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 2009  settembre 05 Sabato calendario

Aspettando i nuovi viaggi dei malati che il regista Michael Moore organizzerà verso Cuba (ne ha già fatti alcuni, e li ha raccontati nel docu-drama «Sicko») se il presidente Obama non darà loro la mutua pubblica, gli americani possono, e senza sfidare alcun embargo, trasferirsi in Messico e godere dell’agognata copertura sanitaria universale

Aspettando i nuovi viaggi dei malati che il regista Michael Moore organizzerà verso Cuba (ne ha già fatti alcuni, e li ha raccontati nel docu-drama «Sicko») se il presidente Obama non darà loro la mutua pubblica, gli americani possono, e senza sfidare alcun embargo, trasferirsi in Messico e godere dell’agognata copertura sanitaria universale. Migliaia di anziani già lo fanno, unendo il dilettevole del clima e del basso costo della vita all’utile di un’assistenza illimitata: senza esclusioni di cure, con medicine, esami, raggi x, occhiali da vista e persino cure dentali, tutto senza pagare il conto all’uscita dall’ospedale. La spesa per il «sogno sanitario americano» di chi non può permettersi una costosa polizza privata onnicomprensiva e non ha i 65 anni di età per godere della mutua Usa Medicare, è irrisoria: 250 dollari all’anno, quanto costa l’iscrizione al piano Imss, gestito dal Mexican Social Securities Institute, l’Istituto messicano per la sicurezza sociale . Ai pazienti viene assegnato un medico generico, che può prescrivere il ricorso a uno specialista o raccomandare il ricovero in ospedale. I pensionati che dagli Stati Uniti hanno scelto il Messico come «buen ritiro» sono tra i 40 e gli 80 mila, e non ci sono cifre su quanti abbiano la tessera Imss in tasca. «Il numero è probabilmente di parecchie migliaia», ha però detto David Warner, professore di politiche pubbliche all’Università del Texas, al quotidiano «Usa Today», che ha raccolto testimonianze dirette del fenomeno. «E’ una delle ragioni primarie per cui ho traslocato qui», ha spiegato Judy Harvey di Prescott Valley, che ora vive a Alamos, Sonora. «Non potevo permettermi la mutua sanitaria negli Stati Uniti. Per me, questo è il miglior sistema che esiste». «Si prendono buona cura di noi», ha aggiunto Jessica Moyal, 59 anni, di Hollywood (Florida), che si è trasferita a San Miguel de Allende, un villaggio diventato meta di tanti americani in pensione. Lo scopo dell’Imss, però, è quello di aiutare i contribuenti messicani che hanno versato quote delle loro paghe per decenni, e i dirigenti del piano adesso non vogliono che venga stravolto da stranieri in cerca di affari. «Se iniziano ad arrivare qui a frotte per questo motivo - ha detto Javier Lopez Ortiz, direttore dell’Imss di San Miguel de Allende - il peso di tutto questo non sarebbe sostenibile». In realtà già oggi il sistema Imss, che copre 50,8 milioni di messicani, è a rischio: secondo un rapporto recente del governo locale è «famoso» per perdere soldi. E a un esame minimamente accurato non è certo privo di difetti: ospedali e ambulatori non sono di prima qualità; le condizioni di salute dei due anni precedenti l’iscrizione non sono coperte; e tra i farmaci, le applicazioni e gli impianti medicali più moderni ce ne sono vari a pagamento. E ancora: nelle camere degli ospedali non ci sono né televisione né telefono, e spesso ai familiari viene chiesto di andare ad aiutare i malati a lavarsi o assisterli nelle altre esigenze di tipo non strettamente clinico. Quasi tutti i dottori e le infermiere parlano solo spagnolo, e se qualcosa va storto c’è poco da contare sui tribunali, sovraccarichi di cause. Comunque, visite e operazioni non costano un centesimo, e il livello delle cure è normalmente buono, dicono esperti e malati. Chi si iscrive lo fa come forma di assicurazione, a costo quasi zero, per i casi di emergenza. Per le cure non urgenti gli americani che hanno la Medicare tornano di solito negli Stati Uniti, perchè la mutua americana vale solo in patria; oppure vanno da dottori privati messicani. Il ricorso al piano Imss, paradossale nel mostrare i ricchi americani che sfruttano il povero Messico, è la conferma che non ci sono restrizioni alla propensione dei cittadini, qualunque sia il loro passaporto, a fare i propri interessi. Del resto, la visita a un qualsiasi ambulatorio di emergenza di un ospedale di New York mostra l’altra faccia della medaglia: la processione di «turisti» dall’America Latina - Messico in testa - che si presentano malati e bisognosi di immediata assistenza, e per legge la ricevono a prescindere dalla loro immediata disponibilità economica. Una volta guariti, il recupero dei costi è problematico, se non disperato. Medici senza frontiere, anche nel mondo del welfare. Stampa Articolo