G. Cr., Il Sole-24 Ore 9/9/2009;, 9 settembre 2009
«AL TESSILE SERVE LA TRACCIABILIT»
Alla fine della prima giornata di Milano Unica, Pier Luigi Loro Piana, nella doppia veste di imprenditore e presidente della grande fiera del tessile, cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno. soddisfatto per la presenza all’inaugurazione del premier Berlusconi, del governatore Formigoni e del sindaco Moratti, ma resta preoccupato perché i dati sugli ordinativi del secondo semestre parlano chiaro: la ripresa è rimandata alla primavera del 2010.
Al tema del "made in" obbligatorio in questo primo giorno di fiera se ne sono aggiunti altri, come la defiscalizzazione della parte variabile del salario. Quali sono le vere priorità del tessile?
L’etichettatura obbligatoria è senz’altro una di queste:aver inserito un articolo sul "made in" nella legge 99 sullo sviluppo, entrata in vigore il 15 agosto, ha avuto l’effetto di un sasso in piccionaia. Non è forse la soluzione perfetta, ma almeno abbiamo ricominciato a parlare di una questione centrale per il tessile italiano, che ha bisogno di essere tutelato anche con norme su tracciabilità e trasparenza. Indipendentemente da come si evolverà la legislazione italiana (si è parlato dell’ipotesi di "congelare" l’articolo, ndr) la palla passa a Bruxelles. E su questo Berlusconi ha assicurato il suo personale impegno presso la Commissione europea.
Cos’altro chiedete?
L’impegno, anche questo promesso pubblicamente dal premier,sull’apertura di un tavolo su decontribuzione e defiscalizzazione della parte variabile degli stipendi è altrettanto cruciale, perché può contribuire alla riduzione del cuneo fiscale, uno dei maggiori problemi delle aziende.
Partecipare a una fiera come Milano Unica, che è anche costosa da organizzare, è un discreto impegno economico per ogni espositore. Quali sono i vantaggi?
Milano Unica, come tutte le fiere ben fatte, è un potentissimo strumento di marketing e di internazionalizzazione. La voglia di reagire degli imprenditori tessili è dimostrata anche dall’impegno dimostrato nell’allestire gli stand e nel portare qui collezioni con ricchissimi contenuti di innovazione e creatività. Ma possiamo fare di più: approfittare della presenza in città dei buyer stranieri per far visitare loro le nostre aziende o interi distretti. Solo così possono capire, assaporare, cosa sia davvero quel "fatto in Italia" che cerchiamo con tutte le forza di tutelare.