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 2009  settembre 05 Sabato calendario

IL COLLE PREOCCUPATO. E INTANTO LA LEGA CORTEGGIA IL VATICANO


Dal modo in cui sta partendo la campagna elettorale per le regionali, si intuisce che il centrodestra le considera tutto sommato una competizione interna: almeno in alcune regioni del nord. La trattativa già iniziatasi fra Pdl e Lega per chi si prenderà le presidenze di Lombardia, Piemonte e Veneto prefigura una sorta di voto nel voto del centrodestra. L’av­versario d’opposizione viene considerato già fuori gioco: il problema sarebbe solo di capire chi avrà più forza, con­sensi e potere fra il partito di Silvio Berlusconi e quello di Umberto Bossi. Si profila un braccio di ferro lungo sei me­si, fino a primavera 2010 (si potrebbe votare il 21 e 22 mar­zo). E la maggioranza lo affronta con la consapevolezza che dovrà tenere sotto controllo tensioni crescenti.

I rapporti fra alleati continuano ad essere buoni e insie­me concorrenziali. Ma la convinzione che il centrosinistra non rappresenti né una minaccia né un’alternativa, dà al­la maggioranza una libertà di manovra quasi spericolata. Ieri il premier ha regalato l’ennesimo attacco ai giornali, accusati di fare disinformazione. L’obiettivo era di smenti­re la tesi di un’incrinatura nei rapporti del governo con Vaticano e Cei; e di negare un qualsiasi ruolo di palazzo Chigi nell’attacco che ha terremotato il vertice di Avveni­re , quotidiano dei vescovi italiani, critico sulla vita privata del premier. Nell’immediato, probabilmente Berlusconi ha ragione: è indubbia la sua con­suetudine con il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e con l’ex presidente della Cei, Rui­ni. Ma le dimissioni traumati­che di Dino Boffo dalla direzio­ne di Avvenire promettono di segnare uno spartiacque.

Anzi, già stanno producen­do effetti indesiderati per il premier. La rapidità e la spre­giudicatezza con la quale la Le­ga ha teso la mano ai vescovi incontrando il cardinale An­gelo Bagnasco, sono un primo indizio. Mostrano come mi­nimo la volontà di sottrarre al presidente del Consiglio l’esclusiva dei rapporti col mondo cattolico nella maggio­ranza governativa. «Il Vaticano non ce l’ha con la Lega», si è affrettato a dichiarare Bossi. E l’insistenza dei vertici del Carroccio su un’improvvisa sintonia con la Santa Sede fa risaltare ancora di più l’imbarazzo berlusconiano dopo gli attacchi contro il quotidiano della Cei; e la determinazio­ne ma anche l’affanno con i quali vuole dimostrare che non è cambiato nulla. In realtà c’è una forte preoccupazio­ne per i contraccolpi di quanto è accaduto.

Lo stesso capo dello Stato, Giorgio Napolitano, l’avreb­be espressa nel colloquio di ieri al Quirinale col premier. E comunque, è lo stesso Bossi ad accreditare il contrario. Approfitta dello sbandamento delle gerarchie cattoliche per accreditare la Lega come «partito cristiano» per anto­nomasia. La manovra appare ardita, viste anche le polemi­che recenti sul Concordato. Ma a renderla possibile è il radicamento dei lumbard in alcune realtà del nord a forte concentrazione cattolica; il timore di nuove tensioni in materia di immigrazione clandestina; le prossime votazio­ni parlamentari sul biotestamento; e la distanza che l’epi­scopato registra con gran parte della sinistra. Il Pd e l’Idv difendono Boffo e sparano su Berlusconi. Sostengono che fra Pdl e cattolici si è aperto un fossato; ma si tratta di una verità parziale.

Ammesso e non concesso che qualcosa si sia rotto, è comunque difficile che sia il centrosinistra a trarne van­taggi. L’irritazione cattolica per la vicenda di Avvenire è profonda e non finirà presto; ma almeno per ora non si traduce in antiberlusconismo politico: ha venature soprat­tutto etiche. E poi, Santa Sede e Cei sembrano decise a ridi­mensionare il più possibile le polemiche; ad archiviare una vicenda che può danneggiare il capo del governo ma anche i vertici della Chiesa cattolica. un’esigenza condi­visa da Napolitano, pronto ad aggiungere la sua voce auto­revole per chiedere a tutti di abbassare i toni e chinarsi sui problemi veri: anche se l’appello rischia di essere inghiot­tito in un mare di veleni.