VArie, 9 settembre 2009
FARE stato trovato a terra, mezzo nascosto dalle frasche, in un bosco non lontano da contrà Consolana, sopra i Bonomini, a Recoaro
FARE stato trovato a terra, mezzo nascosto dalle frasche, in un bosco non lontano da contrà Consolana, sopra i Bonomini, a Recoaro. Una fucilata gli aveva trapassato la mandibola, ma di quell’arma da cui era partito il colpo mortale in zona non c’erano tracce. un mistero la morte di Nerino Pretto, 44 anni, operaio delle acque Recoaro da qualche tempo rimasto senza lavoro. Nella notte i carabinieri hanno interrogato a lungo la moglie, Sabina Faccio, sconvolta per la tragedia, e suo suocero Costante, un personaggio in paese perché è presidente del circolo aziendale della stessa Recoaro oltre che della "Chiamata di marzo". A Costante i militari hanno sequestrato un fucile da caccia. Se sia quello da cui è partito il colpo è una delle tante domande alle quali debbono rispondere gli inquirenti, coordinati dal pm Paolo Pecori. In base ad una prima ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Valdagno e del nucleo investigativo provinciale, Pretto - che viveva con la moglie e i tre figli in via Divisione Julia 39 a Recoaro - si era allontanato da casa verso le 15 di venerdì con la sua Fiat Panda. I famigliari non lo avevano più visto tornare, tanto che in serata Sabina aveva mandato i figli a cercarlo in paese. Invano. L’allarme era stato dato ieri, di prima mattina. Costante si era recato in contrà Consolana, dove la famiglia ha un appezzamento di terreno, ed erano stati informati i carabinieri, i vigili del fuoco e il soccorso alpino. Intorno alle 9.30 erano scattate le ricerche nella zona di contrà Consolana, poiché i figli e Costante avevano ritrovato lì la Panda. Secondo alcuni appartenenti al soccorso alpino, lo stesso suocero aveva indicato loro di cercare a monte: vicino alla contrada avevano già dato un’occhiata i famigliari, senza esito. E invece, dopo una mattinata infruttuosa, il povero Nerino era stato trovato alle 13 a circa 300 metri dalle case dai volontari di Valdagno-Recoaro. Nerino era a terra, morto almeno da qualche ora. Ai Bonomini era stato pertanto fatto arrivare un medico del paese, per constatare la morte. Poiché la vittima era sporca di terra, il professionista non si era reso conto del foro d’arma da fuoco sul collo, sotto la mandibola. La scoperta è stata fatta solo dopo le 16, alle celle mortuarie dell’ospedale di Valdagno, quando il corpo era stato lavato. Una fucilata. A quel punto, sono scattate le indagini dei carabinieri del capitano Andrea Massari e del luogotenente Marco Ferrante. L’iniziale ipotesi del suicidio è stata subito scartata, poiché vicino al corpo non c’era il fucile dal quale doveva essere partito - a bruciapelo - il colpo. Com’era possibile? Di chi poteva essere il fucile - forse un calibro 8 -, visto che sia Nerino non poteva detenerne e Costante non aveva più la licenza? La vittima anni fa era stata denunciata per la mancata segnalazione delle armi ereditate dal padre, ma in paese era conosciuta per la sua passione per la caccia. I militari hanno setacciato la zona, senza trovare alcunché. Mentre il medico legale Andrea Galassi compiva il primo esame sulla salma, i carabinieri hanno iniziato a raccogliere i vari elementi e a sentire i figli, la moglie, il suocero e gli altri amici e famigliari. Nel corso della nottata, è stato organizzato in ospedale l’esame con il blu star, un sofisticato sistema d’indagine elettronica per individuare tracce di sangue sul corpo della vittima. Diego Neri