Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 09 Mercoledì calendario

ORA L’OPEC VUOLE MANTENERE IL PETROLIO A 70 DOLLARI IL BARILE


Alla fine dell’anno scorso il Messico, per proteggersi dalla caduta dei prezzi del petrolio, aveva stipulato una copertura che lo garantiva per un prezzo di 70 dollari al barile. Questa scommessa si è rivelata vincente, poiché la successiva discesa del prezzo del petrolio a 35 dollari al barile ha permesso al paese d’incassare un utile di circa 6,5 miliardi di dollari. Ora l’Opec vorrebbe rendere meno redditizio questo genere di scommesse. In particolare, vorrebbe mantenere il prezzo del petrolio a 70 dollari, non lontano dal livello attuale. L’anno scorso, quando veniva scambiato a 40 dollari al barile, non c’è stata una sovrabbondanza dell’offerta. Allo stesso modo tre anni fa, quando il prezzo ha superato i 140 dollari, non si è osservata una reale contrazione dell’offerta. Per ora, la maggior parte degli esperti sarebbe d’accordo con Ali al-Naimi, il ministro dell’Arabia Saudita che sostiene che il prezzo attuale «va bene a tutti, consumatori e produttori». La stabilizzazione del prezzo sarebbe in effetti l’obiettivo dell’Opec, che si riunirà oggi. Di solito, quando il prezzo è soddisfacente per un grande produttore, significa che è troppo alto. L’industria globale del petrolio potrebbe sostenere gli investimenti e la produzione con un prezzo di 50 o persino di 40 dollari al barile.
Dopo un anno di volatilità, i clienti sarebbero forse disposti a pagare qualcosa in più per avere prezzi più stabili. E in effetti, dallo scorso maggio, il range di oscillazione del petrolio è rimasto stazionario intorno ai 60-75 dollari al barile. Più che un riequilibrio del mercato, tuttavia, si è creata una situazione di squilibrio in direzioni opposte. Da una parte ci sono l’economia debole, la caduta della domanda e l’espansione delle scorte. Dall’altra parte,ci sono molti investitori dal portafoglio rigonfio in cerca di destinazione per il proprio denaro. I produttori sembrano disposti a fare la loro parte. In particolare, l’Arabia Saudita ha assunto con molta serietà il ruolo di ”swing producer” che si è auto-attribuita, incrementando la capacità e riducendo la produzione. Se la tanto auspicata ripresa globale dovesse arrivare presto, la domanda dovrebbe salire al livello dell’offerta.