Federico Fubini, Corriere della Sera 5/9/2009, 5 settembre 2009
Il rapporto riservato Bruxelles fa i conti sui costi della crisi: un terzo del Pil in aiuti alle banche Senza fretta, ma anche senza intenzione di perdere tempo, l’Unione europea inizia a pensare alla ritirata
Il rapporto riservato Bruxelles fa i conti sui costi della crisi: un terzo del Pil in aiuti alle banche Senza fretta, ma anche senza intenzione di perdere tempo, l’Unione europea inizia a pensare alla ritirata. Dopo il biennio dei grandi interventi dei governi nelle banche e nell’economia, i tempi e i modi del passo indietro del settore pubblico sono al centro del documento confidenziale messo a punto dall’Efc, il Comitato economico e finanziario dell’Ue per i vertici del G20 di questo mese. Il comitato è composto dai vertici tecnici dei Tesori e delle banche centrali dei 27, Banca centrale europea inclusa. E il quadro che traccia è impressionante se non altro per la contabilità degli interventi. «Nel complesso il sostegno all’economia dell’Ue è previsto al 5% del prodotto interno lordo nel 2009 e nel 2010», si legge. Vanno poi aggiunti gli aiuti al settore del credito «sotto forma di iniezioni di capitale e di garanzie». qui che le cifre, mai formalizzate in pubblico, risultano davvero colossali: «Fino ad ora – scrive l’Efc – risorse pubbliche approvate dai governi dell’Ue sono state pari al 31,2% del pil per il sostegno dei sistemi bancari, di cui il 12,6% utilizzati». Dato che la dimensione dell’economia dell’Ue sarà attorno ai 10 mila miliardi di euro nel 2009, significa che 3 mila miliardi sono stati messi a disposizione delle banche (più del doppio del pil italiano) e 1.200 miliardi sono stati utilizzati. Il sostegno al resto dell’economia è stato invece di circa 500 miliardi. L’Efc invita al ritiro graduale di questi aiuti «non appena la ripresa prenda piede». Separatamente, il comitato invita anche il Financial Stability Board guidato da Mario Draghi a identificare le «giurisdizioni non cooperative», ossia i residui paradisi fiscali, siano essi Stati o regimi speciali entro alcuni Paesi con regole ordinarie. Per chi non cambia strada, l’Efc invita l’organismo di Draghi a mettere a punto «misure dissuasive». Federico Fubini