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 2009  settembre 12 Sabato calendario

LE VIE DI ALLAH

sono infinite, e passano anche da una ferrovia. Non una ferrovia qualsiasi, a dir la verità: si tratta di un’opera assai delicata, la linea Haramain, che dovrà collegare la Mecca con la città di Medina e poi procedere fino ai centri di di Jeddah, Mina, Arafat e Muzdalifah. Ma il problema è che il mega appalto da 1,8 miliardi di dollari per la costruzione dei vari lotti è stato vinto dalla Cina, e gli operai incaricati di ferrare la terra dove riposa Maometto non sono dunque di religione islamica. Un vero problema dato che la legge islamica vieta a piedi infedeli di calpestare la Città Santa.

Le proteste sono andate aumentando in questi mesi rimbalzando da un angolo all’altro del mondo arabo, ma ora una soluzione si è profilata all’orizzonte. I principali media dell’Arabia Saudita hanno fatto sapere che nei giorni scorsi 660 manovali cinesi impegnati nell’opera ferroviaria si sono ufficialmente convertiti al credo islamico nel corso di una cerimonia pubblica celebrata proprio alla Mecca, davanti ai rappresentanti del governo locale.

Abdul Aziz Al-Khudhairi, sottosegretario del governariato della Mecca, ha spiegato che la conversione ha placato le forti proteste espresse dall’opinione pubblica e da molti autorevoli esponenti delle famiglie più antiche del Paese: "Siamo tutti molto felici. Anzi, ora anche i lavoratori locali che non hanno ottenuto l’appalto sono comunque soddisfatti, perché sanno che tanti uomini si sono avvicinati al vero credo. Adesso bisogna solo procedere in armonia. Il nostro esempio e la nostra attenzione per i diritti umani saranno un appoggio certo su cui i nostri nuovi fratelli potranno sempre contare". E non ci si fermerà qui, come spiega ancora Al-Khudhairi: "I lavoratori convertiti alla Mecca rappresentano solo il dieci per cento del gruppo di cinesi attualmente all’opera, in totale sono circa cinquemila le persone impegnate nei lavori ferroviari".

In effetti, anche dalla regione di Al-Taif è giunta la notizia che altri 2700 operai abbiano nel frattempo abbracciato l’Islam. I 450 chilometri di percorso ad alta velocità, che dovrebbero essere consegnati dopo tre anni di intenso lavoro, porteranno dunque in dote una nuova popolazione di fedeli. Ottima cosa anche secondo lo sceicco Mohammed Bin Ibrahim Al-Sawat, eminente autorità della zona: ha fatto sapere che, col suo impegno, in questi mesi sono state distribuite generosamente copie del Corano, abbondante materiale di informazione religiosa e audiocassette che raccontano la vita di Maometto e i precetti di Allah. In lingua cinese? Non è dato saperlo. E non si sa nemmeno quale sia stata la reazione del presidente cinese Hu Jintao, volato da Pechino a Riad lo scorso febbraio per siglare l’affare con re Abdullah: in patria la dura repressione della minoranza islamica degli Uiguri, in Arabia un appalto che vale una Mecca.

(12 settembre 2009)