Alessandra Farkas, Corriere della Sera, 05/09/09, 5 settembre 2009
IL SOLDATO MORENTE E L’IRA DEL PENTAGONO
L’immagine mostra il caporale 21enne Joshua Bernard, insanguinato e agonizzante, mentre viene assistito da due commilitoni dopo esser stato colpito da una granata che gli ha dilaniato le gambe in un boschetto di melograni nei pressi del villaggio di Dahaneh, in una delle più pericolose province afghane: Helmand.
Lo scatto risale al 14 agosto e Joshua morì poco dopo, su un tavolo operatorio del campo. Quasi un mese più tardi la decisione di una delle più prestigiose agenzie di stampa del mondo, l’ Associated Press , di metterla in rete ieri ha scatenato un putiferio negli Stati Uniti dove durante l’era Bush, prima che il presidente Obama abolisse il divieto, era tabù persino mostrare le bare dei soldati che rientravano in patria.
Il ministro della difesa Robert Gates ha scritto una lettera di fuoco al presidente dell’ Ap Thomas Curley dove si è detto «scandalizzato» dalla pubblicazione di quelle immagini. «La vostra mancanza di pietà e rispetto delle persone nello scegliere di mettere la foto di un ragazzo smembrato in prima pagina su molti giornali è terrificante», ha tuonato il numero uno del Pentagono. E ha spiegato che «la questione non riguarda un diritto costituzionale, ma il buon senso e il pudore comune ».
La Ap si è difesa affermando che la decisione di pubblicare l’immagine – scattata da una dei suoi fotografi, Julie Jacobson, embedded con la pattuglia di Bernard il giorno in cui era caduta in un agguato dei talebani – è stata presa dopo «lunghe e meditate riflessioni». «I nostri giornalisti documentano avvenimenti mondiali ogni giorno e l’Afghanistan non fa eccezione», si è giustificato Santiago Lyon, direttore del servizio fotografico. «Pensiamo sia nostro dovere di giornalisti mostrare la realtà della guerra, per spiacevole e brutale che sia».
Il padre di Bernard non avrebbe voluto che la foto fosse resa pubblica. E l’ha fatto ben presente durante un incontro con l’ Ap , che prima di mandarla nel circuito l’ha voluta mostrare in anteprima ai famigliari del marine, aspettando per correttezza dopo il funerale, prima di pubblicarla. «Comprendiamo il loro dolore », spiega adesso il managing editor dell’ Ap John Daniszewski, «Ma crediamo che questa foto faccia parte della storia di questa guerra. Oltre ad essere un rispettoso riconoscimento del sacrificio compiuto da questo giovane».
I siti dei principali quotidiani, New York Times, Washington Post, Los Angeles Times e Houston Chronicle hanno pubblicato la storia ma non la fotografia. Altri, come il Salt Lake Tribune , e il Portland Press Herald hanno pubblicato le altri immagini del reportage di guerra della Jacobson, ma non quella in cui si mostra il soldato ferito. In pochi hanno deciso di pubblicare l’immagine, come il St. Petersburg Time e l’ Intelligencer della West Virginia. Quest’ultimo ha addirittura accompagnato lo scatto con un editoriale per spiegare di aver deciso di usarlo «perché siamo completamente favorevoli alla guerra contro il terrorismo in Afghanistan e vogliamo mostrare il sostegno alle truppe e far capire il sacrificio che fanno per noi, e troppo spesso anche l’estremo sacrificio».
Ma ieri pomeriggio un gruppo che rappresenta le famiglie di militari ha lanciato un appello ai giornali americani invitandoli a non pubblicarla. «L’ Ap ha preso una decisione priva di tatto e di sensibilità, – ha spiegato Merrilee Carlson, presidente di Families United For Our Troops and Their Mission – avrebbe dovuto rispettare la richiesta del padre del caporale Joshua Bernard di non distribuire l’immagine in cui si vede il figlio che muore».