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 2009  settembre 08 Martedì calendario

«TRA I VESCOVI IDEE DIVERSE PER LA LEGA DIALOGO PIU’ FACILE»


ROMA – La frattura tra gover­no italiano e vertici della Santa Se­de si ricomporrà presto. Così co­me presto riprenderà il confronto su questioni etiche e scuole con­fessionali. Parola di Giuseppe de Rita, sociologo cattolico, attento osservatore di ciò che accade nel­la Chiesa italiana, soprattutto nel­la sua base.

Cosa vede, professor de Rita, dal suo osservatorio? Cosa sta ac­cadendo nei rapporti tra politica e Chiesa in Italia?

«Penso semplicemente, per dir­la col mio amico Antonio Polito, che non sono i giornali a dettare l’agenda politica. E per fortuna. Soprattutto quando si tratta di giornalismo spesso militante».

Quindi, pensando al caso Bof­fo e alle sue dimissioni?

«Quindi non è Vittorio Feltri a dettare l’agenda a Silvio Berlusco­ni così come non è Dino Boffo, né il suo caso, a dettarla al cardinal Bertone. La politica ecclesiale pro­seguirà, così come sempre: si ri­parlerà di scuole cattoliche, di questioni etiche. Si tratta di rap­porti tra due poteri forti. Andran­no inevitabilmente avanti. Magari Gianni Letta getterà molta acqua sul fuoco. E lo stesso farà il cardi­nal Bertone. Ma parliamo di con­tingenza. Di immediatezza. Il vero problema riguarderà un futuro non lontano...» Di quale problema si tratta, professor De Rita?

«Lo chiamerei del ’policentri­smo parallelo’».

Urge una spiegazione per una formula che già appare molto complessa...

«La spiegazione arriva e non è complessa. Da una parte c’è la di­mensione dello Stato italiano uni­tario che non c’è più, così come l’abbiamo conosciuto, e non ci sa­rà per molto tempo: il centrali­smo, l’amministrazione, l’élite. Stiamo assistendo a un progressi­vo policentrismo che non è solo localismo politico ma anche risco­perta di culture articolate, del dia­letto, di un diverso modo di inter­pretare, nelle singole città, avveni­menti come l’Expò a Milano o le Olimpiadi a Torino».

E lo stesso, lei dice, starebbe avvenendo nella Chiesa?

«Il mio vecchio e buon amico Francesco Cossiga si infuria quan­do assiste alle tante dichiarazioni di vescovi italiani. Ma deve darsi pace. Perché anche la Chiesa, fatal­mente come lo Stato italiano, si sta avviando al policentrismo. L’al­lora cardinale Ratzinger richiamò la Chiesa, prima di essere eletto Pontefice, alla sua ’verticalità’, ri­cordando che le conferenze epi­scopali nazionali non hanno una base teologica. In effetti non po­trà mai perdere questa sua ’verti­calità’... Ma bisognerà insieme fa­re i conti con la realtà che vive ora la Chiesa nel quotidiano: i parroci, i vescovi attivi nelle diocesi, le as­sociazioni. E i vescovi parlano, hanno opinioni diversificate, lo abbiamo visto e sentito in questi giorni. Anche qui, con buona pace di padre Federico Lombardi, diret­tore della sala stampa della Santa Sede, la ’vera’ Chiesa italiana so­no quei cento vescovi che inter­vengono e dicono la loro, ben più di un comunicato ufficiale. Co­munque basta leggere certi testi del professor Paolo Prodi per capi­re quanto la Chiesa, storicamente, abbia rispettato il localismo.» Quindi in prospettiva questa Chiesa policentrica dovrà dialo­gare con un potere italiano sem­pre più «locale»....

«La Chiesa non rinuncerà mai alla Curia né alle conferenze epi­scopali locali, altrimenti sarà im­possibile governare un miliardo di cattolici. Però si assisterà sem­pre di più a due concezioni della Chiesa: il centralismo e le realtà lo­cali, spesso effervescenti e vitalis­sime. un pro­blema che ri­guarda il desti­no stesso del cat­tolicesimo » .

In questa pro­spettiva come si colloca per esempio una re­altà politica co­me la Lega di Umberto Bos­si?

«Tra vent’an­ni e in quest’otti­ca, una realtà co­me la Lega avrà più facilità a dia­logare con la Chiesa, da locali­smo a locali­smo. Nessuno negherà l’autori­tà teologica del Papa. Ma se si vor­rà ragionare in termini di territo­rio, un movimento come la Lega non avrà più bisogno di un Letta che media tra Berlusconi e la Chie­sa o di un Pecchioli ’ambasciato­re’ del Pci presso la Santa Sede».

Allora le mosse di Umberto Bossi di questi giorni...

«No, no. Insisto. Non parlo del­l’oggi. Ma penso in prospettiva».