividere il successo del primo attraversamento dello stretto di Bering e l’angoscia dei dieci mesi passati in trappola, nel ghiaccio, c’era anche l’italiano Giacomo Bove La prima volta dei cargo nel passaggio senza ghiaccio Due mercantili tedeschi approderanno nei prossimi giorni a Rotterdam, Olanda. Arrivano dalla Corea del Sud e hanno attraversato il passaggio a Nord-est senza problemi perché il ghiaccio perenne non c’è più