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 2009  settembre 12 Sabato calendario

ITALIANI, LASCIATE L’IRAN


Tana libera tutti a Teheran. Gli americani hanno chiesto al Governo italiano di inasprire i rapporti con la Repubblica islamica e subito è partito un telegramma indirizzato a tutte le nostre aziende in Iran per chiedere di far rientrare a casa «il personale non necessario», oltre a congelare tutte gli investimenti presenti e futuri. Da Palazzo Chigi arriva una conferma, anche se si sostiene che si tratta di comunicazioni «non formali». Eppure il telegramma è stato recapitato e le aziende italiane stanno già lavorando ai rientri.
L’arrivo del 37esimo Ambasciatore americano a Roma, David H. Thorne, ha portato dunque un vento di «esortazioni» nuove di zecca. Prima del suo insediamento a fine agosto, infatti, è stata chiesta dagli Usa la "cortesia" al Governo italiano di congelare le relazioni con lo Stato persiano. Come? «Gli americani ci hanno esortato a prestare molta cautela in future attività economiche in Iran», ci dicono da Palazzo Chigi, da dove però aggiungono che non si tratta di un atto «formale». Fatto sta che appena Thorne si è insediato è partito un telegramma indirizzato a tutte le aziende italiane in Iran, nel quale si suggeriva cortesemente di soprassedere su eventuali investimenti previsti e rapporti commerciali con il regime degli Ayatollah. Fonti del Riformista assicurano che nel telegramma si consigliava di «ritirare tutto il personale non necessario». Insomma, non solo un congelamento a tappeto di tutte le attività italiane, ma anche un richiamo a casa dei vari operatori sparsi sul territorio della Repubblica islamica. Da Palazzo Chigi non viene confermato il ritiro del personale e si punta invece a sottolineare la prassi del "consiglio" made in Usa, vista la situazione a Teheran e le mancate risposte sul dossier nucleare, nonostante la mano tesa di Barack Obama. Ma qualcosa certamente bolle in pentola e il 23 agosto si sta avvicinando. In quella data, i G8 più 3, ossia Javier Solana, alto rappresentante per la politica Estera e la Sicurezza comune dell’Unione europea, Carl Bildt, il premier svedese, presidente di turno del semestre europeo, e Benita Ferrero-Waldner, Commissario Ue per le Relazioni esterne, si incontreranno a New York, nel Palazzo di Vetro sede delle Nazioni Unite. Piatto forte del menu questa volta non sarà qualche esotica pietanza multietnica, ma il dossier sul nucleare iraniano. Cosa fare con Ahmadinejad? Se lo chiederanno a tavola i big del mondo, ma già si intravedono segnali che fanno pensare ad azioni più ferme e dure che in passato, come più volte richiesto dal coro tedesco-britannico. Non ci sono per ora indicazioni che riaprano l’opzione militare, ma è curioso che proprio alla vigilia dell’incontro a New York il premier russo Vladimir Putin torni a esprimersi contro qualsiasi intervento militare in Iran, sostenendo che un’eventuale operazione sarebbe «molto pericolosa, inaccettabile». E chiedendo nel contempo a Teheran di dimostrare «contenimento» nella gestione del programma nucleare. Sta forse per scadere il tempo della mano tesa?