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 2009  settembre 05 Sabato calendario

LUCIANO NIGRO

ROMA - «Berlusconi si avvia ad essere una grande delusione per i vertici della Cei. Che guarderanno con benevolenza alla scesa in campo dei movimenti cattolici per la costruzione di un nuovo, grande partito di centro». Quando parla della Chiesa misura le parole Rocco Buttiglione, un tempo "filosofo del Papa", oggi presidente dell´Udc. Ma di una cosa è certo: dopo il caso Boffo il rapporto con il Cavaliere non sarà più lo stesso.
Quali conseguenze prevede?
«Prodi, che in una certa fase era stato visto con prudente simpatia, fu una delusione per la dirigenza dei vescovi. Ora Berlusconi si avvia ad essere una delusione altrettanto grande».
La Chiesa lo abbandonerà?
«La Chiesa non abbandona nessuno, tanto più che prima non lo sosteneva. Tra i cattolici crescerà la diffidenza che c´era, non tanto per essere andato a letto con una prostituta, ma per la solidarietà, i poveri, gli immigrati. Ora, però, si aggiunge una cosa più grave: la libertà della Chiesa di dare giudizi morali».
I vescovi sosterranno un grande centro con Montezemolo?
«Montezemolo, che è mio amico, mi pare giustamente occupato in altre faccende. E i vertici della Cei si interessano di strategie politiche assai meno di quanto si pensi. Sarà forte l´impatto sul popolo cristiano. Crescerà il bisogno di una forza indipendente, di centro. Lo vedremo a Caltagirone il 2-4 ottobre quando i movimenti cattolici si ritroveranno a 50 anni dalla morte di don Sturzo».
E se sceglieranno la Cosa Bianca avranno la benevolenza della Chiesa?
«Assolutamente sì».
Prima ci sono le elezioni regionali. Il premier cercherà l´accordo con l´Udc.
«Noi non faremo accordi strategici con nessuno. E con Berlusconi è improponibile, visto che ha costruito una politica sulla distruzione del centro. Quell´ipotesi è fallita. Ora sembra averne una sola: lasciare alla Lega la possibilità di sfasciare il paese».
Accordi soltanto locali?
«Esatto. E mai a sostegno di candidati già scelti da altri. Ci piace essere corteggiati. Ma una brava ragazza non dice sì facilmente».
Lei ritiene Berlusconi il mandante del caso Boffo?
«Quando ha nominato Feltri direttore, ha certamente concordato una linea e gli ha dato un mandato. E se il cane morde, la responsabilità è sempre del padrone».
Qual è il mandato, Buttiglione?
«Vincere la gara della degradazione del costume giornalistico e Feltri ci sta riuscendo benissimo».
Una rappresaglia, insomma?
«Nella logica delle dittature militari i colonnelli non ammazzano i guerriglieri, ma chi non si schiera, chi sta al centro. Da chi vuole che si sentisse minacciato Berlusconi, il "graziato" che nei sondaggi ha il 168% dei consensi e che ha brillantemente risolto i problemi dell´economia mondiale? Dal Pd?».
Perché andare alla guerra?
«Me lo sono chiesto: perché contro Boffo? Non è stato lui a tirare fuori la D´Addario. E quando tutti i giornali ne parlavano, è intervenuto su Avvenire con signorilità. Non ha detto che Berlusconi andrà all´inferno, che è indegno o deve dimettersi. Ma che "non è esemplare". Meno di così?».
Un´azione pianificata?
«Ci si aspettava l´abbraccio del cardinale alla Perdonanza e invece, proprio quel giorno un´aggressione violentissima, in stile leninista per far fuori l´avversario. Qualcuno nel Pdl ha voluto far fallire il tentativo del povero Letta che si era adoperato per ricucire».
Perché?
«Perché nel Pdl è prevalsa l´idea dello scontro con il Vaticano. E certo tutto questo un segno lo lascerà».