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 2009  settembre 08 Martedì calendario

LA MARIJUANA? NEI PARCHI NAZIONALI

Da dove viene la marijuana che si compra in America? Probabilmente dal parco nazionale più vicino, coltivata impunemente sui terreni di proprietà dello stato, sotto il naso dei rangers e dei campeggiatori. La coltivazione della marijuana su grande scala, fino a un paio d’anni fa un affare esclusivamente californiano, è diventato ormai fenomeno nazionale: quest’anno le forze dell’ordine si sono imbattute in 487 piantagioni disseminate in 16 stati americani dal Colorado al Michigan, dal Wisconsin all’Alabama e persino in Virginia, a pochi chilometri dalla capitale Washington.
I narcotrafficanti messicani, i più probabili "proprietari" delle coltivazioni illegali, agiscono ormai con tale baldanza da non preoccuparsi nemmeno più di trovare luoghi remoti e semi-inaccessibili. Le forze dell’ordine hanno individuato il mese scorso una piantagione a 700 metri dalla Crystal Cave, una grotta dove affluiscono centinaia di turisti nel Parco Nazionale delle Sequoie in California. In luglio le forze dell’ordine hanno trovato 420mila piante (1,6 miliardi di dollari di merce) vicino a Fresno in California, 51mila in Colorado, 12mila in Idaho e 10mila in Indiana. Per ogni coltivazione trovata, ce ne sono migliaia nascoste.
Oltre a essere doppiamente illegali - un prodotto illegale coltivato in zone protette - le coltivazioni di marijuana iniziano a presentare rischi incalcolabili sia per la sicurezza dei turisti che per il territorio. I contadini, generalmente immigrati messicani clandestini inviati dai narcotrafficanti a prendersi cura delle piante, si lasciano dietro montagne di spazzatura, usano ettolitri di fitofarmaci inquinanti, cacciano animali protetti e non si curano di spegnere i falò usati per cucinare. Uno degli ultimi incendi in California, quello scoppiato l’8 agosto a Santa Barbara, è stato per esempio causato dai coltivatori di marijuana. Il problema della sicurezza personale inizia poi a essere particolarmente preoccupante. Le piantagioni sono sorvegliate da guardie armate di mitragliatrici, pronte a sparare contro gli intrusi. E gli "intrusi" potrebbero essere ignari campeggiatori inoltratisi in zone remote per piantare la tenda. Quest’estate molti parchi nazionali hanno lanciato avvertenze ai visitatori esortandoli a prestare molta attenzione e ad allontanarsi rapidamente in caso si imbattessero in zone o persone sospette.
Il governo americano è impreparato a far fronte a un fenomeno dilagante. I rangers sono addestrati a difendersi dagli orsi o a dar multe ai campeggiatori indisciplinati, non ad aprire il fuoco contro gruppi di narcotrafficanti armati fino ai denti e dotati di radio e walkie-talkie. I singoli stati, persino la California ormai abituata da anni a fare i conti con questo fenomeno, stanno tirando la cinghia durante la recessione e hanno dovuto ridurre il numero di guardie forestali in circolazione.
Coltivare marijuana nelle sterminate foreste americane è all’apparenza molto più facile e sicuro di quanto non si possa pensare. Si tratta di decine di migliaia di piante semonate e cresciute in aree deforestate, terrazzate, irrigate deviando i corsi d’acqua, spruzzate e fertilizzate. Queste iniziative agricole su larga scala oltretutto richiedono il trasporto di attrezzature, chilometri di tubi, esplosivi, sacchi di fertilizzanti, seghe, accette, provviste. Come un traffico così cospicuo possa passare inosservato è un mistero.Palese invece è l’incentivo a coltivare il prodotto in loco, ed evitare i controlli alla frontiera Messico-Usa aumentati enormemente dopo l’ 11 settembre.