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 2009  luglio 13 Lunedì calendario

Anno VI - Duecentosettantanovesima settimanaDal 6 al 13 luglio 2009Potenti Il lettore avrà almeno percepito che la settimana scorsa i potenti della Terra sono venuti in Italia, passando per Roma e fermandosi soprattutto all’Aquila, dove, riuniti per discutere, hanno anche passeggiato tra le macerie, commovendosi e spingendo i giornali del Pianeta a far titoli su titoli

Anno VI - Duecentosettantanovesima settimana
Dal 6 al 13 luglio 2009

Potenti Il lettore avrà almeno percepito che la settimana scorsa i potenti della Terra sono venuti in Italia, passando per Roma e fermandosi soprattutto all’Aquila, dove, riuniti per discutere, hanno anche passeggiato tra le macerie, commovendosi e spingendo i giornali del Pianeta a far titoli su titoli. Si trattava del cosiddetto ”G8” una sigla che significa semplicemente ”Gruppo 8” dove l’8 indica il numero dei Paesi aderenti: Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Giappone, Francia, Germania, Italia e Russia. In origine questo G8 si chiamava G6, non comprendeva Russia e Canada, e si proponeva di discutere la recessione determinata dalla crisi petrolifera. Era il 1975, l’idea era stata di Valéry Giscard d’Estaing – all’epoca presidente francese – il summit avvenne senza nessun clamore e con poche formalità nel castello di Rambouillet. probabile che a farlo diventare mediaticamente tanto potente abbiano contribuito proprio i contestatori no-global o black-bloc. Niente fa notizia come qualcosa che sappia tenere col fiato sospeso e il rischio ha agito da moltiplicatore sulla risonanza del vertice. I Potenti, nel corso delle discussioni all’Aquila, hanno più volte ribadito che il G8 è ormai insufficiente e che si deve andare a un G14 o a un G20, cioè a vertici che comprendano più Paesi e una rappresentanza più forte del Pil mondiale (il G8 comprende Paesi che tutti insieme fanno appena il 50% del prodotto globale). Questo G8 dovrebbe dunque essere stato l’ultimo. E infatti anche i contestatori sono pressoché spariti: qualche centinaio di irriducibili, un paio di cariche, cortei complessivamente penosi per velleitarismo e pochezza.

Decisioni Sarà bene chiarire subito che il G8 non decide niente. I grandi stanno intorno a un tavolo e prendono certi impegni. Il realizzarsi effettivo di questi impegni in qualche decisione operativa seguirà, se seguirà. A che serve allora un simile can can? Ma intanto gli impegni non possono essere del tutto promesse da marinaio, dunque dopo le linee generali tracciate nel corso della discussione e consegnate poi a documenti scritti e sottoscritti, qualcosa succede. Inoltre è bene che i potenti della Terra si vedano e parlino, dato che questo è utile a evitare le guerre. Per esempio, durante la discussione s’è concretizzata una linea comune contro la crescita nucleare (in senso bellico) dell’Iran. emersa una volontà piuttosto nuova di aiutare la Palestina e di perseguire con forza la politica dei due stati (uno per Israele e uno per i palestinesi), tanto è vero che, a vertice finito, il premier israeliano Netanyahu ha chiesto ad Abu Mazen di far ricominciare la trattativa «tra i due popoli». Il vertice ha costituito una lezione anche per il presidente cinese Hu Jintao, che dopo essersi sentito fare una garbata lezione sui diritti civili dal presidente Napolitano, ha dovuto abbandonare i lavori e rientrare precipitosamente in patria per affrontare la rivolta dello Xinjang, dove i turcomanni musulmani non intendono farsi cancellare dall’etnia han dominante in Cina (quasi 200 morti, finora). Il presidente Obama ha poi incontrato il Papa e questo ha raffreddato certe tensioni presenti tra la nuova amministrazione americana e la Chiesa, specialmente sulla questione della libera ricerca intorno alle staminali. Il presidente ha promesso una politica di contrasto agli aborti e di aiuto alle madri. Benedetto s’è dichiarato soddisfatto. Bene, da questo punto di vista, anche l’incontro di Obama con Berlusconi, che fino ad oggi era sembrato avere un problema con gli Stati Uniti e che alla fine dei lavori ha invece elogiato il presidente Usa, annunciando di condividerne la linea in tutto e per tutto. Il Cavaliere ha persino criticato certe scelte del suo vecchio amico Bush.

Agenda L’agenda vera del vertice era però questa:

1 – Come affrontare la crisi economica;
2 – Come affrontare l’emergenza climatica;
3 – Come affrontare il dramma del Terzo Mondo e dell’Africa in particolare.

Crisi economica Qui sono state dette delle ovvietà, che s’erano già sentite altre volte: ripresa equilibrata, sicurezza sociale, nuovo impulso al commercio internazionale chiudendo finalmente il cosiddetto Doha Round (un insieme di regole che dovrebbero liberalizzare i commerci e su cui le nazioni litigano da otto anni senza arrivare da nessuna parte), libertà dei mercati e no alle barriere protezionistiche, cioè ai dazi. Secondo i Grandi della Terra vi sono segni di stabilizzazione e di ripresa della fiducia, le politiche adottate per soccorrere il sistema finanziario (cioè pompare carta moneta nel sistema) continueranno fino a che sarà necessario, bisogna mettere al primo posto le persone, eccetera eccetera. Questi discorsi senza sugo sono stati fatti mentre la speculazione ripartiva alla grande e faceva andar su i prezzi di petrolio e materie prime. E mentre le banche ricominciavano i giochetti finanziari d’un tempo. Da notare che negli stessi istanti in cui i Potenti siglavano le otto cartelle a spazio 3 contenenti le loro buone volontà economiche, le azioni di Aig, la mega-assicurazione americana tenuta in piedi con una quadrupla immissione di liquidità pari a 182 miliardi di dollari, precipitavano ventilando una bancarotta gigantesca e sempre più difficile da scongiurare. E i nove fondi chiamati da Barack ad aiutare le banche, impestate da almeno 2.500 miliardi di titoli tossici, hanno sommessamente fatto sapere che avrebbero messo mano al portafoglio molto, molto malvolentieri.

Enciclica L’insipienza del documento economico spicca poi di fronte all’eniclica Caritas in veritate emessa il primo giorno del vertice e in cui il Pontefice rammenta l’inutilità di pratiche economiche che non migliorino le condizioni generali dell’uomo, che non lo rendano più buono e istruito. Benedetto ha lanciato un formidabile slogan, quello dell’«economia del dono» in cui ciascuno di noi è chiamato a far dono di quello che ha, di quello che sa, di quello che può senza aspettarsi contropartite. Contrariamente ai Grandi, il Papa, senza temere di accostarsi nel suo ragionamento anche a posizioni radicali, auspica un diverso modello di sviluppo, in cui la crescita non sia un semplice dato numerico, ma corrisponda a un estendersi, a un approfondirsi delle qualità umane.

Clima Un po’ meno generica e prevedibile la discussione del G8 sul clima: i Grandi non vogliono contribuire a un innalzamento del riscaldamento superiore ai 2° e hanno trovato in questo l’opposizione di Cina e India, a cui non sta bene di frenare lo sviluppo per accontentare gli occidentali, un tempo grandi inquinatori e adesso improvvisamente pieni di virtù. Però cinesi e indiani hanno ammesso per la prima volta che il problema esiste e che un innalzamento del riscaldamento globale superiore ai due gradi sarebbe una iattura. Il G8 vorrebbe che le emissioni di anidride carbonica fossero ridotte del 50% entro il 2050 e i paesi aderenti si dichiarano pronti a tagli dell’80%, se questo servirà a mettere sulla buona strada anche i Paesi in via di sviluppo.

Africa e Terzo mondo Alla presenza dei capi di stato africani, l’ultimo giorno è stato estratto dal cappello lo stanziamento di 20 miliardi di dollari a favore delle popolazioni africane. Berlusconi, molto entusiasta, ha poi detto in conferenza stampa che i miliardi saranno 30. In realtà non si sa neanche se si tratta di soldi veri: a Gleaneagles nel 2005 l’Occidente s’era impegnato per 50 miliardi. I 20 o 30 miliardi si aggiungono a quelli o ne fanno parte? Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera ha ricordato che i miliardi stanziati per salvare le banche colpevoli della crisi attuale sono stati fino ad ora 14.800 (dati della Bank of England), un numero enorme, che diventa vergognoso se paragonato agli incerti 20-30 miliardi promessi al vertice dell’Aquila. I Potenti non hanno detto nulla neanche rispetto all’altra questione, e cioè se gli aiuti abbiano poi un senso: Dambisa Moyo, zambiana, economista prima alla Goldman Sachs e poi alla Banca Mondiale, nel suo libro appena uscito Dead Aid (editore Farrar, Strauss and Giroux) spiega che gli aiuti sono serviti solo a far ricchi dittatori sanguinari e bande di assassini, a favorire le guerre civili e a mantenere un mezzo milione di persone che gravitano intorno alle decine di migliaia di istituzioni e di ong preposte al cosiddetto bene. Nel 2006 la Oxfam (una grande ong britannica) ha calcolato che se l’Occidente comprasse da Africa, Asia e America Latina l’1% in più di quel che compra adesso allontanerebbe dalla povertà 128 milioni di persone.

Polemiche Alla vigilia il G8 aquilano è servito alla stampa internazionale per bersagliare Berlusconi con una tale intensità da far pensare effettivamente a un piano preordinato (i giornali italiani, sensibili all’appello di Napolitano di non far chiasso durante il vertice per il bene del Paese, avevano leggermente abbassato i toni). Il Guardian scrisse che i preparativi per il G8 erano stati così caotici, che gli Stati Uniti erano silenziosamente subentrati all’Italia per rimettere le cose a posto. Il nostro Paese sarebbe inoltre stato presto allontanato dall’illustre consesso e sostituito dalla Spagna. Stesso discorso, con accenti ancora più allarmati, da parte del New York Times. Mentre il Sunday Times annunciava foto compromettenti per il premier in cui si sarebbe visto un bacio lesbico e un matrimonio blasfemo celebrato a Villa Certosa, i vescovi italiani lanciavano l’anatema contro il libertinaggio, Paris Match intervistava la escort di Palazzo Grazioli Patrizia D’Addario, L’Express usciva con una copertina in cui la faccia di Berlusconi era presentata col titolo ”Il buffone d’Europa” e il press-book fornito ai giornalisti americani dall’ufficio stampa della Casa Bianca riassumeva la vita di Berlusconi in solo sette righe, data e luogo di nascita, ultima vittoria elettorale, data d’inizio del nuovo governo. Questo mentre a qualunque capo africano non si dedicava meno di una cartella e mezza. E Berlusconi era il presidente del G8! Questo fuoco di fila ha avuto alla fine il risultato di rafforzare il nostro premier: il vertice è andato bene, non ci sono stati intoppi di sorta e Berlusconi ha incassato gli elogi di tutti, Obama compreso, per la forza e l’equilibro con cui ha guidato i lavori.

Mondanità Grande successo di Michelle Obama, spesso in giallo, ma in nero dal Papa (e in nero erano anche le due figlie). Accanto alla caserma di Coppito era stato approntato un campo di basket per permettere a Barack di praticare anche qui il suo sport preferito: il presidente ha effettivamente giocato la mattina di giovedì 9 luglio, con la sua ombra Reggie Love e un paio di agenti della scorta. Ma non era in campo quando da quelle parti è passata Carlà Sarkozy. Mentre le altre consorti sono più o meno arrivate insieme ai loro mariti, madame Bruni non ha voluto confondersi: s’è presentata da sola giovedì sera, ha sfilato tra le macerie venerdì mattina e s’è arrabbiata moltissimo quando Stenio Solinas sul Giornale l’ha stroncata («Se la tira? Sì, se la tira…»). Solinas, qualche mese fa, l’aveva battezzata ”Madame Stronsesse». Ma quella volta Carlà non deve essersene accorta.