Vittorio Messori, Corriere della Sera 6/9/2009, 6 settembre 2009
CITT DEL VATICANO
«La Chiesa non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo ». Le parole di Benedetto XVI, nel messaggio diffuso ieri per la giornata missionaria, richiamano quanto aveva scritto ai vescovi del mondo mentre infuriavano le polemiche sulla remissione della scomunica ai lefebvriani, «la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo». Il Papa spiegò la sua preoccupazione con le parole di San Paolo ai Galati, « ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! » .
Appunto. Nella Chiesa, Oltretevere come alla Cei, si è aperto ora uno «spazio di riflessione e silenzio». Dopo l’«attacco basso e virulento» a Dino Boffo e le sue dimissioni dalla direzione di Avvenire , ora bisogna decidere come muoversi. E non si tratta solo di scegliere il successore. Si attende il consiglio permanente della Cei, il 21 settembre a Roma, e in novembre l’assemblea generale dei vescovi ad Assisi. Di là dalla necessità di compattare l’istituzione «contro le operazioni per dividerla», l’ultima settimana ha mostrato un serissimo problema di governance , nel rapporto tra la Santa Sede e la Cei, del quale sono tutti consapevoli. «Qualche acciaccatura è difficile non rimanga » sospirava ieri un alto esponente vaticano: «Ma bisognerà pensare a una redistribuzione dei compiti, un coordinamento per non essere vulnerabili » .
Ecco: «vulnerabili». Nella «guerra» mediatica su Boffo, la mancanza di sintonia, anche nella versione dei fatti, è apparsa evidente. Alla Cei sono sobbalzati quando Giovanni Maria Vian, direttore dell’ Osservatore Romano , nell’intervista apparsa lunedì sul
Corriere ha rivendicato che il quotidiano della Santa Sede non si fosse mai occupato delle vicende del premier, giudicando «imprudente ed esagerato» un editoriale di Avvenire sulle stragi di immigrati in mare. Dal vertice Cei è partita una telefonata alla Segreteria di Stato: Vian parlava a titolo personale o no? L’irritazione è rimasta: dalla Segreteria non è arrivata nessuna risposta ufficiale.
stato il segnale più importante di una tensione che risale al 25 marzo 2007, quando il cardinale Tarcisio Bertone scrisse una lettera al neoeletto presidente della Cei: «Per quanto concerne i rapporti con le istituzioni politiche, assicuro fin d’ora a Vostra Eccellenza la cordiale collaborazione e la rispettosa guida della Santa Sede, nonché mia personale». Il segretario di Stato rivendicava a sé la «guida» di ciò che il cardinale Ruini aveva gestito in modo autonomo. Al di là dello stile più «pastorale» di Bagnasco, rispetto alla Chiesa che «parla a voce alta» di Ruini, tutto risale ad allora: chi tiene i rapporti con il mondo politico? Ogni intervento dalla Cei, o da Avvenire , faceva storcere il naso a chi sostiene la linea «istituzionale» di Bertone. Del resto, tra i vescovi, si racconta che all’inizio il cardinale Bertone desiderava non ci fosse più la «prolusione» del presidente Cei al consiglio e all’assemblea, discorso che ha grande rilevanza politica. Bagnasco l’ha mantenuto.
Malumori sottotraccia, anche nella Curia romana. Tensioni emerse già nel caos della vicenda lefebvriani. Finché Benedetto XVI aveva deciso di prendere su di sé il peso di tutta la situazione e scrivere, cosa mai accaduta, una lettera per spiegare le sue ragioni. Ma chi aveva «sottovalutato» il caso del vescovo Williamson, il lefebvriano che nega la Shoah? Di chi la colpa del caos? Tensioni, voci. Oltretevere ci fu chi accusò la Segreteria di Stato. O, secondo i punti di vista, chi aveva «remato contro» Bertone. A metà aprile si parlò di un incontro riservato del Papa, a Castel Gandolfo, con i cardinali Bagnasco, Ruini, Scola e Schönborn. L’assenza di Bertone venne interpretata – da chi non gli è vicino – come un segno di «sfiducia» del Papa. Chi gli è vicino, invece, fece notare il grande segno di amicizia durante le vacanze in Val d’Aosta: Benedetto XVI, appena ingessato al polso, che il 19 luglio va in visita nel paese natale del segretario di Stato, Romano Canavese, recita l’Angelus e pranza con la famiglia Bertone. Il 17 agosto si è poi completato il nuovo assetto della Segreteria di Stato con la nomina di monsignor Ettore Balestrero, 42 anni, a sottosegretario per i Rapporti con gli Stati: ora i vertici sono tutti di nomina ratzingeriana e Bertone, dicono fonti vicine, ha più che mai «in mano la macchina » .
Nel frattempo, però, anche la telefonata di Benedetto XVI al cardinale Bagnasco, martedì – con il Papa che chiedeva «notizie e valutazioni» – è riuscita a diventare un «giallo». C’è chi, nell’episcopato, vi ha visto un altro segno di «insoddisfazione » del pontefice verso Bertone. Chi, nella Santa Sede, lo ha letto invece come un congedo a Boffo. E chi, nella Cei, lo ha interpretato all’opposto come un invito a «resistere» – linea che cominciava a cedere anche tra l’episcopato. Di certo la Santa Sede era preoccupata, Boffo ha poi preso la sua decisione.
Resta la mancanza di sintonia. E, diffusa, l’«amarezza» per l’immagine d’una lotta senza esclusione di colpi nel mondo cattolico. Non è simpatico che la velina anonima contro il direttore di Avvenire , poi pubblicata dal Giornale , sia spuntata in maggio all’Istituto Toniolo di Milano, ente fondatore della Cattolica, mentre si rinnovavano i vertici di cui Boffo fa parte. Un clima di veleni in cui anche l’uscita del libro Vaticano Spa è stata vista come una «manovra » mentre è in ballo la possibile successione di Angelo Caloia al vertice dello Ior.
Del resto la consapevolezza è comune, i «pontieri» sono all’opera. «Tra la Santa Sede e l’episcopato deve esserci sintonia », dicono ambienti della segreteria di Stato. Lo stesso si dice fra i vescovi. I primi a volerlo sono Bertone e Bagnasco. Di certo l’«attacco» è destinato a ridisegnare i rapporti tra Chiesa e mondo politico. I vescovi si sentono colpiti, c’è chi dice che «è stato un errore dare una delega in bianco al centrodestra», nella base cresce il malumore. Finito il «ruinismo», la linea «istituzionale » della Santa Sede come si sintonizzerà con i vescovi? Si vedrà. Intanto si cerca di lasciar sedimentare, tornare all’essenziale. Oggi l ”Osservatore pubblica un’ampia riflessione del cardinale Giacomo Biffi sul giudizio finale e l’aldilà: «Non saremo come acciughe in un barile».
Gian Guido Vecchi