Giornali vari, 10 agosto 2009
Anno VI - Duecentoottantatreesima settimanaDal 3 al 10 agosto 2009Pirati Nella notte tra domenica e lunedì, i pirati somali hanno liberato gli uomini della Buccaneer, il rimorchio da 75 metri a cui lo scorso 11 aprile i banditi avevano dato l’assalto con un semplice gommone
Anno VI - Duecentoottantatreesima settimana
Dal 3 al 10 agosto 2009
Pirati Nella notte tra domenica e lunedì, i pirati somali hanno liberato gli uomini della Buccaneer, il rimorchio da 75 metri a cui lo scorso 11 aprile i banditi avevano dato l’assalto con un semplice gommone. C’è il solito mistero sul riscatto: la Farnesina dice che è tutto merito di un’intensa opera diplomatica (nel comunicato ufficiale si legge che «i pirati si sono ritirati»), altri scuotono il capo e dicono che ottenere la libertà degli ostaggi senza tirar fuori un bel pacco di euro è impossibile. Si sa che un inviato del governo è appena stato – e forse ancora si trova – nella terra di nessuno dei corsari somali. E i precedenti dicono che, per riavere le navi, gli armatori o i governi hanno sempre pagato: per liberare la Sirius Star ci vollero tre milioni di dollari. Mentre scriviamo la Buccaneer sta procedendo verso Gibuti, scortata dalla San Giorgio. Da qui, in nave o in aereo, i dieci italiani tornati liberi rientreranno a casa. A Torre del Greco, a Ercolano, a Molfetta, a Gaeta, a San Benedetto del Tronto, a Mazara del Vallo, i luoghi da cui provengono i membri dell’equipaggio, si festeggia.
Business La scorsa settimana il petrolio è di nuovo tornato sopra i 70 dollari, evento che ha provocato aumenti della benzina e polemiche di ogni tipo. Non è detto che una frazione del rincaro non sia dovuta proprio all’azione dei pirati. Costoro fatturano almeno 50 milioni di dollari l’anno e hanno costretto le assicurazioni a rincarare di molto le polizze sui trasporti oppure hanno convinto qualche compagnia di navigazione a lasciar perdere il golfo di Suez e a circumnavigare piuttosto l’Africa, restando in mare altre due-tre settimane e bruciando dalle trecento alle mille tonnellate di carburante in più. Circumnavigare non garantisce poi neanche la sicurezza al cento per cento, perché i pirati somali, con i loro barchini, hanno dimostrato di esser capaci di spingersi molto al largo per catturare le loro prede. Proprio la Sirius aveva deciso di circumnavigare e venne presa a 450 miglia dalla costa. Quella che opera in Somalia è una vera e propria consorteria strutturata come un cartello di clan. Per ogni nave restituita i pirati incassano 1-2 milioni di dollari (per la Sirius Star all’inizio era stato chiesto un riscatto record di 25 milioni). In genere i corsari vogliono i contanti a bordo: stando ad alcune testimonianze, hanno macchinette conta-banconote e dispositivi per verificare che non si tratti di denaro falso. Il 30% del bottino va agli equipaggi, il 20% ai capi, un’identica percentuale serve per finanziare ulteriori spedizioni e per foraggiare le autorità locali, il 10% va alla popolazione. Con una tale liquidità le gang si rifanno la casa, comprano la jeep, prendono moglie, sperperano nei bordelli. I capi pensano a reinvestire. La prima possibilità prevede che affidino i dollari a complici somali presenti in Nord America, nel Golfo Persico, in Scandinavia, che li ricicleranno in attività legali. Una seconda opzione comporta l’uso dei soldi direttamente in Somalia: fonti di intelligence sostengono che molte bande comprano il khat, un’erba dagli effetti narcotici popolare in tutto il Corno d’Africa (ha acquirenti anche in Europa). Un altro possibile mercato è quello del carbone da legna diretto verso gli Emirati Arabi e gli altri paesi che si affacciano sul Golfo: viene pagato bene, c’è una forte domanda, alle bande somale tocca procurarlo e farlo arrivare. Chi vuole rischiare di più ricicla trafficando in armi e clandestini.
Guerra Sulle soluzioni al problema non c’è accordo tra i Paesi. Si tratta di coordinare un pattugliamento militare e di mettere poi in piedi una struttura giuridica che processi i pirati e li condanni. Ma dove? Come? E applicando quale diritto? Se ne è discusso anche all’ultimo G8, ma senza concludere niente. Gli atti di pirateria commessi in questa prima metà dell’anno sono stati 115 e 27 di questi sono stati coronati da successo. Le navi ancora in mano ai somali sono 13 e i marinai in ostaggio duecento. Gli stati reagiscono con iniziative individuali piuttosto sporadiche. Riescono a neutralizzare qualche colpo, ma non possono sradicare il fenomeno.
Afghanistan Tra pochi giorni si vota in Afghanistan e questo ha comportato un intensificarsi degli attacchi talebani, colpiti però venerdì scorso dalla morte del loro capo Beitullah Mehsud, centrato da un drone (un aereo senza pilota telecomandato) a Zanghra, nel Waziristan meridionale (siamo in questo caso in Pakistan). Kabul è stata bombardata due volte, ma secondo gli occidentali i quartieri colpiti sono periferici. La Nato e gli americani sostengono con sicurezza che la capitale è ben difesa. Quanto agli italiani, bersaglio anche loro di un paio d’azioni, il governo sta pensando di cambiare le regole d’ingaggio. La definizione di ”missione di pace”, infatti, non solo contrasta con la realtà e impedisce ai nostri un’autodifesa efficace (se in pericolo non possono reagire e devono chiamare in soccorso i soldati afghani), ma dà luogo a delle vere e proprie assurdità. Per esempio: ogni volta che finiscono dentro un’azione di guerra o di guerriglia, i nostri militari sono sottoposti a un’inchiesta della magistratura italiana, che agisce come se le battaglie tra talebani e italiani fossero scontri tra bande rivali della camorra. Con questa logica, la Procura di Roma ha messo sotto sequestro 11 Lince, i blindati che i nostri militari adoperano per trasferirsi da un posto all’altro. I mezzi sequestrati, benché malridotti, sarebbero utilissimi per la fornitura dei pezzi di ricambio. Ma non si possono toccare. Il ministro della Difesa, La Russa, ha annunciato quindi che la missione in Afghanistan non verrà più definitita ”missione di pace”. Ma non sarà definita neanche ”missione di guerra”. Si sta cercando una terza formulazione. L’opposizione, almeno a quanto dice La Russa, sarebbe sostanzialmente d’accordo.
Manhattan Sabato 8 agosto, intorno a mezzogiorno, un piccolo aereo Piper che sorvolava Manhattan per portare tre americani da Teterboro a Ocean City ha impattato la coda di un elicottero Eurocapter AS 350 che stava portando cinque turisti a vedere New York dall’alto (otto minuti di volo, 130 dollari di tariffa). Un boato tremendo e i due velivoli sono precipitati nell’Hudson. Tutti morti. Fino a questo momento non si sono recuperati che due corpi. I cinque turisti erano italiani, due famiglie bolognesi – i Norelli e i Gallazzi – venute a passare l’agosto in America. I Gallazzi, marito moglie e un figlio di 17 anni, sono morti tutti. La signora Silvia Norelli, che era venuta negli States per festeggiare col marito le nozze d’argento, s’è invece salvata: il volo le faceva paura e ha aspettato sulla banchina il rientro dell’elicottero. Da qui ha visto l’incidente e la morte del marito e del figlo quindicenne. Anche l’altro figlio dei Norelli, Davide di 23 anni, s’è salvato: era rimasto a Bologna con l’intenzione di partire per gli Stati Uniti a settembre. Ha visto l’incidente in tv, ha avuto un presentimento e ha telefonato alla madre per sapere se per caso…
Elicotteri In America si discute se i voli turistici su Manhattan debbano essere sospesi (ma il fisco cittadino ci rimetterebbe parecchio). In Italia invece sarà presto possibile prendere l’elicottero per spostarsi da una città all’altra. Saranno viaggi costosi e che non potranno imbarcare più di 15-20 persone contemporaneamente. Ma l’Enac ha dato il via libera e da settembre vi saranno quattro collegamenti che taglieranno trasversalmente la pianura Padana. Subito dopo, si tenterà il Roma-Milano. In un test (bassa quota e cabina pressurizzata) un Agusta Westland Aw 139 con 15 persone a bordo ha volato da Venezia a Torino in poco più di un’ora.