Ugo Bertone, Libero 9/9/2009, 9 settembre 2009
A UN ANNO DAL CRAC C’E’ CHI SCOMMETTE SULLE AZIONI DELLA LEHMAN BROTHERS
Forse è un modo sadico per ricordare agli amici (si fa per dire) i quattrini andati in fumo con la grande crisi. Oppure è solo un gioco, per giunta economico per davvero: cinque biglietti per la lotteria Lehman Brothers costano come la puntata più economica al superEnalotto. Ma i più ottimisti possono interpretarla come un segnale di ripresa di fiducia. Prendetela come volete. Il fatto è che, ad una settimana dal primo compleanno del crac di Lehman Brothers, che ha segnato l’inizio della fase più drammatica della crisi, è esplosa a Wall Street e dintorni la febbre per i titoli della banca d’affari, fino a pochi giorni fa considerati carta da macero o poco più. Al contrario, riferisce nientemeno che il Financial Times, le quotazioni sul ”mercato nero” delle azioni Lehman, ovviamente cancellate dal listino ufficiale, sono schizzate da 5 fino ad un massimo di 32 centesimi. Il motivo? Gli esperti allargano le braccia: non c’è alcun motivo che possa giustificare questa febbre che ha ormai assunto i caratteri di una moda di fine estate: basti dire che venerdì scorso, alla vigilia delle vacanze del Labour Day sono stati scambiati 100 milioni di pezzi, tutti di piccolo taglio, la maggior parte finiti per pochi dollari nelle mani di cittadini qualsiasi, che poco hanno a che vedere con l’alta finanza. Una moda che ha finito per contagiare altri titoli, tipo IndyMac o Washington Mutual, finiti al macero nel terribile settembre nero del 2008. Di questo passo, accanto alla Borsa ufficiale, finirà con il nascere una specie di mercatino delle pulci dei titoli bidone, da cui è assai difficile, però, che il collezionista ci possa ricavare qualcosa. Certo, come spesso accade in questi casi, già circolano le leggende metropolitane: dentro la Lehman, sussurrano i bene informati che in questo caso non mancano mai, c’è ancora polpa. A confermarlo sarebbe il rimbalzo delle altre banche che, un anno fa di questi tempi, sembravano destinate al collasso, al pari di Lehman e che, al contrario, dopo aver fatto il pieno di aiuti da parte dei governi, si accingono a distribuire salari d’oro ai propri manager, alla faccia del G20. Per smentire quest’ipotesi, però, basta fare il conto delle cause miliardarie e delle multe già in corso o all’orizzonte, per la gioia degli avvocati più che dei risparmiatori rimasti con il cerino in mano. L’ultima, in ordine di tempo, è arrivata sul tavolo dei liquidatori lunedì scorso, ad una settimana dal compleanno del crac: il comune di New York lamenta 675 milioni di tasse non pagate. Non fatevi illusioni insomma: il jackpot della lotteria Lehman, probabilmente, prevede più debiti che cash. Ma ci vuole altro per scoraggiare i pasdaran della Borsa, gente paziente per definizione, C’ è un precedente illustre, ovvero i detentori dei Bot della Russia zarista: ci sono voluti quasi 90 anni ma alla fine Mosca ha pagato. Detto ciò, non va dimenticato che non si campa di solo denaro. Vuoi metter la soddisfazioni di presentarsi lunedì 14, anniversario del collasso della banca, con un bel mazzo di azioni deprezzate alla suocera che ti aveva negato i soldi per far fronte al mutuo tenendosi ben stretto il suo tesoretto? Può darsi che nessuno sia così malvagio sulle rive dell’Hudson. O forse sì: per saperlo basterà attendere l’elenco degli omicidi di lunedì, dalle parti di Manhattan. Non è nemmeno escluso che qualcuno abbia fatto il pieno dei titoli per accendere un bel fuoco, in omaggio al ”Falò delle vanità” di Tom Wolfe, Ma sarà senz’altro una sparuta minoranza: la voglia di scommettere e rischiare, per fortuna, è scritta nel Dna degli americani. Anche per questo gli acquisti sulle cattive azioni Lehman sono un buon segnale sul fronte della fiducia, dopo tante paure. Ma ai partecipanti alla lotteria si può comunque dedicare la risposta che il duca di Savoia, all’inizio del ”700, diede a John Law, il finanziere scozzese che gli suggeriva un sistema per raccoglier soldi poi utilizzato, con esiti catastrofici, dal re di Francia. «Mi piace, ma si rivolga a Parigi: io sono troppo povero per finire sul lastrico».