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 2009  settembre 06 Domenica calendario

Sono giovani, tantissime sono le donne, semplici insegnanti oppure broker di borsa; quasi sempre si tratta di persone che non hanno né una storia di partito né una particolare competenza o esperienza politica

Sono giovani, tantissime sono le donne, semplici insegnanti oppure broker di borsa; quasi sempre si tratta di persone che non hanno né una storia di partito né una particolare competenza o esperienza politica. Facce sconosciute, ma fresche e pulite: sono i 143 «ragazzi di Ozawa». I 143 neodeputati usciti trionfatori nei loro collegi uninominali rendendo possibile il trionfo elettorale assolutamente senza precedenti del Partito Democratico giapponese, aggiudicatosi tra maggioritario e proporzionale 308 dei 480 seggi della Camera, cacciando all’opposizione il partito liberaldemocratico (Ldp) che aveva governato per quasi 53 anni senza interruzione. I giornali nipponici li hanno soprannominati «Ozawa Kids» perché a sceglierli uno per uno - personalmente, studiandoli, mettendoli alla prova, e decidendo dove e contro quale avversario liberaldemocratico candidarli - è stato proprio Ichiro Ozawa, 67 anni, uno dei principali capi del Dp giapponese e insieme uno degli uomini politici più potenti ed esperti del paese. Uno che nel lontano 1989 faceva di mestiere proprio il segretario del partito liberaldemocratico. Paradosso politico tipico di una nazione che assomiglia molto all’Italia. Frenato da un mini-scandalo Ozawa abbandonò clamorosamente l’Ldp nel 1993, contribuendo alla nascita della prima compagine di governo senza i liberali. Addirittura fino a tre mesi orsono era il segretario generale del Partito democratico, e dunque il candidato in pectore alla guida del governo, visti i sondaggi. Un sogno sfumato, per colpa di un finanziamento elettorale potenzialmente illecito ricevuto per suo conto da parte di una azienda chiacchierata, la Nishimatsu Construction. Lui si è detto innocente, ma le dimissioni sono state inevitabili, lanciando così alla guida del Giappone un altro degli uomini forti del Dp, Yukio Hatoyama. A proposito di paradossi e di analogie con l’Italia: il 16 settembre prossimo Hatoyama diventerà formalmente premier, e due giorni fa Ichiro Ozawa è stato di nuovo nominato segretario del Dp giapponese. Insomma, uno va al governo e uno resta alla guida del partito. Come successe (ma, si sa, non finì benissimo) a Massimo D’Alema e Walter Veltroni nel 1998, oppure a Romano Prodi e sempre Veltroni nel 2007. Selezione spietata Fatto sta che l’expertise pressoché imbattibile di Ozawa nell’arte di vincere elezioni si è rivelata ancora una volta fondamentale. Nei mesi scorsi ha incontrato letteralmente centinaia di persone, quasi tutti emeriti sconosciuti ma in grado di rappresentare la risposta giusta alla voglia di cambiamento, di novità e di freschezza che ha investito come una marea montante il Giappone. Li ha messi alla prova: secondo racconti che forse sono anche un po’ leggenda, Ozawa a ognuno poneva durissime domande a bruciapelo, del tipo: «Come rispondi - tuonava il vecchio leader – se il tuo avversario ti accusa di aver preso dei soldi? Cosa dici se ti tacciano di incompetente? Spiega il programma elettorale del nostro partito in quaranta secondi». I sopravvissuti a questa durissima selezione sono stati contrapposti agli avversari liberaldemocratici di volta in volta più deboli: una giovane donna, simpatica e attraente, contro un vecchio bonzo di partito stanco e decotto. Un professionista serio e credibile laddove l’avversario era invece un deputato uscente inesperto. Un anziano dalla faccia serena e credibile contro un giovanotto arrogante e irrispettoso. A tutti è stato fornito training, suggerimenti, consigli, e a volte anche soldi per la campagna elettorale. Il risultato è stato devastante. L’Ldp ha perso oltre 7 milioni di voti. Il Dp ha stravinto, eleggendo 143 deputati di prima elezione, e sono democratiche 40 delle (un altro record) 54 donne elette alla Camera. Un record in una società ancora decisamente molto maschilista come quella nipponica. Merito della strategia di Ozawa e della sua «brigata di principesse», come la fantasiosa stampa giapponese ha soprannominato le sue molte bravissime candidate, scelte sulla base di questa filosofia: «Le donne sono capaci di conquistare consensi da parte degli elettori incerti. E poi sono serie, convinte, e disposte a fare il massimo per aiutare il nostro partito». La «brigata di principesse» E così ecco a Nagasaki il trionfo della 28enne Eriko Fukuda contro un ex ministro della Difesa, il 68enne Fumio Kyuma. Trionfo cui è andata vicina (perdendo per soli 4000 voti, finendo comunque eletta nella quota proporzionale) la 33enne Mieko Tanaka - unica esperienza politica dodici mesi di lavoro come segretaria di un deputato Dp - che a momenti eliminava ad Ishikawa un ex premier liberale come Yoshiro Mori. Takako Ebata, 49 anni, docente universitario e consulente d’impresa, ha trionfato in un collegio di Tokyo su un altra donna, l’ex ministro della Difesa Yuriko Koike. Per una giornalista sconfitta, una che vince per il Dp: Ai Aoki, 44 anni, capace di battere Akihiro Ota, il capo del partito buddhista Komeito alleato dei liberali. Ma vincono anche i maschietti democrats: Masanao Shibahashi, un bancario trentenne, ha spazzato via Seiko Noda, ministra uscente del governo dello sconfitto Taro Aso. Uno dei vincenti «Ozawa Kids», il 43enne operatore finanziario Takatane Kiuchi, la mette così: «La gente chiama Ozawa il ”dio delle elezioni”, ma un sacco delle cose che lui dice di fare sono semplicissime ovvietà. Ti raccomanda di andare a salutare gli elettori alle stazioni ferroviarie ogni mattina, e di andare a trovare spesso i personaggi più in vista». Sempre Eriko Fukuda, la giovane di Nagasaki, ammette di aver percorso nel collegio elettorale durante la campagna «una distanza uguale a una volta e mezza la circonferenza della Terra». Uno dei collaboratori di Ozawa ha così istruito la ex giornalista Aoki: «Devi cercare di avvicinarti alle persone in modo tale che siano loro a voler cercare di stringerti la mano». Divisione del potere Trucchi del mestiere vecchi e nuovi, e capacità di fiutare il vento politico, che chiedeva cambiamento e novità. I boss dell’Ldp, a cominciare dal premier perdente Taro Aso, hanno accusato i democratici di aver costruito una maggioranza fatta di «dilettanti che non hanno idee né sanno come operare in Parlamento» (parole di Aso). Nello stesso Dp molti temono che Ozawa - ovviamente rieletto, e per la quattordicesima volta di seguito - stia accumulando troppo potere, essendo in grado di gestire a piacer suo il consenso di oltre un centinaio di deputati, pescando soprattutto nel gruppone dei suoi Kids. Sarà così? Il futuro premier Yukio Hatoyama sembra essersi convinto che il modo migliore per evitare rischi è proprio quello di lasciare mano libera a Ozawa nel partito - nominandolo suo successore e segretario generale - sperando che lui continui a vincere elezioni e a rafforzare l’organizzazione. E soprattutto sperando che ricambi il favore, evitando di destabilizzare il governo Hatoyama, che avrà moltissimo da fare (e un sacco di problemi da risolvere) sin dalle prossime settimane. Operazione pericolosissima: chiedere a Romano Prodi.