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 2009  settembre 09 Mercoledì calendario

L’ULTIMO ROTH "QUELLE LITI CON PAPA’ PERCHE’ LEGGEVO"


Una sera rientrai a casa con l´autobus intorno alle nove e mezzo. Ero stato alla sede centrale della Newark Public Library, dato che al Robert Treat non c´era la biblioteca. Ero uscito di casa alle otto e mezzo del mattino e da allora ero stato a lezione o a studiare, e la prima cosa che disse mia madre fu: – Tuo padre ti sta cercando. – Perché? Dove mi sta cercando? – andato al biliardo. – Non ci so neanche giocare, a biliardo. Cosa gli salta in mente? Stavo studiando, per l´amor di Dio. Stavo preparando un compito scritto. Stavo leggendo. Cos´altro crede che faccia notte e giorno? – Ha parlato di Eddie con Mr Pearlgreen, ed era in ansia per te ”. Eddie Pearlgreen, il figlio del nostro idraulico, si era diplomato insieme a me e poi era andato al college di Panzer, a East Orange, per studiare da insegnante di educazione fisica.
Giocavo a palla con lui da quando ero piccolo. – Io non sono Eddie Pearlgreen, – dissi, – io sono io.

Il rapporto tra Marcus e un genitore protettivo, con gusti e desideri diversi Anticipiamo un brano dell´ultimo libro dell´autore di "Lamento di Portnoy"
"Qualunque cosa faccia Eddie, non mi riguarda Secondo te, io finirò a rubare auto?"
" la vita, dove i minimi passi falsi possono avere conseguenze tragiche"
"Non intendo aggiungere una parola su quel che mi piace e non mi piace"

"Indignazione" è il titolo dell´ultimo romanzo di , di cui pubblichiamo in queste pagine un´anticipazione. Edito da Einaudi, è da ieri in libreria.
na sera rientrai a casa con l´autobus intorno alle nove e mezzo. Ero stato alla sede centrale della Newark Public Library, dato che al Robert Treat non c´era la biblioteca. Ero uscito di casa alle otto e mezzo del mattino e da allora ero stato a lezione o a studiare, e la prima cosa che disse mia madre fu: - Tuo padre ti sta cercando. - Perché? Dove mi sta cercando? - andato al biliardo. - Non ci so neanche giocare, a biliardo. Cosa gli salta in mente? Stavo studiando, per l´amor di Dio. Stavo preparando un compito scritto. Stavo leggendo. Cos´altro crede che faccia notte e giorno? - Ha parlato di Eddie con Mr Pearlgreen, ed era in ansia per te -. Eddie Pearlgreen, il figlio del nostro idraulico, si era diplomato insieme a me e poi era andato al college di Panzer, a East Orange, per studiare da insegnante di educazione fisica. Giocavo a palla con lui da quando ero piccolo. - Io non sono Eddie Pearlgreen, - dissi, - io sono io. - Ma lo sai cos´ha fatto? Senza dirlo a nessuno, è andato fino in Pennsylvania, a Scranton, con l´auto del padre, per giocare a biliardo in una particolare sala che c´è da quelle parti. - Ma Eddie è un asso del biliardo, e bara. Non mi stupisce che sia andato fino a Scranton. Eddie non riesce nemmeno a lavarsi i denti la mattina senza pensare al biliardo. Non mi stupirei se andasse fin sulla luna per giocare a biliardo. Eddie becca qualche tizio che non conosce, all´inizio gioca facendo finta di essere al suo livello, poi comincia a scommettere venticinque dollari a partita finché non lo lascia in mutande. - Finirà a rubare le auto, ha detto Mr Pearlgreen. - Oh, mamma, è ridicolo. Qualunque cosa faccia Eddie, non mi riguarda. Secondo te, io finirò a rubare auto? - Certo che no, tesoro mio. - A me non piace questo gioco che piace a Eddie, non mi piace l´atmosfera che piace a lui. Non mi interessano i bassifondi, mamma. Mi interessano le cose che contano. Non ci ficcherei neppure il naso, io, in una sala da biliardo. Oh, senti, non intendo aggiungere una parola su quel che mi piace e non mi piace. Non intendo dare altre spiegazioni. Non intendo fare un inventario delle mie virtù o citare il mio dannato senso del dovere. Non intendo più essere messo di fronte a queste ridicole, assurde stronzate! - E a quel punto, come se seguisse le indicazioni di un regista, mio padre entrò in casa dalla porta di servizio, ancora carico di agitazione, puzzolente di fumo di sigaretta, e adesso arrabbiato non perché mi aveva trovato in una sala da biliardo, ma perché non mi ci aveva trovato. Non gli sarebbe mai venuto in mente di scendere in centro e cercarmi alla biblioteca pubblica, e questo perché in biblioteca nessuno ti spappola la testa con una stecca da biliardo accusandoti di averlo truffato, nessuno ti accoltella perché sei seduto a leggere il capitolo assegnato di Storia della decadenza e caduta dell´impero romano di Gibbon come avevo fatto io quella sera dalle sei in avanti.
- Dunque, eccoti qui, - annunciò. - Già. Strano, no? A casa. Dormo qui. Vivo qui. Sono tuo figlio, ricordi? - Davvero? Ti ho cercato dappertutto. - Perché? Perché? Qualcuno, per favore, mi spieghi perché «dappertutto». - Perché se ti succedesse qualcosa... se mai dovesse succederti qualcosa... - Ma non succederà niente. Papà, io non sono quel terribile scapestrato giocatore di biliardo che risponde al nome di Eddie Pearlgreen! Non succederà niente. - Lo so che non sei come lui, per l´amor di Dio. Lo so benissimo quanto sono fortunato con il mio ragazzo. - Allora cos´è tutta questa storia, papà? - la vita, dove i minimi passi falsi possono avere conseguenze tragiche. - Oh, Cristo santo, parli come un biscotto della fortuna. - Ah sì? Ah sì? Non come un padre premuroso ma come un biscotto della fortuna? questo l´effetto che faccio quando parlo a mio figlio del futuro che ha davanti, un futuro che una qualunque minima cosa potrebbe distruggere? - Oh, al diavolo! - gridai, e corsi fuori casa, in cerca di un´auto da rubare per andare a Scranton a giocare a biliardo e magari beccarmi anche lo scolo, già che c´ero.

(traduzione di Norman Gobetti)