Carlo Grande, la Repubblica 9/9/2009, 9 settembre 2009
SULLE TRACCE DEL MIELE (+
domande)-
Sarà l’anno della riscossa per le api italiane? Nonostante l’azione dei pesticidi e dell’inquinamento atmosferico, e un inverno piuttosto rigido, i primi riscontri dicono che la produzione di miele nel nostro Paese sarà ottima, sia in termini di quantità che di qualità. Non c’è che gioirne, stante che le api sono «sentinelle» dell’ambiente, animali estremamente sensibili alle variazioni ecologiche. Eccezionale la raccolta di miele di acacia, uno dei più amati, eccellente quella di miele di agrumi e di millefiori. Le stime definitive del raccolto 2009 saranno presentate nella «Settimana del Miele» di Montalcino (il prossimo weekend), una delle rassegne più importanti del settore: nel nostro Paese gli apicoltori sono 50 mila, e oltre un milione gli alveari. Il business è di 60 milioni di euro, ma arriva a due miliardi e mezzo se si considera il «lavoro» di impollinazione fornito dalle api all’agricoltura.
Particolarmente soddisfatto Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale degli Apicoltori Italiani: «Nelle zone di pianura, afflitte da anni dall’utilizzo in agricoltura dei neonicotinoidi - sostanze killer che provocano un’ecatombe di api, e non solo - la produzione di miele d’acacia è stata quest’anno eccezionale. Il raccolto del miele di agrumi, se si è mantenuto nella media in Sicilia, ha registrato risultati record in Calabria, Basilicata e Puglia. Ovunque sia i mieli più particolari e rari, come rosmarino ed ericasia, e il più commerciale millefiori, hanno dato grandi soddisfazioni. Ora - conclude Panella - siamo in attesa di millefiori estivi, girasole e melata».
Il bilancio non è comunque privo di ombre: Hubert Ciacci, presidente della «Settimana del Miele» di Montalcino, che è una delle 42 «Città del Miele» italiane, segnala estesi e gravissimi avvelenamenti di apiari in Calabria, Basilicata e Puglia. In Sardegna il danno è stato prodotto dai venti africani, che hanno prosciugato buona parte dell’isola proprio nella fase delle fioriture. «Si spera in un recupero per il miele di eucalipto - dice Ciacci -. Anche la fioritura del castagno nelle Prealpi e sull’Appennino è stata scarsa, per fortuna è sotto controllo la ”varroa’, uno dei più temibili parassiti delle api».
Buone prospettive, comunque, anche per i «viaggiatori del miele», nicchia di turisti sempre più numerosi grazie alle ultime tendenze del turismo enogastronomico, al quale, nonostante la crisi, non si rinuncia: molti italiani hanno scelto vacanze brevi, all’insegna della natura e del low-cost, senza allontanarsi troppo dalle città. Le cittadine di provincia che producono miele sono numerose, e spesso - ecco una risorsa italiana che converrebbe sviluppare - sinonimo di qualità ambientale e culturale. I gourmand e gli appassionati di vacanze «verdi» hanno ormai creato una rete di percorsi alternativi e itinerari su misura, calibrati sul miele preferito: da quello di castagno al millefiori di alta montagna, che si trova in Piemonte (analogamente al miele di rododendro e d’acacia, al tarassaco e al tiglio, al ciliegio, alla melata di bosco e alla robinia pseudoacacia) alle città del miele della Liguria, che offrono varietà di acacia, castagno e millefiori, oltre alla lupinella, all’erica e alla melata di metcalfa. Ma si può puntare anche sui centri toscani, per il miele di acacia, millefiori da spiaggia, di lupinella, eucalipto, castagno, tiglio, corbezzolo, o su quelli siciliani, nei quali si trova il miele d’arancio e il millefiori, di castagno, di cardo e di timo dei Monti Iblei (di virgiliana memoria) nonché il miele all’eucalipto e alla zagara. E se proprio si vuole esagerare, si va in Versilia per il rarissimo miele di spiaggia, prodotto da una sola azienda nel Parco di Migliarino-San Rossore; si ottiene da specie botaniche tipiche della macchia mediterranea come camuciolo, cisto, tamerice, corbezzolo e pitosforo.
3 domande a Tonino Strumia esperto
«Dalla spiaggia di Camaiore alle cucine di Downing Street»
Tonino Strumia descrive la sua mieloteca (la prima nata in Italia, sei anni fa a Sommariva Bosco) come «un santuario dove i pellegrini non sono pii ma golosi». Lui dispensa consigli tra quaranta tipi di mieli diversi.
Cosa cercano i suoi clienti?
«Oltre ai frequentatori abituali ci sono gli ”honey traveller”. Spesso arrivano dall’estero, da Francia e Germania dove i consumi sono più alti che da noi. Sono forniti di guide turistiche e seguono la strada del miele del Roero che passa di qui. I mieli più richiesti, ora, sono quello di mandorlo e di nespolo dalla Sicilia; il miele della spiaggia, un’esclusiva di Camaiore, il preferito da Tony Blair; quello di marasca del Carso prodotto a Trieste. Qualcuno mi porta dei vasetti di mieli strani, magari acquistati in vacanza. Vuole saperne di più sulle caratteristiche».
Perché?
«I consumatori sono attenti. Sanno che il miele non è soltanto un dolcificante. L’uso in cucina è sempre più diffuso, oltre che in abbinamento con i formaggi, per "laccare" gli arrosti. Alcune casalinghe ne sentono parlare in tv o sui giornali e poi vengono qui a cercare i mieli di rosmarino, timo, erbe aromatiche. Mi chiedono nuove ricette. La tendenza del momento, però, è quella dell’api terapia: riscoprire le proprietà del miele che non è una medicina, ma dà benessere. Per gli sportivi, per chi studia o chi è affaticato, consiglio i mieli di trifoglio ed erba medica».
Le hanno chiesto qualche miele introvabile?
«Una signora, qualche tempo fa, cercava quello di ”cisto”. Non sapevo cosa fosse: ho scoperto che è un arbusto della Sardegna. Ho fatto qualche ricerca. Ora ne ho un vasetto, nel caso la cliente ripassasse».
Sarà l’anno della riscossa per le api italiane? Nonostante l’azione dei pesticidi e dell’inquinamento atmosferico, e un inverno piuttosto rigido, i primi riscontri dicono che la produzione di miele nel nostro Paese sarà ottima, sia in termini di quantità che di qualità. Non c’è che gioirne, stante che le api sono «sentinelle» dell’ambiente, animali estremamente sensibili alle variazioni ecologiche. Eccezionale la raccolta di miele di acacia, uno dei più amati, eccellente quella di miele di agrumi e di millefiori. Le stime definitive del raccolto 2009 saranno presentate nella «Settimana del Miele» di Montalcino (il prossimo weekend), una delle rassegne più importanti del settore: nel nostro Paese gli apicoltori sono 50 mila, e oltre un milione gli alveari. Il business è di 60 milioni di euro, ma arriva a due miliardi e mezzo se si considera il «lavoro» di impollinazione fornito dalle api all’agricoltura.
Particolarmente soddisfatto Francesco Panella, presidente dell’Unione Nazionale degli Apicoltori Italiani: «Nelle zone di pianura, afflitte da anni dall’utilizzo in agricoltura dei neonicotinoidi - sostanze killer che provocano un’ecatombe di api, e non solo - la produzione di miele d’acacia è stata quest’anno eccezionale. Il raccolto del miele di agrumi, se si è mantenuto nella media in Sicilia, ha registrato risultati record in Calabria, Basilicata e Puglia. Ovunque sia i mieli più particolari e rari, come rosmarino ed ericasia, e il più commerciale millefiori, hanno dato grandi soddisfazioni. Ora - conclude Panella - siamo in attesa di millefiori estivi, girasole e melata».
Il bilancio non è comunque privo di ombre: Hubert Ciacci, presidente della «Settimana del Miele» di Montalcino, che è una delle 42 «Città del Miele» italiane, segnala estesi e gravissimi avvelenamenti di apiari in Calabria, Basilicata e Puglia. In Sardegna il danno è stato prodotto dai venti africani, che hanno prosciugato buona parte dell’isola proprio nella fase delle fioriture. «Si spera in un recupero per il miele di eucalipto - dice Ciacci -. Anche la fioritura del castagno nelle Prealpi e sull’Appennino è stata scarsa, per fortuna è sotto controllo la ”varroa’, uno dei più temibili parassiti delle api».
Buone prospettive, comunque, anche per i «viaggiatori del miele», nicchia di turisti sempre più numerosi grazie alle ultime tendenze del turismo enogastronomico, al quale, nonostante la crisi, non si rinuncia: molti italiani hanno scelto vacanze brevi, all’insegna della natura e del low-cost, senza allontanarsi troppo dalle città. Le cittadine di provincia che producono miele sono numerose, e spesso - ecco una risorsa italiana che converrebbe sviluppare - sinonimo di qualità ambientale e culturale. I gourmand e gli appassionati di vacanze «verdi» hanno ormai creato una rete di percorsi alternativi e itinerari su misura, calibrati sul miele preferito: da quello di castagno al millefiori di alta montagna, che si trova in Piemonte (analogamente al miele di rododendro e d’acacia, al tarassaco e al tiglio, al ciliegio, alla melata di bosco e alla robinia pseudoacacia) alle città del miele della Liguria, che offrono varietà di acacia, castagno e millefiori, oltre alla lupinella, all’erica e alla melata di metcalfa. Ma si può puntare anche sui centri toscani, per il miele di acacia, millefiori da spiaggia, di lupinella, eucalipto, castagno, tiglio, corbezzolo, o su quelli siciliani, nei quali si trova il miele d’arancio e il millefiori, di castagno, di cardo e di timo dei Monti Iblei (di virgiliana memoria) nonché il miele all’eucalipto e alla zagara. E se proprio si vuole esagerare, si va in Versilia per il rarissimo miele di spiaggia, prodotto da una sola azienda nel Parco di Migliarino-San Rossore; si ottiene da specie botaniche tipiche della macchia mediterranea come camuciolo, cisto, tamerice, corbezzolo e pitosforo.