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 2009  settembre 08 Martedì calendario

L’INFLUENZA A, LA MALATTIA PIU’ MEDIATICA DELLA STORIA


Vabbè, rassegniamoci e, almeno idealmente, prepariamoci ad arrotolare la manica della camicia per porgere il braccio alla punturina del bravo medico dell’Asl. Come da bambini, quando le maestre ci mettevano in fila per essere graffiati dall’antivaiolosa. Poi arrivarono le zollette di zucchero con le gocce del vaccino Sabin che almeno risparmiavano quel tatuaggio ovale scavato nella carne. E adesso ci tocca ancora, vaccinazione di massa, anzi la più grande campagna antinfluenzale della storia, contro il virus arrivato dai maiali, quell’A/H1N1, responsabile dell’attuale pandemia.

Il nostro governo punta a vaccinare il 40% della popolazione, almeno in una prima fase. Entro fine anno saranno vaccinati i soggetti a rischio dai 2 ai 65 anni, mentre dal 31 gennaio del 2010 sarà il turno anche della popolazione sana compresa fra i 2 e i 27 anni. A partire dal 15 novembre prossimo, saranno immessi in circolazione 8 milioni di dosi, 16 milioni saranno invece disponibili dal 31 gennaio 2010. Altri Paesi europei raggiungeranno percentuali ancora maggiori. La Gran Bretagna vorrebbe vaccinare il 70% dei cittadini, Spagna e Germania il 40% come l’Italia, la Francia addirittura il 100%. A livello mondiale potrebbero essere vaccinate 300-600 milioni di persone.
Mani pulite e papaya

Insomma, una catastrofe. Parrebbe. Tanto che a Milano, l’assessore alla Sanità, Landi Di Chiavenna vuol vaccinare tutta la popolazione (anche i soggetti non a rischio) e sta pensando pure di installare dispenser per la disinfezione delle mani in luoghi pubblici, mezzanini dei metrò e scuole, per quella che si chiamerà ”Operazione Mani pulite”. Non è ancora chiaro chi sarà il Di Pietro anti virus, vedremo. E se il Nobel per la medicina, il francese Luc Montagner, invita i giovani a vaccinarsi e a rinforzare il sistema immunitario con diete a base di papaya fermentata e ricchi piatti di frutta e verdura, altri ribadiscono però che il virus H1N1 ha un’incidenza di mortalità molto bassa, lo 0,5 per mille, rispetto a quello di un virus stagionale.

A chi dar retta? La pandemia ci metterà tutti a letto e l’autunno-inverno 2009 sarà una bella collezione di febbri, raffreddori, gole in fiamme e svenimenti a go go. Oppure no, la porcina sarà un’influenza come le altre e i milioni di ammalati sono soltanto incubi mediatici, paure di carta. Così la pensano molti infettivologi: tra questi il professore Carlo Federico Perno, professore di virologia all’Università Tor Vergata di Roma. Che in un articolo per la rivista on line ”Medicina e Persona”, smonta, dati alla mano e ragionamenti ineccepibili, l’allarme pandemia lanciato dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Quattro sono gli argomenti del medico.

1) I dubbi cominciano sui dati della diffusione dell’influenza e i casi di mortalità registrati. Nel mondo ne sono stati diagnosticati finora circa 210.000, un caso di morte ogni 100. Ci sarebbe davvero da preoccuparsi se non si tenesse conto che quasi 1900 della totalità dei soggetti morti è nelle Americhe e che la mortalità in Europa è poco più di 80 casi su circa 50.000 accertati. Cioè, uguale, se non inferiore, alla mortalità dell’influenza stagionale.

Perno ricorda poi che non c’è un monitoraggio accurato della pandemia: la diagnostica è stata ristretta solo a coloro che richiedono l’ospedalizzazione, e in alcuni Paesi europei non si fa nemmeno questo. Scelta giusta per risparmiare quattrini e risorse, che tuttavia impedisce di conoscere il vero numero degli infettati.

2) Non è vero che i giovani siano esposti di più al virus. Semmai sono gli anziani ad essere colpiti di meno, perché il virus è simile a uno circolato decenni scorsi, verso cui gli ultraquarantenni hanno sviluppato un’immunità che almeno parzialmente li ha protetti.
La grande invenzione

3) Non si sono generalmente registrati ceppi resistenti ai farmaci antinfluenzali, a fronte delle decine di milioni di dosi somministrate. «Quei casi resistenti probabilmente sarebbero gli stessi che avremmo trovato», precisa il professore, «se avessimo monitorato l’influenza stagionale con la stessa attenzione dell’influenza suina».

4) Il virus influenzale non è il solo in circolazione e, nel periodo stagionale, incide per una metà di tutte le infezioni respiratorie. Non sappiamo quante infezioni respiratorie estive sono causate da questi virus non influenzali.

Dunque, professore, la conclusione? La risposta di Perno è sorprendente. «La sensazione», dice il medico, «è che siamo di fronte alla prima malattia mediatica della storia dell’umanità, in cui il grado di attenzione alla patologia è legato più alla comunicazione che al reale problema medico».

Magnifico: pure l’influenza A è un’invenzione dei giornali che hanno amplificato l’allarme fino al terrorismo informativo. Come è avvenuto con la Sars e l’aviaria tanto per fare qualche esempio.
E Big Pharma ride

Vero, ma ci sono altri protagonisti che dalle influenze ed epidemie hanno sempre tratto immensi vantaggi: le case farmaceutiche e i fabbricanti di vaccini. Le società farmaceutiche di tutto il mondo stanno cercando di sviluppare i vaccini nel minor tempo possibile e hanno già fatto sapere che il miglior modo per evitare il virus è la doppia vaccinazione.

Già. Due volte, significa raddoppiare la produzione delle dosi, moltiplicare il fatturato, incassare e far profitti con una doppietta miliardaria. L’appetito (loro) vien vaccinando.