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 2009  settembre 12 Sabato calendario

Alla radice della crisi attuale c´è l´eccessiva leva finanziaria delle istituzioni bancarie. Per rafforzare il sistema, pertanto, il G20 ha riaffermato l´obiettivo di aumentare la patrimonializzazione delle banche; migliorare la qualità del capitale (in Eurolandia, 40% è costituito da titoli più simili al debito); definire un tetto all´indebitamento complessivo, senza ponderare le attività per il rischio, per avere un dato omogeneo e oggettivo

Alla radice della crisi attuale c´è l´eccessiva leva finanziaria delle istituzioni bancarie. Per rafforzare il sistema, pertanto, il G20 ha riaffermato l´obiettivo di aumentare la patrimonializzazione delle banche; migliorare la qualità del capitale (in Eurolandia, 40% è costituito da titoli più simili al debito); definire un tetto all´indebitamento complessivo, senza ponderare le attività per il rischio, per avere un dato omogeneo e oggettivo. Obiettivi, si precisa, validi solo in futuro, quando la ripresa economica si sarà consolidata. Tuttavia è legittimo dubitare che i governi riusciranno mai ad imporre un sostanziale delevering del sistema bancario. I capitali che le banche dovrebbero raccogliere sul mercato sono impressionanti. Ci sono le sofferenze e svalutazioni da assorbire (Bce stima ulteriori 283 miliardi per Eurolandia nel 2010); il capitale per i crediti cartolarizzati, il cui rischio ritornerà a gravare maggiormente sui bilanci delle banche; le risorse concesse dai governi da restituire (in Eurolandia, 160 miliardi). Se poi si volesse riportare la leva complessiva (attività totali tangibili/capitale Core Tier 1) ai livelli di metà anni ´90, secondo il Fmi ci vorrebbero aumenti di capitale per 1.700 miliardi: 40% dell´attuale capitalizzazione delle banche nel mondo. La strada alternativa, ridurre la crescita delle attività, non è percorribile: significa credit crunch. Un delevering di questa portata, anche se diluito nel tempo, comprimerebbe la redditività delle banche per almeno un decennio. Certa quindi l´opposizione di Borsa, azionisti e banchieri: una lobby molto efficace ovunque. Questi obiettivi, inoltre, implicano un´inversione radicale delle politiche attuali che, per ristabilire rapidamente la fiducia degli investitori nelle banche, nonostante lo scenario fosco, puntano a favorire la crescita dei profitti bancari. Con le risorse concesse a costo zero dalle banche centrali, le banche possono ora guadagnare senza sforzi e rischi investendo in titoli. La liquidità abbondante viene anche utilizzata per finanziare profitti da trading. Così, mentre la leva delle maggiori banche di Eurolandia è addirittura aumentata da inizio crisi, la crescita dei prestiti si è azzerata da fine 2008. Grazie ai bassi tassi c´è la corsa a indebitarsi per restituire le risorse fornite dai governi (solo questa settimana, Lloyds, Commerzbank, Aegon e Ing), e avere più libertà nella distribuzione di bonus e dividendi. E le regole contabili sono state cambiate per permettere di rinviare qualche problema di troppo con le svalutazioni. La Borsa ha capito e festeggia: dai minimi di marzo, gli indici bancari sono raddoppiati. Sembra che le banche italiane siano un caso a parte, ma non è così. Un esempio per tutti: IntesaSanpaolo, vera banca di sistema con forte radicamento territoriale, nel primo semestre ha avuto un costo effettivo della raccolta (interessi passivi su debiti finanziari) dell´1,8% su base annua: per fare buoni profitti le basta investire in titoli a basso rischio. I crediti netti alla clientela sono diminuiti di 9 miliardi nel semestre; mentre i titoli in portafoglio sono aumentati di 18. Un quarto degli utili ante imposte nel semestre è venuto dal trading. La leva complessiva della banca è cresciuta da 22 di inizio 2007 (pre crisi), a 25 di giugno: inferiore alla media europea di 34, ma comunque su livelli che si sono rivelati troppo rischiosi. E pur avendo 40% del patrimonio di vigilanza costituito da titoli ibridi e subordinati, sta approfittando dei bassi tassi per emettere un nuovo subordinato. Giustamente, dei Tremonti bond non sa che farsene. Così, anche l´indice dei titoli bancari italiani è raddoppiato in pochi mesi; 30% più del mercato. Per le banche, la festa è ricominciata, e mi sembra di risentire le parole di Casablanca: «Play it again, Sam». Speriamo che si riesca a fermarla prima di un´altra sbronza collettiva.