Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  settembre 07 Lunedì calendario

L’OCCIDENTE ISLAMICAMENTE CORRETTO, PER VOCE ARANCIO


«Vi sono vietati gli animali morti, il sangue, la carne di porco e ciò su cui sia stato invocato altro nome che quello di Allah, l’animale soffocato, quello ucciso a bastonate, quello morto per una caduta, incornato o quello che sia stato sbranato da una belva feroce, a meno che non l’abbiate sgozzato [prima della morte] e quello che sia stato immolato su altari [idolatrici] e anche [vi è stato vietato] tirare a sorte con le freccette. Tutto ciò è iniquo. Oggi i miscredenti non sperano più di allontanarvi dalla vostra religione: non temeteli dunque, ma temete Me» (Sura V Al-Mâ’ida, versetto 3).

Nell’Islam gli alimenti si dividono in: halal (leciti), haram (illeciti), mushbub (dubbi, il cui consumo è affidato alla coscienza del musulmano) e makruh (abominevoli). I cibi haram sono: il vino e ogni bevanda che faccia perdere lucidità, il maiale e i suoi derivati, animali non macellati secondo il rito islamico, morti di morte naturale o strangolati, precipitati o parzialmente divorati da bestie selvagge ecc.

In Occidente la parola haram ha perso il significato originario. Cambiata in harem, la parola indica «il luogo dove il sesso è libero da tutte le ansie».

«I concetti di halal e kosher si equivalgono – spiega a Voce Arancio Mario Scialoja, ex ambasciatore italiano in Arabia Saudita, direttore della sezione italiana della Lega musulmana a Roma e membro della consulta islamica presso il Viminale, convertitosi all’Islam nel 1987 – la nostra religione prevede vari divieti. La maggior parte riguarda la carne. Volendo essere precisi anche lo strutto del panettone e il caglio nei formaggi sono haram».

Un alimento lecito non contiene sostanze proibite ed è fatto con carne di animali macellati secondo la Sunnah, il codice di comportamento stabilito da Maometto. Un praticante virtuoso non può mangiare un biscotto (o qualsiasi altro cibo) che, durante il viaggio dal produttore al negozio, sia stato stipato vicino a un alcolico o a del tabacco, non può gustare una coscia di pollo fritta nello stesso olio in cui sono state cucinate costolette di maiale, non può bere alcolici ecc. Le donne non devono usare rossetti e creme che contengono grassi animali o testate su cavie da laboratorio. Le disposizioni riguardano anche le medicine: le pillole non devono essere confezionate con gelatine animali di origine sconosciuta. Il pesce è lecito.

«Mangia volentieri gli spaghetti col sugo di moscardini e totanetti» (Luigi Miroli, ristoratore di Positano, su Afef).

La carne (ovina, caprina, bovina) deve essere macellata ritualmente. Il macellaio deve essere o musulmano o appartenente alla famiglia degli ahl al-kitab (la gente del libro, anche ebreo) sano di mente, maggiorenne, capace di intendere e volere, sobrio. Dopo aver rivolto l’animale verso la Mecca, pronuncia la frase bismi allahi rahman er-rahim in nome di Dio clemente e misericordioso e con una lama affilatissima taglia la gola dell’animale, lasciando correre il sangue fino al dissanguamento. La macellazione rituale non prevede lo stordimento.

In Italia l’abbattimento che rispetta i precetti religiosi islamici ed ebrei è stato autorizzata dal decreto ministeriale dell’11 giugno 1980. Nel settembre 1998 è stata recepita la direttiva europea che elenca i modi legali per macellare e abbattere gli animali riducendone la sofferenza. Il provvedimento comunitario permette la macellazione secondo i riti religiosi.

In Canada, paese che esporta grandi quantità di carne in Malesia, dal 1990 esiste l’Isna, organo di certificazione halal che lo Stato asiatico ha imposto per garantire che le carni esportate siano macellate nel rispetto della Sharia. L’Isna assicura l’idoneità degli impianti, organizza corsi di formazione per i macellai, appone un marchio di certificazione che accompagna il prodotto fino alla distribuzione ecc. Un’agenzia di certificazione analoga, l’Ifanca, svolge negli Stati Uniti più o meno le stesse funzioni. L’Australia, che serve con i suoi prodotti molti paesi dell’Asean e dell’area del Pacifico, produce ed esporta esclusivamente carne di agnello halal.

Nel 2025 un terzo della popolazione mondiale sarà musulmana. Giro d’affari legato alla loro alimentazione: almeno 500 miliardi di dollari.

Musulmani che vivono in Europa: 30 milioni. In Italia: 1,4 milioni.

Il mercato dei prodotti halal in Europa vale 67 miliardi di dollari l’anno. Considerando il tasso di crescita della popolazione araba è destinato a valere molto di più.

Aziende occidentali che realizzano prodotti halal:

ALIMENTARI
• Tesco: pasti pronti e carne fresca certificata;
• Nestlè: un sesto dei suoi stabilimenti è certificato halal;
• Marhaba: produce cioccolata;
• Subway: supermercato, offre sandwich halal;
• Boots: catena che vende omogeneizzati halal.
RISTORAZIONE
• Mc Donald’s: nel menu ha l’Halal Chicken NcNuggets
• Domino’s: i peperoni delle sue pizze sono halal
• Kfc: in alcuni dei suoi locali londinesi garantisce che tutti i prodotti siano in linea
• Dixy Chickhen: a Birmingham ha aperto un locale con annessa stanza di preghiera.

COSMETICI
• Saff: ditta inglese che produce produmi senza alcol e rossetti senza grasso animale
• Almaas: società australiana che realizza mascara certificati halal
• The body shop: pur non godendo del bollino, i suoi prodotti piacciono ai musulmani perché naturali e non testati sugli animali.

MEDICINE
• Principle Healtcare: la ditta inglese produce vitamine senza i derivati animali vietati dalla legge del Corano;
• Duchensay: compagnia farmaceutica canadese, produce supplementi di acido folico per le donne in gravidanza certificati dall’Islamic Society of North America.

Il primo fast food islamico in Europa è il Beurger King Muslim, aperto a Clichy sous Bois, a Parigi, nel 2005. Da subito è stato un grande successo: «Ero abituata ad andare al Mc Donald’s ogni settimana, ma ero costretta a mangiare filetto o sandwich di pesce - ha raccontato al New York Times Faiza, una ragazza franco-algerina - ora vado sempre al Beurger Muslim». Due anni dopo a Southall, quartiere londinese in cui vivono soprattutto pakistani e bengalesi, è stato inaugurato il primo McDonald’s halal. Piatti serviti: chicken mc nuggets, big mac, fritti ecc. Fast food halal della multinazionale si trovano anche in America e in Australia - Al Mc di Michigan Avenue, Detroit, il 65% dei piatti ordinati è islamicamente corretto.

I ristoranti e i take away che vendono pasti halal sono sempre più numerosi: in Europa il loro giro d’affari è di almeno mezzo milione di euro l’anno.

La Nestlè, leader mondiale nel settore alimentare (107,6 miliardi di franchi svizzeri il suo fatturato nel 2007), ha un islamologo in 75 dei suoi 480 stabilimenti in giro per il mondo. Più del 22% delle sue entrate derivano dalla vendita di prodotti halal. Da due anni la multinazionale ha eliminato la carne di maiale, il sangue e l’alcol nel ciclo di sette fabbriche europee, compresa una di salsicce in Francia, uno stabilimento di Nescafè in Germana e uno di latte in polvere in Spagna.

Anche la pizza halal è sempre più richiesta. In Francia, racconta Julet Panet, direttore dell’associazione pizzerie francesi e della rivista France Pizza, «il 40% delle pizze ordinate sono di questo tipo». Domino’s a Parigi e dintorni dal 2006 vende prodotti halal in alternativa ai menu tradizionali.

«Sono tutte iniziative da incoraggiare. Oggi è anche più facile trovare macellerie halal. A Roma si trovano soprattutto a Centocelle, vicino alla Grande Moschea. Negli Usa i prodotti halal si trovano ovunque, anche al supermercato» (Mario Scialoja).

L’Olanda vuole trasformare il porto di Rotterdam, il terzo più grande del mondo, nell’hub dei prodotti halal destinati al mercato europeo. Da tempo ha attrezzato le banchine con una supply chain che rispetta i precetti del Corano nelle modalità di stoccaggio delle merci: niente alcol e carne di maiale nelle vicinanze dei prodotti destinati al pubblico islamico. La Bosnia Erzegovina, patria di 2,3 milioni di musulmani, sta costruendo un Halal Park a Gracanica. Stanziamento iniziale previsto: 100 milioni di dollari.

La Gran Bretagna, con i suoi due milioni di musulmani, è tra i paesi più attivi nell’halal business. La catena di fast food Kentucky Fried Chicken (Kfc) in alcuni punti vendita di Londra vende soltanto pasti halal. A Birmingham la Dixy Chicken ha aperto un locale con annessa sala di preghiera; la catena Boots distribuisce alimenti halal per l’infanzia in trenta punti vendita; i supermercati Tesco espongono piatti pronti compatibili coi precetti del Corano.

In Italia dal 2003 il gruppo alimentare Metro ha aggiunto una sezione halal al banco delle carni.

L’azienda La Genuina di Ploaghe (Sassari) con i suoi salumi preparati con carne di pecora secondo i precetti islamici e kosher ha vinto l’Oscar Green Coldiretti 2009. I prodotti sono certificati dal Rabbino e dall’Imam. La Genuina ha conquistato il mercato italiano e quello europeo. Richieste dei suoi salumi sono arrivate anche da Tel Aviv, Dubai, Slovenia, Russia, Croazia ecc.

«Poco tempo fa ho mangiato in un ristorante ebraico di Roma un prosciutto kosher: era buonissimo!» (Scialoja).

Altre aziende italiane che producono pasti halal: il catering che prepara i pasti per l’ospedale Misericordia di Grosseto che offre da un anno il menu islamico. Non solo couscous e kebab ma anche piatti senza carne di maiale o vegetariani. Giuseppe Ricci, all’epoca direttore generale dell’Asl della città e promotore del progetto: «Ci furono chieste due cose: la presenza nei consultori pubblici di ostetriche, perché le musulmane vogliono farsi visitare solo da altre donne, e la previsione di un menu ospedaliero che tenesse conto delle loro esigenze. Non abbiamo avuto alcuna difficoltà a riconoscere la legittimità di tali richieste». L’Arrosticino, ditta di Pescara che produce carni, ha nel suo sito la sezione halal (certificata dalla Comunità islamica abruzzese) e offre bocconcini, spezzato misto e lombatine macellate secondo i principi della Sharia. La Crestani di Riva del Garda ha ottenuto la certificazione dal centro islamico italiano di Cologno Monzese. Il centro ha visto l’impianto di macellazione, ha indicato il macellaio (un marocchino residente in Italia) e ha stabilito che la ditta è idonea a effettuare la macellazione rituale.

Per le musulmane prendersi cura della propria bellezza rispettando i dettami religiosi è complicato. «In pratica è vietato qualsiasi tipo di ornamento che attiri l’attenzione» spiega Umar Andrea Lazzaro, studente genovese di 23 anni convertito all’Islam un anno fa, moderatore di discussionisull’islam.com, il blog di riferimento per le musulmane italiane. «Il khajal per esempio è permesso sia agli uomini che alle donne - aggiunge - a condizione che non sia usato per attrarre sguardi indiscreti. Per questo è meglio evitarlo in pubblico, soprattutto per le ragazze più giovani». Nel forum ci sono 17.744 messaggi su cibo, matrimonio, fede, cosmetica naturale ecc. «Scusate ma per la cura della persona non ci sono prodotti halal e haram?» chiede Vero. Alcune suggeriscono di non truccarsi o di usare prodotti fatti in casa, altre consigliano siti internet in cui comprare prodotti affidabili. Tra i più citati: le creme di Saaf Skin Care, azienda inglese che produce sieri e make up naturali e quelle dell’australiana Almaas.

Anche la tecnologia ammicca all’Islam. I telefonini Lg supportano un applicativo che in ogni momento individua la direzione della Mecca. Dai cellulari Nokia si possono scaricare gratis i versetti del Corano seguendo una procedura semplificata. Chi usa l’iPhone può scaricare Halalpal, software che ricerca i ristoranti halal di tutti gli Usa.