Massimo Gramellini, La Stampa 9/9/2009, 9 settembre 2009
Gli italiani veri, diceva Mike, vivono in provincia.[...] E lui li aveva frequentati e plasmati. Settimana dopo settimana nei suoi quiz
Gli italiani veri, diceva Mike, vivono in provincia.[...] E lui li aveva frequentati e plasmati. Settimana dopo settimana nei suoi quiz. E sera dopo sera durante gli interminabili tour estivi nelle piazze, organizzati per rimpinguare lo stipendio Rai: un milione a puntata, che anche al cambio d’oggi sarebbe una paga di gran lunga inferiore a quella di tanti non insostituibili eredi... l’Italia di provincia, quella vera, formata a immagine e somiglianza della tv. Nell’immediato dopoguerra fu lui, torinese d’America naturalizzato milanese, la faccia del Nord benestante che milioni di massaie e contadini analfabeti impararono a conoscere e a sognare. Di quel popolo Mike parlava così: « gente buona, semplice, sono ingenui come bambini. Li conquisti con due parole, una speranza e un sorriso». Lo ripeteva a tutti. I fenomeni della sinistra se ne infischiavano, Silvio prendeva appunti. [...] Come capitò a Montanelli, altro campione della piccola borghesia con il quale condivise la prigionia nazista a San Vittore, negli ultimi anni di vita ha assistito alla rivalutazione della sua opera da parte dell’intellighenzia che si era sempre presa beffe di lui. Il percorso verso la santità fu accelerato dalla decisione di trasferirsi a Sky, la tv del più grande padrone di media del mondo che l’anomalia italiana ha trasformato in ultimo avamposto della democrazia d’opposizione. Ma un giudizio sereno non può che assegnare a Mike il ruolo di unico e vero ideologo del berlusconismo: inteso non come movimento politico, ma come fenomeno di massa, ebbene sì, culturale. Il contatto con la gente comune, la centralità della televisione, il linguaggio semplice ma non sgrammaticato, le gaffe, l’amore per il denaro e l’allergia per i salotti del potere. Tutto in lui faceva sì che la sua gente, guardandolo, dicesse: sicuramente non è uno di loro e forse è addirittura uno di noi. Uno che fa domande a cui non saprebbe mai rispondere. Come i grandi filosofi, appunto.