Glauco Maggi, La Stampa 12/9/2009, 12 settembre 2009
GLAUCO MAGGI
NEW YORK
Per chi cerca indizi sul futuro di ripresa del mercato immobiliare americano una buona spia può essere l’interesse della Cina. Il fondo sovrano del governo di Pechino, Cic, dotato di 300 miliardi di dollari, sta valutando un massiccio acquisto di proprietà ipotecate negli Stati Uniti. Come partner, e parziale co-finanziatore, il fondo Cina Investment Corp avrà anche lo stesso governo Obama.
Infatti l’accesso ai bond tossici Usa, che portano di fatto alle proprietà che giacciono nei bilanci delle banche a valori da realizzo, è possibile sia con l’acquisto diretto da istituti aspiranti venditori, sia attraverso l’utilizzo del programma Ppip, la partnership pubblico-privata concepita dal ministro del Tesoro Tim Geithner allo scopo di ridare liquidità al mattone americano.
Nelle settimane scorse, rappresentanti cinesi del Cic hanno contattato i manager dei fondi americani di private equity, per esempio Black Rock, Invesco e Lone Star Funds (secondo il Wall Street Journal) dicendosi interessati ad acquistare i bond che rappresentano mutui legati a immobili per uffici, centri commerciali, hotels, proprietà per usi industriali ma anche complessi di residenza abitativa. Ma accanto a questa via, i gestori del fondo sovrano cinese valutano con interesse di partecipare al piano Ppip che prevede il Tesoro come socio degli investitori disposti a comprare all’asta le obbligazioni tossiche delle banche.
Finora sono nove i fondi, tra cui Invesco e Black Rock, già selezionati dal governo per gestire le operazioni di vendita degli asset speculativi: l’intervento dei fondi sovrani come partecipanti era stato previsto fin dalla creazione del programma, quando fu stabilito che un fondo estero non potesse superare il 9,9% di proprietà di ogni singolo Ppip. Si voleva proprio evitare che acquirenti esteri, per l’appunto i fondi dei paesi medio-orientali o la Cina, noti per il surplus di liquidità di cui dispongono, diventassero padroni eccessivamente ingombranti del mattone Usa.
Quanto investirà Pechino non è ancora noto, ma secondo Michael McCormack, direttore esecutivo della Z-Ben Investors, società di consulenza finanziaria di Shanghai, Cic potrebbe impegnarsi per 4-10 miliardi. Ma entro il 2014 l’incetta di case e uffici da parte cinese potrebbe valere non meno di 20 miliardi.
L’assalto cinese rischia di risvegliare però il protezionismo dei politici a Washington. Negli Anni 80, quando erano stati i giapponesi a fare lo shopping di case e uffici, fino ad arrivare alla conquista del Rockfeller Center di New York, il Congresso introdusse una tassa speciale sui capital gains per le vendite estere di proprietà americane. Ma ciò non fermò gli investitori nipponici. Ma la passione dei cinesi non è solo per il mattone americano. Secondo il Times di Londra, Cic sta pensando di investire anche nelle major mondiali di Hollywood.